Liquidare una volta per tutte la Russia o no?

In seno alla stessa amministrazione Usa si affrontano due scuole di pensiero mentre il conflitto in Ucraina continua
/ 17.10.2022
di Lucio Caracciolo

La guerra in Ucraina è anche, anzi soprattutto, uno scontro indiretto tra russi e americani. Per questo motivo finirà quando russi e americani si saranno messi d’accordo sulla via d’uscita. Naturalmente gli ucraini devono essere e saranno parte decisiva del negoziato, ma in questa fase americani e russi si stanno sondando riservatamente per capire quando e in che modo si possa avvicinare il momento di un negoziato serio. I contatti segreti ma non troppo tra Washington e Mosca sono sempre stati attivi alla vigilia della crisi e durante la guerra in corso. Specialmente a livello militare il dialogo tra Pentagono e Ministero della difesa russo è costante. I capi di Stato maggiore della difesa americano, Mark Milley, e russo, Valerij Gerasimov si sono ripetutamente sentiti nelle fasi più calde della crisi. Le comunicazioni fra vertici militari, ma anche a livello tattico (ad esempio in Siria, dove stazionano contingenti dei due Paesi), sono diventate ancora più rilevanti da quando Putin ha evocato lo spettro dell’atomica. Il grado di allarme e di preparazione del sistema di difesa e di attacco nucleare americano è infatti vicino ai massimi livelli.

Al di là di queste necessarie interazioni fra superpotenze atomiche, sono le stesse diplomazie ad avere avviato contatti informali che nelle ultime settimane sono diventati più intensi. In particolare, quando il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha partecipato all’Assemblea generale delle Nazioni unite a New York ha voluto cogliere l’occasione per incontrarsi segretamente con diversi esponenti o intermediari americani. Per esempio recandosi – malgrado le sanzioni personali – nella stessa capitale Washington, a significare come regole e divieti valgono fino a un certo punto quando c’è da discutere di questioni esistenziali.

Siamo però ancora in alto mare. Anzitutto, non è ancora chiaro fino a che punto vogliono spingersi gli americani nel sostegno all’Ucraina e quindi nell’intensificazione della guerra alla Russia. Due scuole di pensiero si affrontano e convivono in seno alla stessa amministrazione. La prima insiste sull’occasione unica per liquidare una volta per tutte la questione russa. In termini pratici, si tratta non solamente di dissanguare e indebolire la potenza rivale ma di favorirne o comunque accettarne la disintegrazione. Scenario verso il quale spingono alcuni Paesi alleati, quali anzitutto la Polonia, l’Inghilterra e i Paesi baltici. L’altro punto di vista, ad oggi prevalente, vorrebbe giungere a un compromesso che permettesse alla Russia di salvare la faccia. E poco altro. Si tratta quindi di evitare un conflitto aperto fuori tutto – armi nucleari potenzialmente incluse – fra le due superpotenze atomiche del pianeta.

Qui evidentemente sarà decisivo l’atteggiamento ucraino. Washington ha segnalato anche per bocca del ministro degli Esteri Antony Blinken a Kiev che non bisogna spingersi troppo oltre nel conflitto, certamente non fino al punto di provocare il collasso della Russia oppure, peggio ancora, spingere Putin a rischiare l’olocausto nucleare. Che cosa questo possa significare concretamente nessuno lo sa, probabilmente neanche i citati attori diplomatici. L’obiettivo dichiarato e perseguito da Kiev resta quello di recuperare integralmente i territori perduti per mano russa dopo il 2014, Sebastopoli e Crimea incluse. Sul piano militare, si tratta di un’opzione improbabile e che comunque implicherebbe proprio ciò che gli americani vogliono evitare e cioè il rischio di un elevamento del conflitto al grado nucleare e quindi la distruzione di buona parte dell’Europa orientale e della Russia europea. Almeno.

A questo punto la posizione di Kiev diventa determinante. Il punto di vista del vertice attorno a Zelensky e degli alleati più stretti del-l’Ucraina è espresso nel cosiddetto Kiyv Security Compact, documento prodotto per iniziativa soprattutto ucraina, polacca, inglese e americana che pone condizioni molto strette a qualsiasi compromesso con la Russia. Anzi di fatto ne implica la debellatio. Interessante che a questo documento abbiano messo mano anche Paesi come l’Italia, la Francia e la Germania che ufficialmente mantengono una posizione più dialogica con Mosca. Il rischio è che in queste incertezze, e nel tira e molla fra posizioni diverse in ambito atlantico, si finisca involontariamente per lasciare che il conflitto perduri a tempo indeterminato. In ogni caso, quale che sia il possibile punto di compromesso provvisorio tra russi e americani, questo non sarà in grado di stabilire una vera pace in Ucraina e nella regione. Il massimo che si potrà ottenere nel giro dei prossimi mesi sarà un cessate-il-fuoco lungo le linee del fronte. Tutto il resto è fantasia o speranza.