Domenica 25 giugno, elezioni regionali a Sonnenberg, al sud della Turingia. Siamo all’est della Germania, in uno dei più piccoli distretti del Paese, ma che da quella domenica ha stravolto gli equilibri dell’intera politica tedesca. Quando infatti in tv, sotto al nome di Robert Sesselmann, il candidato di Alternative für Deutschland (AfD), la colonnina del punteggio è salita al 52,8 per cento dei voti, si è capito che qualcosa sta cambiando nell’elettorato tedesco. Lo sfidante della CDU a Sonnenberg, Jürgen Köpper, ha raggiunto il 47,2 per cento. Era sostenuto dalla coalizione dei partiti democratici, dai Grünen e dalla SPD che, con i liberali della FDP, formano il «Governo semaforo» a Berlino, e dalla sinistra estrema di Die Linke. Nulla però ha fermato l’irresistibile avanzata di Robert Sesselmann: l’avvocato 50enne, volto pulito e sorridente con quegli occhialetti ovali, che ha ribattezzato il suo trionfo a Sonnenberg «ein blaue Wunder». Il «miracolo blu» è che con lui e per la prima volta la AfD, il partito d’estrema destra fondato 10 anni orsono, ha per l’appunto conquistato un Landrat, e Sesselmann ora governerà un distretto.
Con la sua solita foga è stato Björn Höcke, presidente della AfD in Turingia, a sintetizzare significato e obiettivi del partito dopo il voto del 25 giugno. «È stato un fulmine – ha commentato – e ci darà ora lo slancio per le prossime elezioni regionali qui all’est, dove AfD provocherà un vero terremoto politico». Höcke, nota bene, si è laureato in storia, ed è la testa più radicale dell’intera AfD. Tanto è vero che la sua AfD in Turingia è da tempo sotto stretta osservazione dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione. Höcke è stato di recente incriminato per aver esultato a un convegno con uno slogan di matrice nazista – «Alles für Deutschland!» – ma le sue previsioni sul futuro di AfD non sono campate in aria. Già oggi in Turingia la AfD raccoglie il 28 per cento delle simpatie, superando sia il 22 per cento della Linke che il 21 per cento della CDU. D’altronde non è solo in Turingia che AfD rischia di trasformarsi nel primo partito in Germania-est agli appuntamenti regionali del 2024. Anche nel Brandeburgo e in Sassonia si teme, alle prossime elezioni, la sua eclatante avanzata.
Alice Weidel, co-presidente di AfD insieme a Tino Chrupalla, ha già annunciato che alle prossime elezioni nazionali – autunno 2025 – il partito presenterà un candidato alla cancelleria. «Con questi risultati regionali possiamo davvero immaginarci di tutto», dice lei orgogliosa. E dire che sino a un anno fa Alternative für Deutschland stagnava sull’11 per cento. È con l’infuriare della guerra in Ucraina, spiega il politologo Kai Arzheimer, «che AfD ha conquistato punti, e non solo all’est». In effetti, nel più recente rilevamento di ARD, il primo canale pubblico, AfD è schizzata in Germania al 18 per cento dei consensi. In altri sondaggi anche oltre al 20 per cento, più in alto quindi della SPD del cancelliere Olaf Scholz. Secondo uno studio dell’Università di Lipsia, oggi in Germania-est il 33 per cento degli interpellati nutre gravi pregiudizi contro gli stranieri. Dei 3500 intervistati, il 70 per cento pensa che «gli stranieri vengono in Germania per sfruttare il nostro Stato sociale». Il risultato dello studio è allarmante: in Sassonia, Sassonia-Anhalt e in Turingia «il potenziale per i partiti di estrema destra è alto, e compatto il profilo di chi vota AfD». A più di 30 anni dal crollo del Muro e dall’unificazione tedesca, all’est del Paese il 50 per cento si dichiara insoddisfatto delle regole democratiche, e l’80 per cento non si sente rappresentato «dai partiti al governo di Berlino».
Ma non è solo il risentimento contro gli stranieri o la percezione di sentirsi dei «perdenti» l’unico tema su cui AfD batte la sua grancassa populista. Torniamo un momento al «terremoto» di Sonnenberg. Ebbene, quel trionfo della AfD non si deve a una crisi del lavoro. A Sonneberg infatti le aziende locali di giocattoli e del vetro cercano dipendenti, e la disoccupazione è sul 5 per cento. Gli slogan diffusi dalla AfD puntavano tutti però sulla fobia dell’invasione straniera. «Proteggiamo i confini!», si leggeva su un cartello. «Le nostre donne non sono prede!», su un altro. Oltre a fomentare paure e xenofobia, AfD è oggi l’unico partito in Germania a richiedere trattative di pace con la Russia di Putin. E l’unico a schierarsi per una fine delle sanzioni. «Anche il tema della politica energetica del governo di Berlino – aggiunge il politologo Wolfgang Schröder – ha fatto da trampolino per l’avanzata di AfD». In campagna elettorale in Turingia infatti l’altro martellante slogan di AfD era: «Il diesel è super!». E i litigi a Berlino tra Verdi, SPD e liberali sugli interventi per il clima non hanno certo dato un’immagine di coesione al Governo. Ma alimentato il tam-tam della AfD contro un presunto «clima da Ökodiktatur» instaurata dai Verdi, con i loro divieti e leggi contro le abitudini dei cittadini.
Di fatto, la furiosa campagna anti-ecologica della AfD sta già ora «contaminando» la CDU di Friedrich Merz. Per il presidente dei cristiano-democratici tutti i successi della AfD in Turingia e all’est si devono all’ambientalismo dei Verdi, e al loro «moralismo anche in politica estera». «Sono i Verdi il nostro principale nemico al governo», così Merz. Riuscirà la CDU che fu di Merkel con l’attacco ai Grünen a recuperare il terreno perduto e a convincere gli elettori di AfD a rivotare il partito di Merz? «La manovra di Merz di attaccare i Verdi per indebolire la AfD non riuscirà», risponde il politologo Timo Lochocki. «Anzi riuscirà piuttosto, se possibile, a radicalizzare ancora di più la AfD». È proprio in Turingia, dove la AfD si presenta con i temi più sovranisti, che il «partito blu» miete forti consensi. E fa «miracoli» come a Sonnenberg. Alternative für Deutschland non è più un «partitello di protesta», ma quello «con la più alta quota di elettori convinti delle proprie posizioni», conclude il politologo Marcel Lewandowski. Ecco perché l’avanzata dell’estrema destra in Germania è così pericolosa.





