Lavoriamo meno, produciamo di più

Le ore lavorative in Svizzera sono poco più di quelle francesi, nonostante la Francia abbia adottato la settimana di 35 ore: rispetto al 1950, la produttività da noi è migliorata di quasi cinque volte
/ 24.07.2017
di Ignazio Bonoli

Il popolo svizzero e i molti stranieri che operano nel nostro paese sono da sempre considerati come solerti lavoratori. In passato, le classifiche sulle ore lavorate in settimana li ponevano sempre in testa fra i paesi europei e a buon livello anche nei confronti mondiali. Oggi però la situazione sembra cambiata, nonostante alcuni lavoratori nel nostro paese abbiano persino aumentato le ore di lavoro, senza aumento di stipendio, per far fronte, nell’industria, alla svalutazione dell’euro nei confronti del franco.

Secondo uno studio dell’Istituto di ricerca del Politecnico federale di Zurigo (KOF), le ore di lavoro prestate in Svizzera sarebbero diminuite di un terzo rispetto al 1950. Oggi, infatti, una persona in Svizzera lavora in media 1562 ore all’anno. Nel 1950 le ore lavorate in media dalla persona presa a confronto erano 2400. Le vacanze erano limitate a due settimane, i giorni festivi ufficiali erano cinque e il sabato era considerato giorno lavorativo. Solo un dipendente su sette poteva godere del sabato libero.

Oggi la situazione, anche nel campo lavorativo, è molto diversa. Le settimane di vacanza sono salite in media a 5,2 all’anno e le giornate festive ufficiali sono diventate nove. Il sabato libero è ormai largamente diffuso, così come i «ponti» a ridosso delle giornate festive infrasettimanali. La massiccia riduzione del tempo di lavoro, commenta il KOF, è significativa dell’aumentato benessere nella nostra società.

Da notare che in Svizzera – a differenza di molti altri paesi – le ore di lavoro non sono decretate per legge dallo Stato, ma sono frutto di accordi codificati nei contratti collettivi di lavoro. L’orario settimanale negli anni cinquanta era di 49 ore,ma nella ristorazione poteva raggiungere perfino le 52 ore. Oggi le ore di lavoro settimanale sono scese di regola sotto le 42 ore ed è molto cresciuto il numero di coloro che non lavorano più a tempo pieno. Tra le donne il lavoro a tempo pieno è ormai limitato al 41 per cento delle dipendenti, mentre anche fra gli uomini la proporzione è scesa all’83 per cento. Comunque, per la statistica, anche un lavoro a mezza giornata conta come un tempo pieno.

Non solo in Svizzera, ma anche a livello internazionale, le statistiche del lavoro riservano qualche sorpresa. In molti paesi le ore di lavoro sono superiori. Negli Stati Uniti si lavorano 1770 ore all’anno. In testa alla graduatoria mondiale non figurano più i giapponesi, ma i coreani. Nella Corea del sud si lavora per 2213 ora all’anno. L’ultima volta che in Svizzera si è raggiunta una simile mole di lavoro era il 1966. Perfino in Francia, dove si pratica la settimana di 35 ore, le ore effettive di lavoro sono solo 90 di meno di quelle svizzere, cioè mezz’ora al giorno di meno che nel nostro paese.

In Francia, proprio a causa delle 35 ore settimanali, il lavoro a tempo parziale è molto ridotto ed è della metà di quello svizzero, che tocca ormai il 37 per cento. Un po’ ovunque, nei paesi industrializzati, la tendenza all’aumento del tempo libero è molto diffusa. Tuttavia, soprattutto presso le piccole e medie aziende, si constata una forte tendenza al ricorso alle ore supplementari. Il che provoca un aumento del costo del lavoro e raramente raggiunge l’obiettivo di una diminuzione della disoccupazione.

Il fatto che in Svizzera si possa ottenere un aumento del benessere nonostante la riduzione dei tempi di lavoro è dovuto a un aumento della produttività del lavoro. Nel 1950 il prodotto interno lordo per ora di lavoro era di 4 franchi, il che, riferito al potere d’acquisto di oggi, significa 18 franchi circa. Oggi questa cifra si è moltiplicata quasi per cinque e raggiunge gli 85 franchi. Una produttività che permette non solo di ridurre i tempi di lavoro, ma anche di prolungare quelli del pensionamento, come sta avvenendo in questi anni. Se nel 1950 soltanto un lavoratore su due raggiungeva l’età di pensionamento, oggi lo fanno il 90 per cento degli uomini e il 94 per cento delle donne.

Tuttavia la pressione per l’efficienza nel lavoro è aumentata e provoca situazioni di stress, nonostante la riduzione dei tempi di lavoro. Il fenomeno è dovuto – secondo il professor George Sheldon dell’Università di Basilea – in parte alle difficoltà di separare l’attività lavorativa da quella privata e in parte al tenore di vita, diventato sempre più esigente. Lavoriamo di meno, ma cresce la sensazione di non avere abbastanza tempo.