L’amore al tempo dei Mondiali

Russia 2018: Le autorità si preoccupano per i giovani tifosi che arrivano dall’estero suscitando interesse nelle ragazze russe
/ 09.07.2018
di Anna Zafesova

Nella grande festa mobile arrivata nelle città russe insieme ai Mondiali di calcio qualcuno è scontento: i maschi russi, afflitti dal successo che i tifosi internazionali sbarcati in Russia stanno avendo con le ragazze russe. Gli opuscoli con le istruzioni su come conquistare le Natashe e le Svetlane, pubblicati tra le polemiche in alcuni Paesi alla vigilia del campionato, stanno funzionando. Il traffico sull’app per appuntamenti Tinder è cresciuto di 11 volte in due settimane, e la via Nikolskaya, che parte dalla piazza Rossa ed è diventata la passeggiata principale dei tifosi moscoviti, è piena di ragazzi e ragazze di ogni nazione e maglia, che bevono, ballano, festeggiano e si baciano. Sui social decine di ragazze postano selfie scattati con i turisti, spesso anche molto provocanti, e raccontano delle loro esperienze (tra i metodi di corteggiamento più originale spicca un tifoso argentino che ha conquistato una bellezza russa mostrandole una t-shirt per bambini con il nome di Messi e spiegandole a gesti che vorrebbe produrre con lei un piccolo Messi).

Ma ci sono anche gruppi Facebook dove vengono identificate e messe alla berlina le «prostitute» che vanno con gli stranieri, e i tifosi che molestano le ragazze (particolare indignazione hanno suscitato i brasiliani che hanno postato dei video in cui insegnano alle russe frasi oscene in portoghese). L’opinione pubblica si è spaccata: una parte, prevalentemente maschi, prende le ragazze a male parole, con una retorica dai forti toni maschilisti e razzisti: «almeno andassero con gli svedesi, non con i brasiliani» è un commento molto diffuso. Dall’altra, blogger e giornaliste obiettano che i russi sono scorbutici, maschilisti, trascurati e pigri, e «farsi corteggiare da un argentino è tutta un’altra cosa». Il dolente tema della donna russa che scappa con un forestiero è riesploso anche nelle stanze della politica. Ancora prima del calcio d’inizio la presidente del Comitato della Duma per le donne e la famiglia Tamara Pletniova ha messo in guardia le russe dalle relazioni pericolose con i tifosi stranieri: «Soffrirebbero a venire abbandonate con i figli, ancora peggio se poi i bambini fossero di una razza diversa», ha detto, invitando i russi a «fare figli nel nostro Paese».

Anche la chiesa ortodossa è contraria ai flirt calcistici, ma invece di obiezioni razziali propone quelle religiose: «Sconsigliamo ai nostri parrocchiani di scegliersi compagni di tradizione religiosa diversa dalla loro, l’esperienza di coppie miste è spesso amara», è stata la raccomandazione del metropolita Illarion, responsabile dei rapporti internazionali del patriarcato di Mosca. La polemica è diventata talmente accesa da richiedere l’intervento di Vladimir Putin, che per bocca del suo portavoce ha fatto sapere di considerare le russe abbastanza mature da «potersi gestire da sole e decidere in autonomia con chi vogliono andare a letto».

A parte l’idea abbastanza arretrata dei parlamentari russi sulla contraccezione e i rapporti tra i sessi, la discussione riprende un argomento ormai storico, nato per la prima volta nel 1956, con il festival della gioventù voluto da Krusciov dopo decenni di isolamento staliniano. Il risultato furono decine di «figli del festival», abbandonati alla nascita perché la morale dell’epoca rifiutava bambini di razza diversa. Oggi, in un mondo completamente cambiato, si parla dei «figli del mundial» con gli stessi toni. Per il presidente russo si tratta di una questione delicata, in tutti i sensi. I deputati, religiosi e intellettuali che lanciano proclami di fuoco contro le «dissolute» che rovinano l’immagine della donna creata dai grandi della letteratura russa sono il suo elettorato più fedele, quello conservatore e nostalgico.

Nello stesso tempo i Mondiali sono per il Cremlino una grandiosa operazione di immagine, che sta funzionando molto bene. Centinaia di migliaia di tifosi da tutto il mondo si stanno divertendo, trasmettendo ai loro connazionali una visione insolita della Russia, come Paese aperto, allegro, moderno ed efficiente. L’isolamento politico di Mosca viene contrastato da una «diplomazia del pallone» in nome della quale ai poliziotti russi sono stati imposti speciali corsi per imparare a sorridere. Il clima da carnevale ha contagiato anche i russi e Mosca celebra le vittorie con più esuberanza di Rio, felice di aver messo da parte le minacciose manifestazioni militariste e nazionaliste degli ultimi anni a favore di una festa non ideologica e global. Da nemici da guardare con sospetto gli stranieri sono diventati ospiti graditi, non si sono registrati incidenti e il governo ha approfittato di questo momento di spensieratezza per aumentare senza dibattito l’età pensionistica e l’Iva.

In questo momento magico il Cremlino non vuole rovinare la festa con una campagna contro le russe che vanno con gli stranieri. Ma i selfie con i tifosi sono anche un campanello d’allarme, mostrando che la retorica nazionalista della fortezza assediata dall’Occidente «degradato» comincia a non piacere ai giovani. Molte ragazze sui social postano selfie con messaggi come «portami via dalla Russia», e un’indagine sociologica condotta nei giorni del Mondiale ha rivelato che un numero record di giovani russi, il 31%, vorrebbe emigrare.