Le previsioni di crescita economica nel mondo intero si sono notevolmente aggravate in considerazione degli effetti a corto e medio termine della pandemia dovuta al «Coronavirus». In particolare gravano sulle valutazioni tanto l’effetto quantitativo, quanto la durata prevedibile della crisi. Le incertezze sugli sviluppi del PIL tanto a livello mondiale, quanto a livello di singoli paesi pesano parecchio sul giudizio degli esperti d’economia e anche dei politici.
Tra altri, anche Gita Copinath, capo-economista del Fondo monetario internazionale, ha detto che le previsioni del gennaio di quest’anno vanno ridotte dell’impressionante cifra del 6,3%, per cui si deve prevedere un calo del PIL mondiale di almeno il 3%. Nonostante le molte incertezze, l’economista conclude che la risposta dell’economia, e soprattutto della politica, deve essere rapida e ampia, senza preoccuparsi troppo del rapporto fra reddito nazionale e indebitamento.
Nel frattempo i paesi maggiormente colpiti hanno deciso, fra l’altro, anche di adottare misure di sostegno all’economia e alla popolazione per far fronte alla situazione del dopo-virus. L’Italia, il primo e il più duramente colpito dall’epidemia, ha varato una serie di misure tramite decreti (13), divieti (300) e centinaia di pagine di ordinanze. Ha già provveduto a misure di sostegno a imprese e persone bisognose, seppellendo il tutto in una marea di burocrazia.
Un esempio di come non si dovrebbe fare, ha detto l’ex-ministro Matteo Salvini, citando l’esempio svizzero da imitare. L’Italia offre una garanzia del 100% dello Stato, fino a 25’000 euro, ai prestiti a favore delle piccole e medie aziende presso le banche. Il formulario per la richiesta consta di otto pagine, dal linguaggio talvolta incomprensibile. All’inizio dell’azione, le richieste del formulario da scaricare sul computer sono state così tante da far collassare il sistema. L’Italia ha poi ottenuto di poter sforare ulteriormente un debito pubblico già eccessivo. A come rientrare nei parametri per ora non ci si pensa.
In una situazione analoga si trovano anche Francia e Spagna. Parigi opera all’insegna del «costi quel che costi» e garantisce il 90% dei crediti necessari. Si stima che solo dal 2 al 3% dei crediti verrà rifiutato. C’è anche la possibilità del sussidio per lavoro ridotto. Dal canto suo, la Spagna ha allargato fino a 100 miliardi di euro il totale delle garanzie statali al credito bancario. La Germania, che dispone già di un sistema di credito agevolato alle PMI tramite l’Istituto di credito per la ricostruzione, che però ha qualche difficoltà nell’affrontare la difficile situazione odierna, ha creato uno «Schnellkredit». Un sistema che offre il 100% di garanzia ai crediti concessi dall’istituto citato. La solvibilità dell’impresa è valutata con meno rigore e la durata del credito è aumentata a 10 anni, ma l’interesse è portato al 3%, mentre il limite massimo per prestito è di 800’000 euro.
In Gran Bretagna, dove l’intervento statale è più raro, si è voluto salvaguardare il mercato e conservare il sistema del credito privato. Il credito è garantito dallo Stato (all’80%) per quelle PMI che non hanno ottenuto dalla loro banca un credito alle condizioni abituali. Inoltre, ai dirigenti è chiesta una garanzia personale e l’interesse non viene chiesto solo per il primo anno. Il sistema però non ha funzionato e sono state subito soppresse la responsabilità dei dirigenti e l’obbligo delle banche di concedere prima un credito normale. Nascono però difficoltà perché il sistema è affidato a un’infrastruttura creata per la crisi del 2008 e di cui fanno parte solo le grandi banche.
In parecchi casi il «modello svizzero» è stato invece preso ad esempio, soprattutto perché rapido e non burocratico, cioè quanto di più necessario nella crisi attuale. Dei crediti stanziati sono stati subito utilizzati 15 miliardi di franchi. La richiesta è fatta su un modulo di una pagina e la risposta è data dopo poche ore dall’inoltro della domanda. Anche in Svizzera si temono truffe, ma per il momento ci si affida alle banche che conoscono bene la clientela. Un’azione statale così ampia non è probabilmente mai stata fatta. Anche la situazione è nuova sotto molti aspetti. Lo Stato si prende a carico la salute tanto corporale, quanto finanziaria della popolazione e quella delle aziende che formano il tessuto produttivo. Funzionerà? E come sarà il «dopo»? Domande alle quali nessuno è in grado di dare una risposta, così come qualche dubbio solleva anche il metodo. Il Consiglio federale ha scelto il sostegno alla produzione e non la distribuzione di denaro ai consumatori, come qualche economista avrebbe preferito. Se il sostegno alle aziende (sotto forma di garanzia statale al prestito bancario) non evita qualche fallimento, anche il metodo definito «soldi dall’elicottero» non è esente da rischi sul piano socio-economico. Inoltre si adatterebbe difficilmente al modello economico svizzero che attribuisce un’importanza minore di altri al ruolo delle spese di consumo. La soluzione migliore resta probabilmente quella del duplice intervento: a favore dei consumatori (indigenti, disoccupati, imprenditori indipendenti) e delle aziende produttive.