La tela politica di Varoufakis

DiEM25 – L’ex ministro greco lancia un’iniziativa per riunire le forze progressiste in grado di realizzare una riforma
/ 25.06.2018
di Alfredo Venturi

Di fronte alla triplice crisi della democrazia, della sinistra e dell’Europa, Yanis Varoufakis lancia il suo progetto: mettere insieme le forze progressiste perché realizzino una riforma profonda delle istituzioni europee. L’economista greco, che fu ministro delle Finanze nel primo governo Tsipras e si fece promotore di un approccio radicale alla questione del debito ellenico, sogna una sinistra transnazionale che riscatti se stessa superando le frammentazioni nazionali e i contrasti che ne conseguono, al tempo stesso reinventando la democrazia e salvando l’Europa. Per questo ha riunito attorno a sé un gruppo di «attivisti, pensatori e agitatori», come si autodefiniscono, che vogliono dare uno scossone allo sfinito dinosauro di Bruxelles.

Presentata nel febbraio 2016 sul palco della Volksbühne di Berlino, l’iniziativa prevede un parlamento sovrano che operi d’intesa con i parlamenti nazionali e le altre istituzioni rappresentative dei singoli Stati, e una nuova Costituzione dell’Unione Europea da redigersi entro il 2025. La creatura di Varoufakis si chiama DiEM25: DiEM, cioè Democracy in Europe Movement, e 25, l’anno della grande svolta che dovrebbe trasformare la burocratica istituzione attuale in un luminoso faro d’integrazione politica, economica e sociale.

Il movimento proporrà agli elettori, chiamati nel maggio dell’anno prossimo a rinnovare l’Europarlamento, una lista transnazionale battezzata Primavera europea, con un programma diretto a costruire un’Europa «democratica, ecologista, egualitaria». In realtà l’assemblea di Strasburgo ha escluso, per volontà delle forze di destra, le liste transnazionali, ma questo non impedisce a Varoufakis di tessere in tutta Europa la sua rete politica, che dovrà evidentemente adattare alla normativa elettorale vigente.

Intanto denuncia la crisi provocata dalle politiche dei vari governi, alla quale si cerca di porre rimedio affidando alla troika (Commissione europea, Fondo Monetario, Banca centrale europea) il compito d’imporre austerità, privatizzazioni, deregolamentazioni, svuotamento delle garanzie sindacali. Di qui l’impoverimento di vasti strati sociali, l’insicurezza, la riduzione del welfare. Tutto ciò alimenta i partiti nazionalisti e xenofobi, che già prosperano sull’emergenza migratoria e ormai dilagano nell’intero continente.

Di fronte a questa situazione il DiEM25 suggerisce una metamorfosi dell’Unione in senso democratico e rappresentativo. I nazionalismi vanno contrastati immaginando un popolo europeo che produca un parlamento coeso attorno alla necessità di una riforma così radicale che qualcuno preferisce chiamarla rivoluzione. Varoufakis insiste piuttosto sul termine democratizzazione («l’Europa è di fronte a un bivio: democratizzarsi o disintegrarsi»), che intende realizzare attraverso il suo movimento chiamato a esercitare per conto dei cittadini il controllo sui meccanismi decisionali dell’Unione. All’insegna della trasparenza, che è «l’ossigeno della democrazia», per impedire che l’Europa torni agli anni Trenta del Novecento. I candidati all’Europarlamento potranno valicare le frontiere, lui stesso ha annunciato che si candiderà come capolista in Germania.

Quali prospettive si aprono davanti a questa proposta così ambiziosa? Ovviamente i propositi di Varoufakis devono fare i conti con il fatto che i partiti nazionali sono assai gelosi della loro autonomia. Tuttavia la proposta ha un forte potere di seduzione. Nei primi due anni di vita il DiEM25 ha ricevuto il plauso di intellettuali come Noam Chomsky, Ken Loach, Brian Eno, Julian Assange. L’economista greco è in stretto contatto con uomini della sinistra radicale europea come Jeremy Corbyn, al quale ha dato una mano durante la vana campagna per contrastare la Brexit. Fra le personalità che hanno aderito all’iniziativa figurano la sindaca di Barcellona Ada Colau, che ha alle spalle il movimento Podemos, l’ex candidato alla presidenza francese Benoît Hamon, numerosi esponenti delle forze tedesche a sinistra della Spd, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia.

Varoufakis illustra i due pilastri del suo programma. Il primo: politiche da attuarsi in due anni per contrastare le crisi debitorie, rilanciare gli investimenti, combattere la povertà e le disuguaglianze, promuovere il settore pubblico. Si vuole varare un piano di investimenti ecologici, che assorba ogni anno il quattro e mezzo per cento del Pil. Il secondo pilastro è la Costituente: assieme all’Europarlamento sarà chiamata a redigere entro il 2015 la nuova Costituzione democratica che dovrebbe avviare l’Europa sui binari della modernità. Secondo il fondatore del DiEM25 questa Costituzione, prendendo le distanze dall’attuale gestione burocratica, dovrà collocare al centro dei processi decisionali le persone e le comunità locali. Libro dei sogni? Manca meno di un anno al voto europeo, febbrili contatti sono in corso in tutti i paesi, si vuole concretizzare l’iniziativa e dimostrare al mondo che non si tratta di utopia.