Ancora una volta – e questa volta nell’ambito della discussione sugli effetti del Coronavirus e sui provvedimenti per attenuarli – il Consiglio Nazionale ha affrontato il tema degli aspetti finanziari della politica famigliare. Ha così deciso di aumentare la deduzione per figli per tener conto, in particolare, di chi necessita di un aiuto esterno alla famiglia.
Si è trattato però di una misura parziale che ha evitato di affrontare il tema di fondo della tassazione dei coniugi. Si è, quindi, rimasti al principio della tassazione dell’unità famigliare, con vari accorgimenti quali appunto le deduzioni per figli, ma anche gli assegni per figli, la deduzione per i doppi redditi, con correzioni fiscali a livello cantonale. Si è però evitato di prendere atto che il reddito del coniuge (di solito la moglie) fa aumentare l’aliquota di tassazione delle famiglie e quindi delle donne sposate.
Mentre, da un lato, si cerca di favorire la partecipazione delle donne al mondo del lavoro, dall’altro si pratica una politica che la disincentiva, inducendo le donne a non avere un’occupazione piena, ma a cercare piuttosto di praticare un lavoro ridotto per non gravare troppo sul bilancio famigliare. Anche perché un lavoro esterno implica una spesa per la sorveglianza dei figli, e perché – un po’ paradossalmente – un reddito più elevato implica una riduzione dei sussidi per asili-nido e simili.
Del tema si è occupata recentemente anche Avenir Suisse, il gruppo di riflessione degli imprenditori svizzeri che considera questo aspetto un’ulteriore penalizzazione delle donne. Essa teme però perfino un effetto contrario: la distribuzione di sussidi, sotto varie forme, potrebbe indurre alcune mamme a ridurre il loro tempo di lavoro. Non raggiunge quindi l’obiettivo di portare un maggior numero di donne sul mercato del lavoro. Infatti, il progetto, contro il quale è stato annunciato un referendum, fa aumentare comunque il reddito delle famiglie, indipendentemente da chi produce questo reddito.
È qui che lo studio intravede una discriminazione delle donne, benché il tema sia stato presente nelle discussioni in Parlamento. Si è parlato molto del miglioramento dell’assistenza esterna ai bambini e del suo finanziamento, perfino delle condizioni di lavoro, degli aiuti famigliari, nonché di altre misure per motivare le donne ad entrare nel mercato del lavoro. Ma per quanto attiene agli strumenti per la parificazione dei sessi in questo campo non è cambiato nulla.
Da anni si discute della revisione della tassazione delle famiglie, ma ci si limita ancora a piccoli correttivi, come gli assegni per figli, le deduzioni per figli a carico, la riduzione della tassazione dei due coniugi che lavorano, correttivi apportati dai Cantoni, ma non di superare finalmente il groviglio di misure fiscali e sussidiate senza affrontare il problema di fondo.
Il sistema attuale di tassazione dei coniugi fa in modo che, in sostanza, il reddito della moglie venga tassato con un’aliquota superiore a quello di un’eventuale tassazione separata. E questo può essere considerato come un’ulteriore discriminazione nei confronti delle donne, poiché resta ancorato al principio della tassazione della famiglia, con un’aliquota marginale superiore a quella dei redditi singoli.
Questa è una delle cause che provocano assenze delle donne dal lavoro o una partecipazione parziale. Si devono poi aggiungere gli alti costi della cura dei figli da parte di terze persone, pure condizionati dal livello del reddito, il cui aumento provoca una riduzione dei sussidi. La situazione è tale per cui, secondo Avenir Suisse, una revisione della tassazione delle famiglie è quanto mai urgente. Tanto più che oggi la situazione è lontana dal modello del padre che provvede al reddito della famiglia. Circa l’80% delle donne sposate esercita una professione, ma molto spesso a tempo parziale.
Basandosi su uno studio di Ecoplan si è potuto constatare che il modello dello «splitting» parziale non porta alcun aumento dell’occupazione femminile, ma provoca un calo di entrate da imposte. Secondo Avenir Suisse l’effetto migliore sull’occupazione di donne è dato dalla tassazione individuale modificata: provocherebbe un aumento di 19’000 impieghi a tempo pieno. Applicato anche a livello cantonale, si otterrebbe un aumento fra i 40’000 e i 60’000 impieghi a tempo pieno, soprattutto di donne qualificate. La pura tassazione individuale provocherebbe un gettito d’imposta diminuito in media di 8’900 franchi per un nuovo posto di lavoro a tempo pieno. Le famiglie con figli verrebbero penalizzate in parte perché cadrebbe la deduzione per famiglie.
Il modello della tassazione individuale modificata è quello che tiene meglio conto delle famiglie (sopprime la cosiddetta «penalizzazione del matrimonio») e provoca il miglior aumento dell’occupazione.