Un affare miliardario

Ma quanto denaro produce il business dei pannolini per bambini? Il mercato mondiale di quelli «usa e getta» muove ogni anno 44 miliardi di franchi. L’industria dei pannolini (25 miliardi di pezzi monouso prodotti in Europa ogni anno) è florida. E quanti pannolini si utilizzano nel mondo? Si usano (e si buttano) almeno 100 miliardi di pannolini l’anno.

In Italia, secondo l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, se ne consumano oltre 2 miliardi l’anno. In Inghiterra 3, mentre negli Stati uniti 16 miliardi. Tutto materiale che avrà bisogno di qualche secolo per decomporsi. Un bambino usa in 3 anni circa 4500 pannolini monouso, pari circa a una tonnellata di materiale (10 alberi di grandi dimensioni). La questione dell’impatto ambientale dei pannolini è nota da tempo e ora sono in corso vari progetti di riciclaggio della cellulosa che li compone.


La regina dei pannolini usa e getta

La statunitense Marion Donovan ebbe un’idea che rivoluzionò la vita delle madri e delle famiglie. Tra il 1951 e il 1996 depositò una ventina di brevetti
/ 08.03.2021
di Angela Nocioni

C’era una volta il pannolino per bambini: un bel triangolo di stoffa morbida e resistente da annodare sopra all’ombelico del bebè. Da lavare ogni volta che si sporcava. Cambia, smacchia, lava, stendi, ritira e stira. Cambia, smacchia, lava, stendi, ritira e stira. Cambia, smacchia, lava, stendi, ritira e stira. Stanca di fare la spola tra fasciatoio e lavandino, Marion Donovan – due figlie e un marito che, come gli altri, non considerava quel lavoro affare suo – continuava a domandarsi: esisterà un modo per avere sempre un pannolino fresco e profumato senza doverlo lavare?

Lei, nata nel 1917 a Fort Wayne nell’Indiana, newyorkese d’adozione, era una signora laureata in Lettere, con una grande passione per l’architettura coltivata all’Università di Yale. Nel secondo dopoguerra, ai tempi dell’esasperazione per i pannolini da smacchiare ogni volta, lavorava per «Vogue», una delle più prestigiose e autorevoli riviste del mondo della moda. Ma era figlia di un inventore.  Suo padre aveva ideato, insieme allo zio, un tornio industriale che serviva per frantumare sia gli ingranaggi delle automobili che le canne di fucile. Trovata che li fece ricchi entrambi. Il loro stabilimento «tritatutto» nell’Indiana, la South bend tornio, lavorava senza sosta.

Con l’idea fissa di liberarsi dal giogo del pannolino da lavare, Marion Donovan fece un primo passo. Cambiò il materiale del prodotto. Con un telo di plastica flessibile e una semplice imbottitura creò un pannolino abbastanza impermeabile da mantenere perlomeno i vestiti e le lenzuola asciutti. Facile: un pezzo di tenda da doccia e una macchina da cucire. Semplice a vederlo fatto, perché nessuno ci aveva mai pensato prima.
Visto che il pannolino funzionava, pensò di venderlo. Girò un po’ a vuoto. Migliorò il prodotto. Invece delle spille da balia preferì fissare il pannolino al corpo del neonato con una chiusura a strappo. Cercò di arrivare ovunque per trovare un produttore, però nulla. Nel 1949 negli Stati uniti nessuno tra gli interpellati ritenne un pannolino impermeabile un prodotto interessante su cui investire.

A quel punto Marion Donovan puntò al comparto del lusso. Offrì infatti il suo prodotto a una boutique della Fifth avenue, la Saks. La voce si sparse rapidamente e i nuovi pannolini andarono a ruba tra le signore di New York abbastanza ricche da potersi permettere di fare acquisti in quel negozio. Due anni dopo la signora dell’Indiana vendette il brevetto, per un prezzo altissimo, alla Keko corporation. Nel frattempo le venne un’altra idea, un’idea migliore. Per realizzarla le servivano però molti soldi. Era necessario coinvolgere un’azienda. Serviva un finanziatore. Marion Donovan utilizzò tutte le sue conoscenze nel jet set metropolitano per trovare chi le desse retta. Eppure niente. I manager delle grandi imprese la ricevevano, si complimentavano per il suo ardire, la ascoltavano volentieri. Spesso la corteggiavano – perché Marion Donovan era tra l’altro una donna bellissima e affascinante – ma poi alla proposta del «pannolino che non si doveva lavare» sorridevano increduli e alzavano le spalle. Un pannolino che non si lava? Ma a cosa servirà mai?

Proprio non capivano. L’idea era geniale, una trovata mai venuta in mente a nessuno prima, radicalmente nuova. Marion Donovan proponeva di produrre con fogli di cellulosa pannolini che non soltanto fossero in grado di assorbire meglio di quelli di stoffa, ma che dovevano essere buttati nella pattumiera dopo l’uso.
Inaudito, rivoluzionario. La signora aveva pensato all’«usa e getta». Il pilastro della società del consumo, l’architrave dell’immaginario postbellico di un progresso economico rapido, senza freni e, allora si pensava, pure senza costi. L’immaginario allegro e spensierato del boom economico. L’inventrice ci mise dieci anni a far capire che quello era il futuro. Lo comprese la Procter&Gambles che produsse e mise in commercio il pannolino «usa e getta». Lo chiamò «Pampers».

I «Pampers» servirono a liberare dall’incombenza di smacchiare e lavare i pannolini milioni di esseri umani, quasi esclusivamente di sesso femminile, perché il lavoro di cambiare i neonati è sempre stato considerato – in ogni dove, almeno fino a qualche anno fa – una faccenda da mamme più che da papà. Adesso che è tramontata, da questa parte di mondo e perlomeno in teoria, l’idea – dura a morire – che la questione pannolino non riguardi i padri, si è aperta tutt’altra questione. L’«usa e getta» inquina. Sì, certo. Però libera dal lavoro anche. Così adesso ci sono due insiemi di persone che non usano il pannolino monouso: il primo comprende milioni di madri povere che nemmeno si sognano esista, il secondo un relativamente limitato numero di famiglie che preferiscono non adoperarli. Una scelta dettata dalla volontà di assumere comportamenti sostenibili per l’ambiente.

Comunque Marion Donovan non si limitò a inventare i pannolini monouso, dal 1951 al 1996 depositò una ventina di brevetti. Fu lei a produrre un prototipo di assorbente femminile «usa e getta» liberando milioni di donne dalla scomodità del cotone arrotolato. Si attribuisce a lei anche l’invenzione dell’apertura dei pacchetti dei fazzoletti «Kleenex», dei gancetti per le calze autoreggenti, del filo interdentale, del distributore di asciugamani di carta e di un tipo di divisore di spazi per gli armadi. Marion Donovan è morta il 4 novembre 1998, a 81 anni, al Lenox Hill Hospital di Manhattan. A lei va l’eterna gratitudine di tutti quelli che, pur consapevoli della necessità di rispettare l’ambiente e di combattere la crociata contro le borse di plastica, non intendono rinunciare all’idea semplice e geniale del pannolino «usa e getta».