La politica malata del Perù

America Latina - Incontrando le autorità e la società civile del Paese in occasione del suo recente viaggio, Papa Francesco ha denunciato la corruzione come un male che infetta la classe politica del Paese e porta a schiavismo, prostituzione, disoccupazione e disuguaglianze insanabili
/ 12.02.2018
di Angela Nocioni

«Cosa succede in Perù? Perché tutti i presidenti finiscono in galera?». La domanda rivolta nel suo recente viaggio a Lima da papa Francesco ai vescovi peruviani ha lasciato di stucco i presenti. «Qua sta succedendo qualcosa» ha detto il papa attraversando un Paese dalle sperequazioni sociali enormi, dove la classe medio-alta sta sempre più evidentemente rintanandosi in barrios cerrados tirati su in tutta fretta, quartieri privati chiusi al traffico, inaccessibili dall’esterno.

Aveva di cosa stupirsi per le detenzioni eccellenti il papa. Tre ex presidenti peruviani sono dentro per accuse di corruzione. Il padre padrone del Perù, Alberto Fujimori, è condannato per reati di lesa umanità. E il presidente in carica, Pedro Kuczynski, è a sua volta in bilico per accuse di tangenti dell’impresa brasiliana Odebrecht, al centro di una mega-inchiesta che riguarda l’intera America Latina.

Odebrecht è la più grande società edile del continente. Un’inchiesta giudiziaria cominciata in Brasile e poi allargatasi ad altri paesi in cui Odebrecht ha cantieri aperti, ha scoperto l’esistenza di un vero e proprio «dipartimento tangenti» nell’impresa. Si chiama «divisione delle operazioni strutturate» e, secondo le prove raccolte, avrebbe gestito pagamenti illeciti per centinaia di milioni di euro a esponenti di vari governi per garantirsi enormi appalti: raffinerie in Venezuela, porti a Panama, autostrade in Perù. Spesso avrebbe finanziato intere campagne elettorali. 

Odebrecht ha ammesso di avere pagato in Perù 29 milioni di dollari in tangenti a funzionari pubblici tra il 2005 e il 2014, in cambio di contratti ottenuti da appalti irregolari per un valore di 12,5 miliardi di dollari. I risultati dell’inchiesta, divulgati, hanno causato indirettamente nell’ultimo anno la bancarotta di decine di società peruviane.

Così, mentre le strade di Lima si riempivano nelle settimane scorse di gente infuriata per il provvedimento di perdono presidenziale concesso all’ex presidente Alberto Fujimori condannato per crimini di lesa umanità, lo scandalo Odebrecht ha continuato ad allargarsi finendo per inglobare lo stesso (eterno) caso Fujimori.

Alberto Fujimori, il padre padrone del Perù che ha governato dal 1990 al 2000 ed è al momento detenuto in una casa di 190 metri quadrati con 800 di parco privato, ha appena ricevuto un provvidenziale atto di grazia dal presidente in carica, Kuczynski.  È stato condannato nel 2009 per due stragi compiute dal Grupo Colina, una squadra militare creata dal suo governo. Fujimori è responsabile di varie violazioni dei diritti umani, inclusa la sterilizzazione di massa di donne indigene alle quali sono state chiuse le tube a loro insaputa. 

Fujimori ha esercitato con crudeltà una dittatura sanguinaria che ha potuto contare su un sistema giudiziario e un parlamento completamente assoggettati al suo potere e su una stampa totalmente complice.

Dei 600 milioni di dollari che Fujimori è accusato di aver sottratto allo Stato, 106 sono stati restituiti. L’indulto è stato concesso ufficialmente per ragioni umanitarie (a causa di una sua malattia della quale l’opinione pubblica peruviana dubita l’esistenza). Fujimori da nove anni sta scontando una pena di 25 anni di detenzione. Il presidente Kuczynski, che gli ha concesso personalmente l’indulto, ha rischiato la destituzione il 21 dicembre attraverso la procedura di impeachment del Congresso a maggioranza fujimorista che ha già cacciato cinque dei suoi ministri. Kuczynski è accusato di aver ricevuto tangenti tra il 2004 e il 2014 per un totale di 650.000 dollari, pagate dalla Odebrecht a due sue società di consulenza finanziaria fin dai tempi in cui era ministro dell’Economia del governo di Toledo. 

Il congresso peruviano, al momento del voto sulla destituzione di Kuczynski, era sotto il controllo di Fuerza popular, il partito di Kiko Fujimori, figlia dell’ex presidente Fujimori, che aveva l’intenzione di destituire Kuczynski sperando di prenderne il posto. Kiko ha perso le elezioni nel 2016 al ballottaggio e aveva in mano nel congresso gli 87 voti necessari a cacciare il presidente.

È stata però fermata dal suo fratello minore che è riuscito con una abile manovra ad ottenere l’astensione dei 10 parlamentari teoricamente controllati da sua sorella. Perché l’ha fatto? Secondo le convenzioni dell’opposizione, che ha riempito di cortei di protesta le strade Lima contro l’indulto a Fujimori, ci sarebbe stato un accordo segreto tra il presidente Kuczynski e il figlio minore di Fujimori: indulto a Fujimori padre in cambio del salvataggio di Kuczynski dalla destituzione. 

Ma la trama dello scandalo Odebrecht viene da lontano e ha già causato l’arresto di altri capi di governo. L’ex presidente Ollanta Humala è stato arrestato l’estate scorsa insieme a sua moglie Nadine Heredia, che è in realtà la sua guida politica. Sono entrambi in detenzione preventiva, accusati di aver ricevuto 3 milioni e mezzo di dollari dalla Odebrecht per finanziare la campagna elettorale del 2011. 

Alejandro Toledo – il primo presidente indio dell’Ecuador che generò molte speranze nella popolazione autoctona, poi deluse dall’assenza di politica sociale del suo governo – è  scappato in California. È accusato di avere preso 20 milioni di dollari in tangenti per aiutare Odebrecht ad assicurarsi un importante contratto per la costruzione di un’autostrada che avrebbe dovuto collegare Brasile e Perù. Toledo insegna all’Università di Stanford e sta cercando di opporsi alla richiesta di estradizione fatta dalla magistratura peruviana agli Stati Uniti.

Anche l’ex presidente Alan Garcia, che ha governato dal 1985 al 1990 e dal 2006 al 2011, è sotto processo per vari casi di corruzione, lavaggio di denaro sporco. L’accusano anche di aver concesso indulti e commutazione di pena a narcotrafficanti in cambio di denaro.