Todo cambia, tutto cambia, cantava l’argentina Mercedes Sosa. E sembra quasi di sentirla riecheggiare, questa canzone esotica e spirituale, per le strade di un Regno Unito sempre meno esotico e spirituale che va scivolando verso un futuro molto diverso da quello che ha reso Londra un polo d’attrazione per tutta l’Unione europea per qualche decennio. La Brexit, dopo tanto parlare e tergiversare, ormai è cosa fatta, e non perché sia chiaro che forma avrà, ma perché i britannici, con pragmatismo un po’ spiccio, hanno deciso che è ora di andare via e di guardare oltre. E pazienza se il futuro è ignoto e se il primo dossier importante post-Brexit, ossia il ruolo di Huawei nella costruzione della rete 5G, vede il Paese già schiacciato tra la voce grossa di Washington e quella di Pechino, potenziali alleati certo meno rassicuranti della vecchia Bruxelles.
L’importante è poter sbattere la porta, sentirsi di nuovo rampanti, festeggiare con fuochi d’artificio abbastanza alti da poter essere visti dalla costa della Francia, così che anche in Francia tutti sappiano com’è bello essere «sovrani», qualunque cosa significhi: se sottovalutare il Regno Unito e la sua capacità di trovare la sua strada da solo sarebbe da ingenui, assistere senza un po’ di turbamento al falò di tutto quello che è europeo è praticamente impossibile.
Ma in questo inizio di decennio già folle, i movimenti tettonici di un’identità in evoluzione non hanno riguardato solo la politica, bensì anche quel serbatoio di immaginario e radici che è la famiglia reale, dove una bella donna incauta e schietta ha fatto sapere al mondo che l’Inghilterra non le piace affatto e, portandosi dietro il principe più carino e amato, ha sbattuto la porta in malo modo. E ha costretto la regina Elisabetta II a rimuovere altri due parenti dall’album di famiglia, dopo che l’amicizia del figlio prediletto Andrew con il finanziere pedofilo suicida Jeffrey Epstein, raccontata in un’intervista alla BBC che passerà alla storia per la quantità di dichiarazioni catastrofiche raccolte in poco più di un’ora, ha imposto una prima, brutale, «abdicazione» dalla Royal Family.
Le vicende dei Windsor, da un paio d’anni a questa parte, hanno uno spiacevole retrogusto di perdita di controllo, di mancanza di regia: nel caso di Harry e Meghan il problema, che molti attribuiscono al fatto che Filippo è troppo anziano per governare la famiglia e che il tentativo di Carlo di ritagliarsi un ruolo ha di fatto svuotato Buckingham Palace del suo potere centrale. Fatto sta che i due Sussex, la cui insofferenza era chiara già da tempo, hanno infranto un tabù enorme per una monarchia che ancora si prende molto sul serio, e hanno deciso di guadagnarsi da vivere come ogni celebrity che si rispetti, ma per cautela hanno anche depositato il marchio Sussex Royal in modo da poterlo usare per felpe, calzini e qualunque oggetto la cui vendita abbia il potenziale di mantenere il loro straordinario stile di via.
D’altra parte, come diceva qualcuno, nessuno è mai diventato povero scommettendo sul cattivo gusto della gente. E non è neppure detto che Meghan e Harry debbano ricorrere alla paccottiglia per mantenere vivo il loro brand: se ben amministrata, salvaguardando un comportamento almeno un po’ «royal», la loro immagine vale moltissimo e colossi come Disney o Netflix già si sono fatti avanti o si sono detti intenzionati a farlo. La ex attrice di Suits, se non fosse stata così refrattaria al rispetto delle regole di casa, sarebbe stata un grande punto di forza per i Windsor, visto che la sua immagine moderna e la sua origine afroamericana la rendono un modello per moltissime giovani donne in tutto il mondo. E sicuramente dietro gli accordi con cui i «ragazzi» hanno rinunciato ai fondi pubblici, all’uso del titolo di Altezze Reali e hanno promesso di ripagare i costi di ristrutturazione di Frogmore House, ci sono anche vincoli all’utilizzo della loro immagine per fini commerciali.
Il problema è che una pubblicità per un orologio di lusso, sebbene contraria alla filosofia reale, è comunque meno dannosa di un’intervista sguaiata in cui si rivelano i segreti di famiglia. Sebbene i media britannici abbiano attaccato Meghan e siano in generale rispettosi della corona, certo è che qualunque rivelazione, anche minima, sul matrimonio di William e Kate o sul funzionamento della famiglia reale avrebbe conseguenze pesanti. È quindi importante che la voce di Meghan venga screditata piano piano e questo sta avvenendo con lo spazio smodato dato alle interviste al livorosissimo padre Tom, con la continua insistenza sulla salute mentale della coppia, sulla loro fragilità.
Intanto la regina e la famiglia reale si fanno vedere misericordiosi, accoglienti, pronti al perdono, capaci di mostrare le ferite pur andando avanti. Un po’ come il Parlamento europeo, forse, sanno che non c’è nulla di meglio che tenere le braccia tese per mettere chi va via, che sia una coppia di duchi o un intero Paese, dalla parte del torto e sperare che un giorno, magari, tutto torni come prima.