La nuova alleanza anti-Russia

Trimarium – Il blocco diplomatico-politico che all’interno dell’Unione europea e della Nato unisce Polonia, Ungheria, Cechia e Slovacchia, si allarga e diventa un’intesa tra dodici paesi. Sotto la spinta degli Usa che considerano il rafforzamento del fronte Est della Nato una priorità in chiave anti-russa e anti-Bruxelles
/ 13.11.2017
di Lucio Caracciolo

Il fronte antirusso in Europa centro-orientale si arricchisce di un nuovo contenitore geopolitico: il Trimarium. Si tratta di un progetto dai contorni ancora vaghi, ma che già associa una dozzina di paesi, dal Baltico al Nero e all’Adriatico. Stati molto diversi ma con una stella polare che tutti li orienta: la paura della Russia. Per ora l’intesa, battezzata nel 2016 a Dubrovnik (Croazia) e consacrata dal presidente Trump quest’anno a Varsavia, comprende i quattro di Visegrad (Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia), i tre baltici (Estonia, Lituania, Lettonia), l’Austria, la Slovenia, la Croazia, la Romania e la Bulgaria. La spinta che ha sviluppato il Trimarium viene dagli Stati Uniti, che considerano il rafforzamento del fronte Est della Nato una priorità in chiave antirussa.

In realtà l’idea riprende un vecchio concetto geopolitico, elaborato fra le due guerre mondiali dal maresciallo e leader polacco Jozef Pilsudski, con lo scopo di costituire una fascia di contenimento dell’espansione sovietica (e poi nazista) che attraversasse e tenesse insieme l’Europa centrorientale dal Baltico al Nero. All’epoca si volle battezzarlo Intermarium. Con evidente assonanza, nel laboratorio strategico della presidenza polacca si è lanciata un paio d’anni fa questa versione 2.0 dell’Intermarium, battezzata appunto Trimarium perché allargata all’Adriatico.

Conviene valutare il contesto geopolitico in cui Trimarium si inserisce. Sul fronte Est, si percepisce la Russia come una potenza inguaribilmente imperialista, votata a recuperare almeno parte dei territori e delle colonie già sovietiche, dunque ripenetrare nello spazio centroeuropeo, solidamente occupato dalla Nato (con l’accompagnamento dell’Ue) dopo la fine della Guerra fredda. Sul fronte Ovest, si guarda agli Stati Uniti, e quindi alla Nato, come alla garanzia di ultima istanza rispetto a questa minaccia. Non a caso i paesi già satelliti di Mosca hanno considerato l’ingresso nella Nato come prioritario e prevalente sull’integrazione nell’Unione Europea, peraltro non troppo sollecitata (Italia), quando non osteggiata (Francia), da alcuni soci fondatori dell’impresa comunitaria. In mezzo, la Germania che tende a proporsi come centro motore di un’Unione Europea a più velocità, con al centro una Kerneuropa (Euronucleo) a prevalenza tedesca, che finirebbe per emarginare l’ex Est, Polonia compresa. Uno degli scopi dichiarati del Trimarium è infatti di impedire il battesimo dell’Europa a due velocità – in realtà sarebbero, anzi già sono, molte di più – cui Angela Merkel sembra assai affezionata.

In formula, il Trimarium è antirusso, filoamericano e germanoscettico.

Questo blocco in formazione tende ad aprirsi ai paesi scandinavi, ad allargare e rafforzare il fronte antirusso. Svezia e Finlandia, quali paesi neutrali eppure (almeno il primo) di fatto avversari di Mosca, sono invitati ad associarsi, prima o poi, al Trimarium, come pure, sullo sfondo, la Norvegia già solidamente atlantica. I paesi dei Tre Mari sono avanguardie euroatlantiche dirimpetto alla Russia o al suo residuo spazio d’influenza in Europa (Serbia, Moldova). In particolare, Polonia e Romania sono leader sul Baltico e sul Nero, mentre la Croazia è il perno adriatico, con al fianco una scolorita e introversa Slovenia, ma con in più il piccolo Montenegro, da poco associato alla Nato. I vertici atlantici hanno deciso di aumentare la presenza militare, non solo americana, a ridosso del confine con la Federazione Russa, come misura preventiva contro il pericolo di un’invasione da est. Per certi versi, si sta ricostituendo una sorta di cortina di ferro, stavolta di marca occidentale anziché sovietica (russa), solo spostata di quasi un migliaio di chilometri verso Mosca.

Nell’ambito di Trimarium si discute molto di progetti infrastrutturali – gasdotti, oleodotti, ferrovie, autostrade – che possano integrare commerci ed industrie (inclusa quella della difesa) nella chiave geopolitica sopra citata. Tornano in quest’ambito a galla vecchie rappresentazioni territoriali, come quella della Mitteleuropa, variamente reinterpretata, che potrebbero strutturarsi all’interno di questa grande faglia centroeuropea. Anche se non vanno sopravvalutate le comunanze d’interesse fra paesi di recente o antica storia, tutti fieramente patriottici e in alcuni casi esplicitamente nazionalisti.

Complessivamente, Trimarium ospita 105 milioni di persone e dispone di un Pil combinato di circa 2,8 trilioni di euro: potenziale non irrilevante, se mai il processo di integrazione e di infrastrutturazione di questo grande spazio europeo dovesse effettivamente procedere. Sotto il profilo economico, questi paesi sono più o meno legati alla Germania e partecipano della sua catena del valore. Si consideri solo che dal punto di vista tedesco il mercato polacco vale il doppio di quello russo. Eppure, uno dei sottotesti più interessanti del Trimarium è il tentativo di frapporsi a quella che viene percepita come pericolosa intimità russo-germanica. Per esempio, tutti i partecipanti sono contrari al raddoppio del gasdotto sottomarino che porta il gas russo direttamente in Germania, scavalcando l’Europa centrale, oggi noto come Nord Stream, cui si dovrebbe affiancare, secondo Mosca e Berlino, appunto il Nord Stream 2. Mentre si guarda con favore, su sollecitazione americana, alla possibilità di limitare le importazioni di gas russo sostituendolo in parte con il gas naturale liquido di marca statunitense. Ipotesi economicamente fantascientifica, per ora, ma geopoliticamente significativa.

Molto del futuro dipenderà dall’evoluzione dei rapporti Mosca- Washington. Se l‘Ucraina non dovesse trovare pace, e la tensione russo-americana diventare sempre più effervescente, il Trimarium potrebbe assurgere a supporto e ambito della solidarietà fra Europa centro-orientale e Stati Uniti, legittimata dall’aggressività di Putin.