L’incriminazione di un ex presidente, Donald Trump, è un fatto senza precedenti nella storia degli Stati Uniti. Come interpretarlo e quali conseguenze potrà avere? Provo a darvi gli elementi essenziali di questa vicenda sotto forma di domande e risposte.
Al centro c’è il rapporto con la pornostar Stormy Daniels e i 130mila dollari pagati per il suo silenzio, ma l’incriminazione di Trump non riguarda solo questo: di cosa è accusato esattamente l’ex presidente degli Stati Uniti e quali sono le imputazioni più gravi?
Pagare una ex-amante perché stia zitta non è un reato. Il procuratore generale di New York, Alvin Bragg, deve tentare di dimostrare che questa fu solo la premessa per commettere reati veri. Accusa Trump di avere falsificato la giustificazione di questa spesa nei bilanci della sua società. Anche questo però non è un reato penale bensì un’infrazione, punibile solo con una multa. Di conseguenza il procuratore cerca di provare che Trump violò la legge sui finanziamenti elettorali e inoltre commise un reato fiscale. I 34 capi d’accusa o d’imputazione che sono stati comunicati a Trump il 4 aprile sembrano tanti, in realtà si riferiscono ad altrettante voci contabili nei bilanci della società.
È spuntata un’altra donna, anche lei avrebbe avuto una relazione con Trump e sarebbe stata pagata per comprare il suo silenzio. È una novità?
No, la storia di Karen McDougal, star di «Playboy», era nota come quella di Stormy Daniels cioè ormai da sette anni. La stampa se ne occupò ampiamente durante la prima campagna elettorale di Trump, nel 2016. McDougal tra l’altro non fu pagata da Trump bensì da un tabloid «amico» di Trump. Il collegamento è ancora più difficile da dimostrare.
Adesso che cosa può accadere? Può andare in carcere? Esiste una legge che gli potrebbe impedire di ripresentarsi alle elezioni? Quali sono gli scenari possibili?
Il processo non comincerà prima del 2024. Nessuna legge gli impedisce di ripresentarsi alle elezioni, neppure nell’ipotesi in cui venisse condannato o perfino qualora venisse chiuso in carcere. In teoria per alcuni capi d’accusa lui rischia fino a quattro anni di carcere. In realtà una condanna al carcere è molto improbabile. Autorevoli giuristi anche in campo democratico esprimono da tempo dei dubbi su questa istruttoria, tant’è che dei procuratori ai livelli superiori della giustizia americana (federale) avevano abbandonato questa pista. Gli scenari sono soprattutto politici: ci s’interroga sull’impatto che la vicenda può avere in primo luogo sulla gara per la nomination repubblicana. In generale l’impressione è che si tratti di un regalo politico per Trump.
Trump ha avuto un trattamento speciale? Se sì, perché?
L’unico trattamento speciale glielo hanno riservato i media con una pubblicità da «processo del secolo». E poi naturalmente c’era la scorta del Secret Service in aula, come prescrive la legge per la protezione di tutti i presidenti ed ex-presidenti. Per il resto la prassi era quella normale per una incriminazione di questo tipo, dove l’imputato non è accusato di reati gravi.
Lui però è accusato anche di cospirazione. Questo non è molto più grave?
In questo caso il termine cospirazione allude semplicemente a una trama per violare la legge, avvalendosi dell’aiuto di altri, che forse andrebbe tradotto con «associazione a delinquere». Non c’entra affatto l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2022 che appartiene a un altro filone d’indagine, non all’istruttoria newyorchese. Ci sono inchieste più serie contro Trump, anche quella che riguarda il suo tentativo di manipolare il risultato dell’elezione presidenziale nello Stato della Georgia. Ma l’istruttoria Bragg si occupa solo dei pagamenti alle ex-amanti.
Perché la figura del procuratore di New York è controversa?
Alvin Bragg è un magistrato eletto nelle liste del partito democratico. Appartiene a quella parte della magistratura americana che viene scelta dagli elettori sulla base di una piattaforma politica. Lui è noto per le sue posizioni di estrema sinistra. Ha promesso di svuotare le carceri, e considera molti criminali come vittime di un sistema sociale ingiusto, razzista. Quando la polizia arresta dei delinquenti in flagranza di reato, spesso vengono liberati senza cauzione su direttiva di Bragg. Alcuni di questi hanno compiuto omicidi dopo essere stati rimessi in libertà. La politica di Bragg viene associata al forte peggioramento della criminalità e al degrado della sicurezza a New York. Il sindaco della città Eric Adams, afroamericano e democratico come Bragg, ne aveva chiesto le dimissioni e lo critica continuamente. Perciò nel processo a Trump qualcuno vede un tentativo del procuratore di diventare una star nazionale per tacitare le critiche dei newyorchesi.
La democrazia americana esce rafforzata o indebolita da questa vicenda?
A prima vista, rafforzata. L’incriminazione del 4 aprile è la prova che nessuno è al di sopra della legge, neppure un ex presidente. Una parte degli americani ci vedrà la conferma che siamo in uno Stato di diritto dove le regole valgono per tutti. Ma altri ne ricavano una lezione diversa. Molti giuristi autorevoli, anche di sinistra, considerano l’istruttoria sul caso della porno-star come un azzardo. Anche per la personalità poco credibile dell’accusatrice. C’è il rischio che finisca tutto nel nulla, e sarebbe un disastro. Va ricordato che già due tentativi di impeachment contro Trump sono falliti. Lo scandalo del Russia-gate non è mai stato dimostrato. Quello sui documenti top secret finiti dalla Casa Bianca alla tenuta di Mar-a-Lago si è sgonfiato quando si è scoperto che anche a casa di Joe Biden ci sono documenti coperti dal segreto. Anziché ricavarne una prova di buona salute della democrazia americana, si rischia di avere l’effetto opposto almeno in una parte dell’opinione pubblica: l’impressione di un accanimento giudiziario fondato su prove pretestuose. Bragg sta dando un pessimo esempio a tanti altri magistrati elettivi come lui. Domani potrebbe essere Biden da pensionato a finire sotto le grinfie di qualche procuratore repubblicano. Il 2023 rischia di essere ricordato come l’anno in cui le vendette incrociate da parte di magistrati politicizzati sono state legittimate. Aggiungo che per molti elettori repubblicani la ricerca di una scorciatoia giudiziaria da parte della sinistra allude a qualcosa di più vasto: una tendenza a vedere non il solo Trump come un criminale ma gran parte del popolo di destra come un branco di fascisti, razzisti, sovversivi, da mettere al bando con qualsiasi mezzo e a qualsiasi prezzo.
Allora è tutta una manovra del partito democratico? Aiuta Biden a farsi rieleggere?
Il Partito democratico non è la Spectre, non ha una cupola ai vertici che sia capace di dare ordini a tutti i propri seguaci, inclusi i giudici. Bragg si colloca all’estrema sinistra del partito, non nel centro moderato di Biden. Non è un caso se il Dipartimento di giustizia di Biden si è tenuto alla larga da questa vicenda. Il che non toglie che Biden potrebbe ricevere un aiuto oggettivo per la sua rielezione. Lui è convinto che Trump sia l’avversario più facile da battere.
Che cosa cambia nel Partito repubblicano?
Questo processo costringe gli altri repubblicani a schierarsi in difesa di Trump, lo rimette al centro di tutto, gli regala nuovamente una visibilità enorme. Bragg danneggia i candidati alternativi.
Ci sono implicazioni per la politica estera americana?
Biden ha tenuto insieme la NATO e i suoi alleati (inclusi Giappone, Australia, Corea del Sud) nella risposta a Putin dopo l’invasione dell’Ucraina. Trump ribatte che se ci fosse stato lui, Putin non avrebbe mai scatenato la guerra. Ma Trump ha sempre avuto una vena isolazionista. Tutti gli alleati dell’America in questo momento sono costretti a porsi delle domande sulla strategia futura dell’Occidente, qualora il trumpismo dovesse tornare a condizionare il Partito repubblicano.