La fiacca resistenza ai talebani

Ahmad Massud si oppone al nuovo regime dalla Valle del Panshir, come aveva fatto suo padre Ahmad Shah. Ma gli mancano armi, cibo e medicine sufficienti a sostenere un assedio o fare una guerra
/ 30.08.2021
di Francesca Marino

«Qualunque cosa accada, difenderemo il Panshir come l’ultimo bastione di libertà dell’Afghanistan. Il morale è alto, sappiamo da passate esperienze cosa ci aspetta». E ancora: «Sono il figlio di Ahmad Shah Massud, arrendersi non fa parte del mio vocabolario». Così il giovane Ahmad Massud, figlio del leggendario Ahmad Shah ucciso poco prima dell’11 settembre da un commando di Al Qaeda travestito da troupe televisiva, annuncia al mondo di aver preso il posto del padre. Lo annuncia con un editoriale sul «Washington post», tramite interviste e tweet di Bernard-Henri Lévy che da anni fa del suo meglio per rivestire padre e figlio di un alone romantico e romanzesco.

Effettivamente Massud padre dell’eroe romantico aveva tutti i tratti: era bello, decentemente colto e capace di parlare agli occidentali facendo leva si tutti i tasti giusti. Massud, eroe della guerra contro i sovietici, comandava l’Alleanza del nord, una coalizione di afgani di etnia tajika e uzbeka che si opponeva, in seguito, ai talebani di etnia prevalentemente pashtun. Ed era riuscito, per tutti gli anni in cui i talebani hanno governato a Kabul, a mantenere la Valle del Panshir libera dall’influenza degli «studenti di teologia». Non vendendo lapislazzuli dalle sue miniere, come vuole la leggenda, ma con il più concreto aiuto di Tagikistan e Uzbekistan e soprattutto dell’India. Alcuni rapporti de-secretati di recente da Sigar (Special inspector general for Afghanistan reconstruction), confermano infatti quelle che a fino a poco fa erano soltanto voci: Massud si era incontrato a Dushambe con l’ambasciatore indiano, e durante la guerra l’India aveva inviato al «leone del Panshir» armi, munizioni, viveri e medicine via elicottero passando dal Tagikistan.

Curiosamente negli ultimi tempi, da quando cioè Massud figlio ha annunciato la rinascita della resistenza nella valle, si sono diffuse voci non confermate di elicotteri che dal Tagiskistan atterrano nel Panshir. Le fonti più o meno ufficiali negano ma non si sa in realtà, in questo ultimo sviluppo della infinita guerra afgana, cosa davvero succeda nella zona. Ricapitolando: Massud figlio, che ha studiato all’Accademia militare di Sandhurst e si è poi laureato al King’s College di Londra, è tornato a casa per prendere il posto di suo padre. In Panshir è stato raggiunto da Amrullah Saleh, ex aiuto di Massud padre ed ex vicepresidente del Governo appena caduto in Afghanistan. Saleh, dal Panshir, ha annunciato di essere, secondo la Costituzione afgana, l’unico vero presidente del Paese dopo la fuga del presidente Ghani. Dichiarando che non si arrenderà mai ai talebani.

Massud figlio e Saleh sono stati raggiunti nella valle da pezzi dell’esercito afgano regolare in fuga e da un certo numero di ufficiali che non intendono arrendersi. Secondo quanto dichiarato da Massud figlio, l’esercito del Panshir dispone di «munizioni e armi che stiamo accumulando dal giorno della scomparsa di mio padre, sapendo che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato». Secondo voci più o meno confermate, Massud dispone al momento di poche migliaia di uomini e, oltre alle armi di cui parla, delle armi portate dagli ex ufficiali dell’esercito. Troppo poche, se si arriverà a una guerra. I combattimenti, più che altro scaramucce, sono già cominciati ma le notizie sono frammentarie e contraddittorie visto che arrivano via social media, da account legati all’una o all’altra fazione, e spesso si smentiscono a vicenda. Di certo c’è soltanto che la Valle del Panshir è si un nido d’aquila difficilmente espugnabile, ma è anche facilmente assediabile. I talebani, a quanto pare con i membri della brigata speciale Badri 313, assediano l’ingresso alla valle. E mentre da una parte e dall’altra si rilasciano dichiarazioni roboanti, vanno intanto in scena trattative più o meno segrete, cominciate a Islamabad giorni fa dal fratello di Massud padre, Ahmad Wali Massud.

A quanto pare i Massud sono in rotta con i talebani sia per motivi ideologici che per la forma di Governo da scegliere. Parliamoci chiaro: nonostante le dichiarazioni del giovane Massud, cresciuto a Londra: «Abbiamo lottato per anni per avere una società aperta in cui le donne possono diventare mediche, la stampa può essere libera, i giovani ballare e ascoltare musica» le cose non stanno esattamente così. Massud padre, così come suo fratello Ahmad Wali, era fautore di un Islam appena meno radicale di quello dei talebani, non di una democrazia all’occidentale. I suoi uomini sono stati accusati spesso, a Kabul, di violazioni dei diritti umani. Quindi la lotta ideologica tra le due fazioni si riduce a mere questioni di interpretazione della Sharia, la legge islamica.

Diciamo, per semplificare, che i Massud sono più propensi a una Sharia del tipo pakistano. Per quanto riguarda la politica, Wali Massud chiede una forma di Governo inclusivo, una specie di federazione regionale, in cui i capi delle varie fazioni abbiano un certo grado di flessibilità e di potere decisionale. Le trattative sono in corso ma, ancora una volta, le notizie al riguardo sono incerte e contraddittorie. Per i talebani, a livello di immagine, avere il figlio del leggendario «Leone del Panshir» nel Governo, e poter quindi cantare vittoria anche sulla rinata Alleanza del nord, sarebbe la ciliegina su una torta già ricca. Per il ragazzo sarebbe una disfatta totale, visto che suo padre ai tempi aveva dichiarato: «io combatterò fino a quando mi rimarrà un palmo di terra, anche grande quanto un cappello». Difficile fare i conti con una leggenda, specie se è tuo padre.

La verità è che il Panshir non ha né armi, né cibo, né medicine sufficienti a sostenere un assedio prolungato o a fare una guerra. A meno che non intervengano altri fattori. Pare che le lobby di alcuni Paesi, ma non è chiaro quali o a quale scopo, siano già in contatto coi Massud. Per il momento l’accordo, un accordo che salvi il buon nome della prole di Ahmed Shah Massud, e contemporaneamente consenta ai talebani di cantare vittoria, è l’ipotesi più probabile. Ma in Afghanistan, la storia lo ha messo in luce più volte, niente o quasi è come sembra. Non resta che aspettare.