La bomba atomica dello zar

La Russia potrebbe impiegare ordigni nucleari nel conflitto in Ucraina? E come risponderebbero gli americani?
/ 02.05.2022
di Lucio Caracciolo

Tutti ci chiediamo se la Russia potrà usare una bomba atomica nella guerra d’Ucraina. La ragionevole risposta è: probabilmente no. Dove l’accento cade sul probabilmente. Da leggere in due modi, ovvero che sia improbabile e che non sia impossibile. Fino al 23 febbraio l’idea di essere alla possibile vigilia di una guerra atomica avrebbe implicato una diagnosi di latente follia. Oggi non più. Per quanto possibile, vediamo freddamente il problema. Durante la guerra fredda e nei tre decenni successivi vigeva il principio della mutua distruzione assicurata. Le due superpotenze nucleari, rivali strategiche, si fronteggiavano sui due lati della cortina di ferro. Certe di non poterla superare senza incorrere nel rischio di una rappresaglia nucleare. Ma anche della certezza che in tal caso sarebbe scoppiata una guerra atomica in cui nessuno avrebbe potuto vincere. Tutti avremmo perso.

Così fino a quest’anno. Quando abbiamo scoperto le conseguenze della fine della guerra fredda, ovvero della pace in Europa. Non c’è più alcuna simmetria fra Russia e America. Non solo perché oggi Mosca è molto più debole che in età sovietica, ma soprattutto perché il gergo strategico delle due massime potenze atomiche non è più omologo. Russi e americani non si capiscono. E si odiano molto più di quanto si detestassero sovietici e americani. La possibilità di una guerra fra loro è dunque molto più alta di prima. E la probabilità che si svolga con l’impiego di armi atomiche va quindi considerata.

Rispetto ai tempi della contrapposizione Usa-Urss molto è cambiato anche tecnicamente. Soprattutto grazie all’avvento di nuovi missili ipersonici, quasi impossibili da intercettare da qualsiasi scudo. I russi li producono e li dichiarano. Gli americani ancora non li dichiarano ma forse già ne dispongono. Insomma, l’attacco è molto più forte della difesa. Gli scudi missilistici valgono poco. Inoltre, vanno di moda oggi le armi nucleari tattiche. Si tratta di ordigni a carica atomica «ridotta» – più o meno intorno al potenziale delle bombe che spianarono Hiroshima e Nagasaki – e impiegabili a distanza relativamente corta, qualche centinaio di chilometri. In Europa i russi ne schierano quasi duemila, gli americani forse duecento. Non hanno il potenziale delle armi nucleari strategiche, né per la carica né per la gittata. Ma possono annichilire una grande città e produrre effetti micidiali in vasti spazi. Inoltre non garantiscono affatto che il loro impiego escluda poi l’escalation al grado strategico, o per dirla con Stranamore «fine di mondo».

La caratteristica delle armi atomiche tattiche è che sono molto più facilmente spendibili delle strategiche. Sono ordigni da pronto impiego, non da esposizione. Anche perché l’era della deterrenza simmetrica è trascorsa. La deterrenza di oggi è unilaterale: russi contro americani, eventualmente americani contro russi, ma senza un codice comune. Ognuno ragiona per sé e non comunica con l’altro. Di recente Putin ha diverse volte fatto riferimenti ambigui all’impiego di armi «mai viste». Non si dubita che si tratterebbe comunque di armi non convenzionali, probabilmente atomiche. La dottrina russa prevede che l’arsenale atomico può essere impiegato in caso di minaccia esistenziale allo Stato. In teoria, anche una rivoluzione colorata, nel caso ne fosse individuato il mandante, ovviamente l’America e qualche suo alleato.

Le Wunderwaffen russe vanno prese sul serio. Non sappiamo quanto prendere sul serio invece la volontà americana di rispondere allo stesso livello, o anche al livello superiore, se i russi colpissero un paese europeo, non gli Stati Uniti. Forse il danno più grave è che la guerra in Ucraina ha comunque sdoganato l’atomica. Il tabù è caduto. Se ne parla al bar, oltre che nei media d’ogni genere. E siccome oggi i leader politici sono molto più sensibili di prima alla pubblica opinione, potrebbero sentirsi più liberi di prima a usare armi che fino a ieri avevano un senso di minaccia, più che di impiego. Strumenti di catastrofe sono trattati come fossero un’altra classe di munizioni, particolarmente capaci di infliggere terribili danni al nemico. Speriamo che questa consapevolezza spinga tutti, a cominciare dai russi, a rendersi conto che la guerra in Ucraina deve concludersi al più presto. Con un compromesso tenibile. Perché immaginare che cosa sarebbe il mondo dopo una guerra nucleare – anche «solo» tattica – è esercizio mentale che ameremmo risparmiarci.