Kumbh, festa dell'umanità

India - Il più grande pellegrinaggio dell’induismo, qualcosa a metà strada fra un’enorme fiera di paese, un circo e il nostro Giubileo plenario
/ 11.03.2019
di Francesca Marino

Migliaia e migliaia di anni fa in quella che oggi chiamiamo India, quando il mondo era ancora giovane, dei e eroi si mescolavano tranquillamente agli umani, tra cielo e terra esistevano i Deva e gli Asura: per semplificare di molto, si trattava di divinità della luce e delle tenebre. Secondo la leggenda un giorno i Deva, che saranno stati anche forze della luce ma non erano campioni di buona educazione, disturbarono un asceta in meditazione: che, come tutti gli asceti nelle sacre scritture indiane, era certamente un saggio ma aveva anche un gran brutto carattere e invece di limitarsi a strillargli contro pensò bene di maledirli facendogli perdere tutte le loro forze e i loro poteri soprannaturali. Disperati i Deva chiesero aiuto a Vishnu, Colui che preserva il mondo, e Vishnu gli consigliò di chiedere aiuto agli Asura per rimescolare gli Oceani per fare emergere dalle acque l’amrit, la bevanda della vita eterna. Seguendo le direttive di Vishnu, gettarono nell’Oceano tutte le erbe esistenti, usando il monte Mandara come zangola, il serpente Vasuki come corda e lo stesso Vishnu in forma di tartaruga come perno. 

All’apparire della brocca (che in hindi si chiama kumbh) che conteneva l’amrit però, si scatenò una feroce battaglia tra Deva e Asura per il possesso della sacra bevanda. Una battaglia durata dodici anni, terminata dall’intervento di Vishnu che prese la brocca agli Asura per donarla ai Deva. Durante la battaglia, quattro gocce di amrit caddero sulla terra in corrispondenza di quattro città indiane: Allahabad (che è di recente tornata come un tempo a chiamarsi Prayagraj), Haridwar, Nasik e Ujjain. Le città in cui ancora oggi si celebra come da millenni il Kumbh Mela, la «festa della brocca».

Il Kumbh Mela è la più grande festa dell’induismo, qualcosa a metà tra una enorme fiera di paese, un circo e il nostro Giubileo plenario. È regolata da precise connotazioni astrali, per l’esattezza dalle posizioni di Giove e del Sole che, nella leggenda, impedirono al Kumbh di finire in mille pezzi durante la battaglia. Il Maha (grande) Kumbh Mela si tiene ogni dodici anni, ma in mezzo ci sono i Kumbh minori che si tengono ogni tre o ogni quattro anni. Ma «minore» non vuole certamente dire meno affollato: per ogni singolo Kumbh Mela, difatti, milioni di pellegrini provenienti da tutta l’India e spesso anche dall’estero si riversano nella città di volta in volta interessata dall’evento.

Mark Twain, che aveva assistito alle celebrazioni nel 1895, scriveva: «È meraviglioso il potere di una fede simile, una fede che ha il potere di far intraprendere ai vecchi e ai deboli, ai giovani e ai fragili, un viaggio come questo e a sopportarne le fatiche senza battere ciglio. Non so se a spingerli è l’amore o la paura. Ma alla fine, non ha importanza: ciò che ne scaturisce va oltre l’immaginazione, oltre la meraviglia della gente come noi, i razionali occidentali».

E bisogna davvero avere una fede granitica o una vena di follia per volersi immergere nell’oceano di persone che si è riversata e continua a riversarsi ad Allahabad quest’anno per il Kumbh Mela 2019. Circa centocinquanta milioni di persone difatti, splamate su circa quaranta giorni, sono arrivate alla Triveni, la confluenza tra il Gange, la Yamuna e il mitico fiume invisibile Saraswati: centocinquanta milioni di persone che continueranno ad arrivare per bagnarsi alla confluenza dei tre fiumi purificandosi così da ogni peccato. Per ospitarle, sono stati occupati 3200 ettari di terra su cui sono sorte tendopoli di ogni genere con relativi servizi igienici (più di centomila, pare), ristoranti e uffici per guidare i pellegrini e dare informazioni. Le cabine per i bagnanti si snodano per circa otto chilometri.

Il governo dell’Uttar Pradesh, lo Stato indiano in cui si trova Allahabad, ha investito quest’anno nella preparazione della festa più di cinquecento milioni di euro: secondo le stime, lo stanziamento più grosso mai effettuato per una festa religiosa. Gli investimenti nel controllo delle folle e nella sicurezza per timore di attentati sono stati imponenti, e c’è perfino una app sviluppata per guidare passo passo i pellegrini nel tragitto dalle tendopoli alla Triveni. Ci sono tende di super lusso con salottino e tappeti, ci sono tende per gli spettacoli e i concerti, tende per mangiare e bere, per ascoltare sermoni o tende che ospitano un tempio. Ce n’è per tutte le tasche e per tutti i gusti, e per tutti gli orientamenti teologici.

E poi, ci sono le tende dei religiosi. Separate in due grandi settori, uno di orientamento Shaiva (i seguaci di Shiva) e uno Vaishnava (i seguaci di Vishnu) suddivisi a loro volta per corporazioni (akhara). I fedeli recano offerte ai tapasin, mistici che tentano di ottenere la liberazione compiendo dure pratiche ascetiche come giacere su un letto di chiodi, rimanere in piedi ventiquattro ore al giorno o tenere sempre un braccio alzato per periodi lunghi fino ai dodici anni che intercorrono tra un Maha Kumbh Mela e l’altro. 

Le bancarelle espongono immagini sacre, collane, libri e cibi prelibati. Negli accampamenti i profumi delle cucine si mischiano a quelli degli incensi che bruciano durante una cerimonia all’aperto. C’è un clima di felicità tra i partecipanti alla festa, a volte l’unica di un’intera vita. C’è posto e tempo per tutti. In alcuni giorni particolari, quelli in cui bagnarsi nella Triveni è considerato particolarmente favorevole, ogni attività si arresta e i pellegrini si affrettano verso il fiume sacro: specialmente quando sfilano i Naga, gli uomini serpente, asceti Shaiva così chiamati perché vivono nudi e cambiano simbolicamente pelle ogni giorno quando si cospargono il corpo di cenere dopo le abluzioni.

Il semplice vederli, il darshan, è considerato una benedizione liberatrice. Non che i Naga suscitino sentimenti univoci nei fedeli: nell’antichità erano un vero e proprio esercito organizzato a difesa dell’induismo, come dimostrano ancora oggi i simboli che le contraddistinguono: tridenti, spade, alabarde, lance e, spesso, un pessimo carattere. Tanto che, negli anni scorsi, spesso e volentieri le processioni delle varie corporazioni finivano con botte da orbi e una notte in cella. Tutto per decidere quale corporazione dovesse sfilare e fare il bagno per prima nei giorni favorevoli di cui sopra.

Nelle tende dei vari akhara si respira comunque un’aria di festa con particolari, spesso, insolitamente leziosi: fiori, decorazioni colorate, lucine e candeline contrastano a volte in modo anche stridente con l’austerità ostentata dai Naga. Non solo: da anni ormai, tra divani con pelli di tigre, fuochi, tridenti, chilum e cenere, si vedono spuntare computer, tablet e cellulari, occhiali da sole e motociclette fiammanti. Gli asceti, Naga o Vaishanava che siano, non si fanno alcun problema né trovano contraddizioni nel coniugare tradizioni antichissime con gli ultimi ritrovati della tecnologia. Anzi, spesso si divertono come bambini nonostante l’età e l’aspetto truce. Vedere tanti asceti tutti insieme è uno dei motivi per cui molti fedeli, ma anche semplici curiosi, si recano al Kumbh Mela: è raro, difatti, trovarne tanti nello stesso posto e per tanto tempo.

Si tratta infatti di un vero e proprio esercito errante di individui, che raramente si ferma troppo a lungo in un posto e che grazie alla mortsha, una speciale carta di identità, può viaggiare gratis sui mezzi di trasporto pubblico ed è autorizzato a ricevere offerte dai fedeli. Offerte in natura, ma anche in denaro: denaro che durante il Kumbh Mela deve essere versato in parte nelle casse della corporazione per ottenere il rinnovo della mortsha per altri dodici anni. E di denaro, tra un Kumbh e l’altro, ne gira moltissimo. 

Specie quest’anno. Anno speciale in cui, grazie alle elezioni imminenti ma anche all’ampia copertura mediatica data all’evento da giornali e televisioni indiane, andare al Kumbh Mela è diventato di moda. Di moda tra gli indiani, per una volta, e non soltanto tra gli occidentali che da anni giravano attorno alle tende o alla Triveni per assistere a uno spettacolo che più esotico non si può. È diventato di moda tra la borghesia colta e snob di Delhi o di Mumbai che in genere trovava arcaiche per usare un eufemismo manifestazioni di questo genere.

Così, il Kumbh 2019 è diventato anche il posto in cui farsi vedere e da mettere su Instagram o Twitter e da cui disquisire sull’India del futuro che non deve vergognarsi del suo passato ma coniugarlo con il suo status di prossima superpotenza. Non a caso centotrenta chilometri più in là, a Benares, culla e sintesi di tutte le contraddizioni dell’India moderna, si svolgerà la battaglia elettorale tra il premier Narendra Modi in cerca di rielezione e la neo-eletta coordinatrice del Congress per l’Uttar Pradesh: Pryianka Gandhi.