La criminalità finanziaria, per un paese a forte vocazione bancaria come la Svizzera, è un problema che non si potrà risolvere in modo definitivo. Quello che invece si deve fare è continuamente a migliorare quei sistemi di controllo, anche, se non soprattutto, informatici, che permettano di arginare il più possibile questo fenomeno.
Ad occuparsi di questo tema è stata KPMG, la società multinazionale di consulenza aziendale con sede in Olanda, che negli scorsi mesi ha pubblicato due rapporti. Uno nel mese di maggio sulla sicurezza informatica e uno nel mese di giugno, sulla criminalità finanziaria. Due temi, come detto, che spesso vanno a braccetto.
Ma procediamo con ordine. Nelle pubblicazioni di KPMG si legge che «Lo Stato cerca di imporre agli istituti finanziari regole sempre più severe in materia di controllo della provenienza dei fondi depositati, ma anche le banche devono fare la loro parte, anche alla luce delle innovazioni tecnologiche che rendono sempre più complessa la tracciabilità del denaro. Alcune banche presentano ancora delle carenze nell’approccio ai rischi e nelle loro infrastrutture informatiche».
Da una parte gli istituti di credito in questi ultimi anni hanno fatto degli sforzi notevoli nell’ambito della prevenzione ai crimini finanziari, ma questo non basta ancora. Secondo KPMG bisogna migliorare ancora, ad esempio l’aspetto della formazione del personale, sempre più chiamato a valutare e identificare le operazioni non chiare. Ma sono soprattutto coloro deputati ai controlli che sono chiamati ad un maggiore impegno.
L’ultimo esempio svizzero è stato il caso di Raiffeisen. La banca elvetica è stata al centro di un grave caso di amministrazione infedele al suo interno, che ha portato alla luce grossi problemi, come ad esempio quello dei controlli. E infatti la FINMA, l’autorità di vigilanza sui mercati finanziari, ha già redarguito Raiffeisen, sostenendo come vi siano state «gravi lacune» nei sistemi di controllo.
Perché citare Raiffeisen? Perché è sintomatico. Pur essendo la terza banca svizzera per dimensioni, dopo UBS e Credit Suisse, è sempre stata una banca considerata al riparo da determinate situazioni, anche per il suo modello d’affari, molto centrato sulla vicinanza al territorio, una banca, se così possiamo dire, «rassicurante», eppure anche lei è stata vittima di reati finanziari.
E non per niente la FINMA ha fortemente raccomandato a Raiffeisen di dotarsi di una struttura societaria più consona alle esigenze odierne (ricordiamo che attualmente è una cooperativa di banche) e di avvalersi, nei ruoli dirigenziali, di persone con maggiore esperienza bancaria.
Ora, si può facilmente immaginare quanto possano essere maggiormente vulnerabili istituti votati ad attività a largo spettro, sia per tipologia, sia per ampiezza del mercato. E gli sforzi devono essere intensificati per evitare che la Svizzera sia un centro di riferimento per chi vuole delinquere.
E qui si arriva all’altro tema sollevato dai rapporti KPMG, ovvero l’importanza di dotarsi di strumenti informatici adeguati.
«La sicurezza informatica, per la NATO, ha la stessa importanza che la difesa di terra, aria e acqua». Queste parole sono il titolo di un articolo del «Financial Times» di qualche settimana fa e ben sintetizzano l’importanza di questo tema nel mondo odierno.
A questa regola non sfuggono di certo le istituzioni finanziarie svizzere. Anzi, per loro, forse più che per altri, è di vitale importanza mantenere alta l’allerta contro gli attacchi dei pirati informatici, i cosiddetti hackers, sempre pronti ad approfittare delle debolezze dei sistemi informatici delle banche per sottrarre preziose informazioni confidenziali. Ma non esistono solo i pirati informatici, anche chi ha intenzione di effettuare operazioni illegali può approfittare di questi sistemi.
Purtroppo, secondo il rapporto KPMG, sono ancora troppi gli istituti finanziari che sottovalutano il problema della sicurezza informatica. E lo studio KPMG sottolinea come sia di particolare importanza l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, la quale può essere estremamente utile nell’analizzare le transazioni effettuate, tramite macchine in grado di individuare tutte quelle anomalie legate ad un’operazione.
L’evoluzione tecnologica viaggia di pari passo con la capacità di chi vuole delinquere di approfittare dei progressi. In un orizzonte non troppo lontano si sta profilando quella che probabilmente sarà la nuova frontiera delle transazioni finanziarie, la blockchain, con i suoi derivati, come le monete virtuali, il Bitcoin su tutti.
Una tecnologia che se usata in modo giusto porterà innumerevoli vantaggi, ma, siccome alla base di tutto vi è l’automazione dei processi di controllo, e la drastica riduzione del fattore umano nelle transazioni, sarà importante tenere sotto controllo e rispondere adeguatamente a tutte le minacce che proverranno da questo campo.
Se da una parte quindi si chiede una maggior attenzione alla formazione del personale nel prevenire i crimini finanziari, dall’altra l’interazione uomo-macchina sarà sempre più fondamentale per svolgere al meglio questo compito e preservare il ruolo della Svizzera come centro finanziario d’eccellenza internazionale, ma soprattutto senza ombre.