In Germania vietati i motori diesel?

Una sentenza del Tribunale autorizza la città di Lipsia a bloccare la circolazione di auto diesel in alcune strade. Si riapre la polemica sui motori che lo Stato ha dapprima incentivato e ora vorrebbe fermare. Potrebbero nascere richieste di risarcimento
/ 12.03.2018
di Ignazio Bonoli

Il divieto di circolazione che alcune città tedesche vogliono introdurre per i motori diesel sta sollevando molte discussioni sia negli ambienti automobilistici, sia nelle cerchie degli ambientalisti. Per il momento si è confrontati con una decisione del Tribunale amministrativo federale di Lipsia che autorizza l’introduzione di divieti di circolazione quando la proporzione di diossido d’azoto supera i 40 milligrammi per metro cubo di aria.

La decisione del Tribunale è un segnale importante per tutte le città tedesche, che devono ora rivedere i loro piani di protezione dell’aria. I relativi provvedimenti si applicano in particolare ai motori diesel. In Germania, la proporzione di motori diesel sul totale di automezzi è costantemente aumentata, favorita anche dal governo, proprio per lottare contro l’inquinamento dell’aria. Questa percentuale aveva così raggiunto punte del 49,2% nel 2012, per poi scendere – in particolare dopo lo scandalo delle emissioni truccate per alcuni motori prodotti in Germania.

In sostanza, il motore diesel presenta alcuni vantaggi rispetto a quello a benzina. Intanto – a parità di prestazione – il consumo di carburante è minore, il che fa diminuire la produzione di CO2. Inoltre, per quanto concerne l’emissione di polveri fini, le prescrizioni sono quasi ovunque rispettate e anche le emissioni di ossido di azoto sono in diminuzione dal 1990. Per questo anche il Tribunale invita ad applicare la sentenza con prudenza e tenendo conto del principio di proporzionalità. Alcune città intendono limitare il divieto ad alcune zone particolarmente toccate dall’inquinamento dell’aria e anche il divieto limitato ai motori diesel solleva qualche perplessità giuridica, poiché potrebbe trattarsi in pratica di una specie di espropriazione di alcuni possessori di auto (prima perfino incitati ad acquistare) che darebbe diritto a risarcimenti.

Perché in città? Intanto perché nella circolazione urbana i consumi, e quindi le emissioni, sono maggiori. Inoltre l’emissione di CO2 è principalmente un problema d’ambiente, mentre per il diossido di azoto e per le polvere fini si tratta di un problema di salute, particolarmente nelle concentrazioni urbane. Oggi, gli ultimi modelli di auto diesel sono dotati di filtri molto efficaci, ma in città la concentrazione nei filtri è molto rapida e per le vetture che circolano solo e sempre in città il problema si accentua.

Come si può prevedere, il giudizio di Lipsia avrà potenzialmente un impatto enorme non solo sui fornitori di motori diesel, ma anche sui produttori e rivenditori, e quindi anche un’importante eco politica. Anche un’applicazione parziale del provvedimento, cioè l’autorizzazione solo per motori della norma Euro 6, quindi l’aggiornamento dei motori precedenti, provocherebbe costi enormi per l’industria (per esempio per la VW, 5,4 milioni di auto). Il problema va però risolvendosi da solo con la messa fuori uso dei motori più anziani. In ogni caso, anche in Germania la vendita di motori diesel sta calando: nel 2017 era scesa al 41% e nel gennaio 2018 al 33%. Il che significa però anche un aumento del 15% di CO2 se i motori diesel vengono sostituiti da motori a benzina.

In Svizzera, in termini molto minori, la situazione è paragonabile a quella tedesca, con la grande differenza che la Svizzera non ha un’industria automobilistica. Inoltre, la proporzione di motori diesel sul totale di nuovi mezzi messi in circolazione è scesa di 4 punti tra il 1996 e il 2016, attestandosi al 39,2%. Anche da noi la vendita viene sostenuta da incentivi fiscali, dalla riduzione dei prezzi e dalla minore produzione di CO2, nonostante le tasse sul carburante diesel rimangano superiori a quelle sulla benzina. A questi vantaggi si contrappone una maggiore produzione di diossido di azoto e di polveri fini. Queste considerazioni, come in altri paesi, avevano indotto alcuni politici ad incrementare l’uso del diesel, diminuendone la tassazione. Cosa che però non è mai avvenuta, considerato che una mossa simile avrebbe contrastato la politica tendente a trasferire il traffico dalla strada alla ferrovia, soprattutto attraverso le Alpi.

Sul piano politico è pendente una mozione socialista che chiede di autorizzare da subito la vendita di motori diesel soltanto se rispettano le norme sulle emissioni misurate nel traffico reale. La mozione fa riferimento al fatto che si sono riscontrate differenze fra le misurazioni in fabbrica e quelle nel traffico. Il Consiglio federale ha risposto che la Svizzera è legata da un accordo con l’Unione Europea che prevede un termine di due anni d’attesa per l’applicazione del provvedimento. Inoltre – nota il Consiglio federale – una decisione autonoma del governo in questo contesto non avrebbe senso.