In calo il turismo degli acquisti?

Dopo l’impennata del 2015, dovuta al calo dell’euro sul franco, nel primo semestre 2016 si sono constatati segni di rallentamento negli acquisti oltre frontiera. È presto per dire se ci sarà una svolta della tendenza
/ 24.10.2016
di Ignazio Bonoli

Secondo un’indagine svolta dalla «Handelszeitung», per la prima volta dal 2012, si è registrato un calo degli acquisti di consumatori svizzeri nei vicini negozi e mercati di oltre frontiera. Interpellato dal settimanale, l’esperto della Camera di commercio di Costanza (in Germania) Bertram Paganini ha affermato che il livello degli acquisti da parte di Svizzeri nella regione del lago di Costanza ha ormai raggiunto il tetto massimo e dalla metà di quest’anno è cominciato a scendere.

Per i commerci della regione, l’apporto degli Svizzeri è tanto importante da far parlare di una «dipendenza» da parte del commercio locale. Su una cifra d’affari di 4,47 miliardi di euro per tutta la regione, 1,6 miliardi sono dovuti agli Svizzeri. Nella sola Costanza 200 milioni sono dovuti al turismo di frontiera. Sempre secondo l’esperto, per i commerci della regione sarebbe sufficiente un milione di metri quadrati di superficie di vendita, mentre ve ne sono già 1,3 milioni. Oggi però la diminuzione di cifra d’affari – anche se mancano ancora dati precisi – si può valutare tra il 10 e il 15%.

Il fenomeno è visibile anche in altre parti della Svizzera e delle regioni confinanti. Per avere una conferma della tendenza, finora all’aumento, del turismo degli acquisti si possono considerare anche i dati forniti dall’Amministrazione delle dogane. Nel primo trimestre di quest’anno i pagamenti dell’IVA per importare merci in Svizzera sono scesi del 3,2%, con punte ben superiori proprio per i prodotti provenienti dalla Germania.

L’indagine del settimanale zurighese è completata anche da una ricerca affidata al gruppo SIX sui pagamenti effettuati dai clienti svizzeri con carte di credito Maestro nelle regioni di frontiera, sia in Germania, sia in Svizzera. Per quanto concerne la regione del lago di Costanza, dal 2010 questi pagamenti si sono moltiplicati per 5, mentre i pagamenti a Kreuzlingen sono diminuiti del 57%. Per quanto concerne però il primo semestre 2016, le cifre d’affari valutate con questo sistema sono state di 35,3 milioni di franchi a Costanza e di soli 2,6 milioni a Kreuzlingen. Ciò significa che la metà della cifra d’affari di Kreuzlingen è emigrata oltre frontiera.

Con questi dati si può valutare l’effetto frontiera anche sui commerci in Svizzera. Si può quindi vedere subito che, dove esistono grandi centri economici in Svizzera, l’effetto – benché reale – è molto minore. Così a Ginevra, dove i pagamenti con carta Maestro, nel primo semestre di quest’anno, sono stati pari a 41,7 milioni di franchi, mentre nella vicina Annemasse in Francia, sono stati pari a 6,1 milioni. Il grafico che misura l’evoluzione dal 2010 indica però un leggero aumento con molte oscillazioni e un leggero calo da fine giugno 2016, mentre per Annemasse l’aumento è costante e più evidente fino a metà anno. A Basilea – nei confronti di Lörrach – si constata lo stesso fenomeno, ma la cittadina tedesca, con 14,4 milioni di pagamenti supera ormai la metà di quelli di Basilea (28,4 milioni).

Infine, sono stati analizzati i dati anche per il Ticino, confrontando Mendrisio con Como e Varese. Qui le proporzioni sono chiaramente rovesciate: a Como / Varese si sono registrati 7,1 milioni di pagamenti con carta Maestro (compresi anche qui i prelievi di contanti) contro 4,9 milioni a Mendrisio. Il dato è ancora più significativo, se si considerano situazioni particolari come la presenza di FoxTown a Mendrisio o la forte differenza di prezzo per la benzina rispetto all’Italia.

Nelle regioni di confine, soprattutto Ginevra e Ticino, vi è sempre stato un certo turismo degli acquisti, che però spesso, soprattutto in Ticino, si compensava con forti acquisti anche all’estero. Gli esempi classici sono la benzina, le sigarette, la cioccolata, ma anche prodotti di alta tecnologia. L’aumento di acquisti all’estero che si è registrato a partire dal 2010 è dovuto soprattutto alla forza del franco svizzero e quindi al cambio favorevole con l’euro. Ne è la prova l’impennata che gli acquisti all’estero hanno subito nel 2015, dopo che la Banca Nazionale Svizzera ha abbandonato la difesa del tasso di cambio con l’euro.

Da che cosa può dipendere allora il rallentamento che si vede dalla metà di quest’anno? I fattori di rilievo sono diversi da regione a regione. Da un lato si può però constatare un trend comune che è dovuto allo stabilizzarsi del tasso di cambio del franco sull’euro, dall’altro si vedono però fenomeni come una certa saturazione nei luoghi di privilegio, soprattutto in Germania, ma anche un calo del differenziale sui prezzi di certi prodotti. Da parte svizzera si è proceduto a vari adeguamenti verso il basso di molti prodotti di uso frequente, dall’altra i prezzi sono in genere aumentati nelle zone di frontiera all’estero, proprio a causa della forte domanda dalla Svizzera. È forse presto per parlare di un cambiamento di tendenza, ma alcuni sintomi ci sono.