Le bizze di questo tempo invernale, la scarsezza (o addirittura la mancanza) di neve sembrano accrescere il calo di frequenze sulle piste di sci e di altri sport invernali, in atto ormai da qualche anno. Le eccezioni a questa tendenza generale sono pochissime e di scarsa entità. Ovviamente i paesi che si stanno affacciando a questo sport divenuto di massa, soprattutto in Europa, fanno notare tassi di sviluppo di un certo rilievo. Ne sono un esempio classico la Cina in Oriente e la Cechia in Europa.
La Cina dispone di 568 stazioni di sport invernali e ha visto i loro frequentatori salire dai 4,6 milioni del 2011 ai 9,4 milioni del 2016. Le possibilità di sviluppo di queste attività in Cina sono ovviamente molto ampie. Lo stesso si può dire della Cechia in Europa, che ha visto i frequentatori dei suoi 176 impianti salire dai 3 milioni del 2011 agli 8,7 milioni del 2016. In quest’ultimo caso contano molto sia le proporzioni di sciatori, sia i prezzi praticati dalle stazioni sciistiche, mentre continuano però a presentare alcune carenze le strutture di accoglienza.
Per quanto concerne gli altri paesi europei, la Francia e la Germania hanno potuto contare lo scorso anno su un leggero aumento delle frequenze. Le 498 stazioni invernali, e rispettivamente le 325 stazioni, hanno visto passare il numero di frequentatori da 13,6 a 15 milioni e rispettivamente da 54,8 a 55,1 milioni. In America, gli Stati Uniti, con 470 stazioni sciistiche, hanno visto i frequentatori scendere da 58,2 milioni nel 2011 a 55,7 milioni nel 2016. Meno pronunciato il calo in Canada, nel quale le 288 stazioni sciistiche hanno visto scendere i frequentatori da 19,1 milioni a 18,4 milioni.
Anche in Italia, con 349 stazioni sciistiche, gli ospiti sono scesi da 26,8 a 25,8 milioni, mentre l’Austria (254 stazioni) ha potuto contenere il calo da 52 milioni a 51,6 milioni. Il paese che ha conosciuto il più intenso sviluppo negli scorsi anni è senz’altro il Giappone, con 547 stazioni sciistiche, ma con un vistoso calo da 38,9 milioni nel 2011 a 33,8 milioni nel 2016. Anche in Svizzera però il calo di frequenze si fa sentire in modo abbastanza importante. Gli ospiti delle 194 stazioni sciistiche sono scesi da 27,6 milioni nel 2011 a 24,5 milioni nel 2016.
Nel nostro paese un certo disamore per lo sci non è dovuto soltanto alle difficoltà climatiche, ma quasi sicuramente alla forza del franco svizzero che fa risultare quasi proibitivi i prezzi, peraltro già più cari che altrove. Non sorprende quindi che anche l’inizio della stagione in corso abbia creato ulteriori difficoltà, anche rispetto al già debole anno precedente. A causa dello scarso innevamento, i titoli di trasporto per gli impianti di risalita sono diminuiti del 12% e anche il trasporto di persone per raggiungere le stazioni di sci è diminuito del 4%.
C’è ancora una possibilità di recupero nei periodi di vacanze di febbraio e marzo, in modo che la stagione non sia irrimediabilmente compromessa, ma gli operatori del settore non nascondono le preoccupazioni. Sanno infatti di dover contare sui turisti svizzeri, perché la Svizzera risulta ormai troppo cara in generale, ma in particolare per alcuni paesi, come la Gran Bretagna, che soffre della debolezza della sterlina. In Svizzera si sono potute fare proposte favorevoli per gli inglesi, ma la cosa non può durare a lungo.
Da non dimenticare che, anche in questo settore, la concorrenza sta sensibilmente aumentando. Paesi come la Slovacchia, la Cechia o la Bulgaria si stanno attrezzando e offrono prezzi molto concorrenziali. Ma molti altri paesi si stanno lanciando in queste attività. Una statistica riportata dalla «Handelszeitung» ha contato ben 66 paesi che dispongono di almeno una stazione sciistica. Il grande mercato dello sport invernale resta per ora concentrato nelle Alpi, ma la concorrenza di nuovi arrivati si intensifica. Qui si può sviluppare anche la passione per lo sci che potrebbe creare potenziali clienti anche per la Svizzera. Paesi come Cina (0,5%), USA (8%), Giappone (9%) possono offrire un buon potenziale di sviluppo e quindi potenziali clienti. Difficile però dire come e quando questo turismo potrebbe svilupparsi. Anche per questo bisogna poter contare su un forte turismo interno, che dispone pur sempre della maggior proporzione di sciatori sul totale della popolazione (37%).
Ma anche qui non mancano le difficoltà: la popolazione invecchia e quindi vi sono meno giovani, che poi dispongono di altre alternative allo sci. Molte scuole hanno soppresso la «settimana bianca» e i costi sono aumentati. Si comincia a chiedersi chi pagherà i grandi investimenti per le piste, dai nuovi impianti all’innevamento artificiale. Ci vorrà tempo prima che una corrente di nuovi turisti scopra i pregi della Svizzera e sia disposta a pagarli.