Raggiungere il centro di Lugano il mattino, in auto, non è quasi mai facile. Bisogna spesso armarsi di molta pazienza per affrontare il traffico, pregando di non arrivare tardi al lavoro. Ma oggi (lunedì 4 luglio) è un’impresa che sconsigliamo di tentare, complice la Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina (Ukraine recovery conference o Urc 2022) – prevista appunto oggi e domani – alla quale partecipano delegazioni ufficiali provenienti da 38 stati e una decina di organizzazioni internazionali (almeno stando alla lista diffusa giovedì scorso dal Dipartimento federale degli affari esteri). Oltre a diverse centinaia di rappresentanti del settore privato e della società civile.
Guida la delegazione ucraina il primo ministro Denys Chmyhal. Volodymyr Zelensky – come previsto – rimane in patria per motivi di sicurezza e interviene al vertice in videoconferenza. Presente la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e i capi di governo di Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Lituania. Altri stati – come Usa, Germania, Regno Unito, Italia e Turchia – hanno inviato ministri, vice ministri o alti funzionari. La Francia alla fine della scorsa settimana non aveva risposto all’appello (essendo priva di governo dopo le recenti elezioni amministrative).
A garantire la sicurezza delle personalità giunte sulle rive del Ceresio per il summit un imponente apparato (dal costo non indifferente) gestito dalla polizia cantonale ticinese. In città sono previste «zone rosse» – dove l’accesso è consentito solo alle persone autorizzate – e «zone blu» caratterizzate da una maggiore presenza delle forze dell’ordine che potranno eseguire controlli d’identità o di altro tipo (vedi cartina a lato). La circolazione stradale – lo ricordiamo – è soggetta a limitazioni. Restano chiuse al traffico alcune arterie importanti. Impossibile la navigazione sul lago fino a 300 metri di fronte al Parco Ciani. Viene infine applicata una restrizione temporanea dell’uso dello spazio aereo.
Il consigliere di Stato Norman Gobbi ha dichiarato che per l’occasione sono stati mobilitati buona parte degli agenti della polizia cantonale, della comunale e delle altre polizie strutturate ticinesi. Altri cantoni hanno provveduto a mandare rinforzi. Presente anche l’esercito, che mette in campo 1.600 militi. A gestire la sicurezza è, come detto, la polizia cantonale supportata da Fedpol, dalla protezione civile, dall’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini, dal Servizio delle attività informative della Confederazione, presumibilmente in contatto con l’intelligence di altri paesi. Senza dimenticare l’intervento delle agenzie private di sicurezza.
Da più parti si sono levate voci critiche. Molti si aspettano che poco o nulla di concreto emerga dalla due giorni sul Ceresio, ritenendo che il summit abbia più che altro un valore simbolico. Ma in questi frangenti sognare è già qualcosa. Intanto la polizia cantonale continua a rassicurare la popolazione, preoccupata di non riuscire a raggiungere il posto di lavoro o il medico, e ha attivato fino a domani una helpline telefonica per chi avesse bisogno di ulteriori informazioni: +41 (0)848 14 95 95 (dalle 6 alle 22).