Giustizia federale affidata alla sorte?

Per garantirne l’indipendenza, i giudici del Tribunale federale dovrebbero essere designati mediante sorteggio e non più eletti dal parlamento. È quanto chiede l’iniziativa sulla giustizia, in votazione il 28 novembre prossimo. Si tratta di una proposta respinta da tutti i grandi partiti, dal governo e da praticamente l’unanimità del parlamento, dato che una procedura del genere è «azzardata» e indebolisce la legittimità dei magistrati. Anche secondo i sondaggi, l’iniziativa non avrebbe possibilità di successo, sebbene il sistema attuale – sostengono i fautori dell’iniziativa – politicizzi l’amministrazione della giustizia. È in gioco l’indipendenza della magistratura svizzera.

L’iniziativa popolare «Per la designazione dei giudici federali mediante sorteggio» è stata lanciata da un comitato di cittadini che fanno capo all’imprenditore turgoviese Adrian Gasser, uno dei più facoltosi uomini d’affari in Svizzera, che ha già avuto modo di confrontarsi con il sistema giudiziario elvetico. Il progetto vuole sconvolgere il sistema che prevede l’elezione, ogni sei anni, dei giudici federali da parte del parlamento. Ora, il mandato di giudice federale può essere rinnovato fino a 68 anni.

Per accedere a questa carica, i candidati devono essere affiliati a un partito. Sono proposti all’Assemblea federale dalla commissione giudiziaria che fa in modo di garantire l’equilibrio tra le diverse forze politiche, le lingue e i generi. Per i promotori dell’iniziativa questa procedura di elezione mina l’indipendenza dei giudici, tanto che Gasser accusa il parlamento svizzero di «clientelismo». Per loro, l’attuale sistema di elezione – che secondo il Consiglio federale si è dimostrato valido – compromette la separazione dei poteri.

Un candidato senza partito, anche se altamente qualificato, non ha alcuna possibilità di diventare giudice federale. Con l’attuale sistema – sottolineano i sostenitori dell’iniziativa – la minaccia della non rielezione consente ai partiti di ottenere in anticipo l’obbedienza dei giudici e di mantenere la loro influenza sulla giustizia. Perciò, l’iniziativa propone che i candidati a giudice federale, prima di essere designati per sorteggio, siano valutati sulla base delle loro qualifiche da una commissione di esperti, nominata dal Consiglio federale per un mandato non rinnovabile di 12 anni. I candidati che non sono stati scelti potranno ripresentarsi. Inoltre, le lingue nazionali sarebbero prese in considerazione dalla commissione per preservare la diversità culturale della Svizzera.

Il mandato dei giudici del Tribunale federale estratti a sorte cessa cinque anni dopo il raggiungimento dell’età ordinaria di pensionamento. Potranno dunque restare in carica fino a 70 anni. Su proposta del Governo, l’Assemblea federale può destituire un giudice del Tribunale federale in caso di violazione grave dei suoi doveri d’ufficio o se ha durevolmente perso la capacità di esercitare le funzioni.

Gli oppositori a questo cambiamento ritengono invece che il sistema in vigore sia valido e cristallino. L’elezione dei giudici da parte dell’Assemblea federale dà una «legittimità democratica al Tribunale federale». Il parlamento prende in considerazione la forza elettorale dei partiti, rappresentati al Tribunale federale in modo equilibrato. Diversamente dal sorteggio, tiene conto anche di criteri supplementari quali il genere, l’età o la regione d’origine.

L’estrazione a sorte per la designazione dei giudici del Tribunale federale è sconosciuta sia a livello federale che cantonale. La ministra della giustizia Karin Keller-Sutter ricorda che in Svizzera, tutte le autorità sono scelte dal popolo o dal parlamento. La sorte non sceglie sempre le persone più competenti, ma quelle che hanno fortuna, ricordano gli avversari dell’iniziativa.

Il testo dell’iniziativa resta vago su certi aspetti, come la questione della rappresentanza dei sessi. Inoltre, l’Assemblea federale continuerebbe a eleggere i giudici del Tribunale amministrativo federale, del Tribunale penale federale e del Tribunale federale dei brevetti. Non sarebbe il caso allora di affidare anche queste procedure alla «dea bendata»?

Una buona fetta dell’elettorato, almeno stando ai sondaggi, è ancora indecisa sul da farsi. Ci si chiede se il sorteggio di candidati scelti da esperti potrebbe davvero migliorare la situazione. In caso di poco probabile successo dell’iniziativa, la sua applicazione potrebbe anche rivelarsi complicata, a causa del suo testo impreciso. Per esempio, non si sa quante persone al minimo dovrebbero far parte del gruppo di candidati, selezionati dalla commissione di esperti del Consiglio federale.

In caso di numero ridotto di candidati, la commissione di esperti potrebbe trasformarsi essa stessa in un’istanza di selezione, ha dichiarato all’agenzia Keystone-ATS, Antoine Chollet, professore all’Istituto di studi politici dell’Università di Losanna. Egli ha precisato che, a sua conoscenza, non vi è alcun grande paese e alcuna democrazia occidentale che conoscono un sistema di estrazione a sorte per la designazione dei membri del potere giudiziario.

In Svizzera, il sorteggio esiste, a livello federale e in certi cantoni, soltanto in caso di spareggio tra candidati che hanno ottenuto lo stesso numero di voti. È stato il caso in Ticino, nel 2011, quando Marco Romano (allora PPD, ora Alleanza del centro) poté accedere al Consiglio nazionale con l’estrazione a sorte, a scapito della candidata dello stesso partito Monica Duca Widmer, che aveva ottenuto gli stessi 23’979 suffragi. Ma questo è un altro discorso. / AC


Il settore infermieristico va potenziato

Al voto il 28 novembre ◆ I fautori di «Per cure infermieristiche forti» chiedono una rivalorizzazione del ruolo del personale curante per sostenere un settore in crisi da tempo e che la pandemia ha ulteriormente messo in difficoltà
/ 22.11.2021
di Alessandro Carli

Spinti dal coronavirus, i cittadini potrebbero sostenere l’iniziativa «Per cure infermieristiche forti», in votazione il 28 novembre prossimo. Il testo invita la Confederazione a emanare disposizioni concernenti il miglioramento delle condizioni di lavoro, la rimunerazione, lo sviluppo professionale e la fatturazione nel settore infermieristico. A poche settimane dalla votazione, proprio in segno di gratitudine per l’abnegazione e il grande lavoro svolto durante la pandemia, l’iniziativa è sostenuta dai tre quarti della popolazione.

Anche nel caso di una sua bocciatura, la professione verrebbe comunque rivalorizzata. Per rafforzare rapidamente il settore infermieristico, Consiglio federale e Parlamento hanno infatti elaborato un controprogetto indiretto che riprende le richieste essenziali dei fautori dell’iniziativa. Per quest’ultimi, il controprogetto è però insufficiente, sebbene preveda che Confederazione e cantoni stanzino circa un miliardo di franchi, nei prossimi 8 anni, allo scopo di creare posti di formazione per gli infermieri, urgentemente necessari, dando loro un sostegno finanziario. Se l’iniziativa fosse respinta, il controprogetto entrerebbe in vigore. Nel caso contrario, il controprogetto sarà accantonato e si dovrà elaborare una nuova legge d’applicazione, con conseguenti ritardi.

La qualità delle cure in Svizzera è a rischio. Attualmente, 11’700 posti di lavoro nelle cure infermieristiche non sono occupati. Stando al comitato «sì alle cure infermieristiche», 4 infermieri su 10 abbandonano prematuramente la professione. Un terzo lo fa dopo la fine della formazione, ossia tra i 20 e i 24 anni. Sono troppi coloro che, esausti, lasciano il settore. Dall’inizio della pandemia, il 15% del personale ha rassegnato le dimissioni, secondo la presidente dell’Associazione svizzera degli infermieri, Sophie Ley.

La penuria di personale nel settore sanitario non è di oggi e l’iniziativa per rafforzare le cure infermieristiche è stata depositata già nel 2017. La pandemia ha poi puntato i riflettori sulla difficile situazione del personale curante, che ha raccolto lodi unanimi. Il Covid-19 ha messo in luce il malessere degli addetti alle cure, i problemi d’orario, nonché il fatto di poter conciliare vita familiare e professionale.

La mancanza di personale incide negativamente sulla qualità delle cure, proprio quando i bisogni si moltiplicano: la popolazione invecchia, con crescente necessità di cure, mentre le malattie croniche sono in costante aumento. Questa situazione preoccupa il settore infermieristico. Per invertire la rotta, secondo i fautori dell’iniziativa occorre una rivalorizzazione delle condizioni di lavoro del personale curante. Con più posti di formazione e migliori salari durante il periodo di formazione, è possibile aumentare il numero di nuovi iscritti alla professione.

Per gli oppositori all’iniziativa, non spetta alla Confederazione fissare i salari. La politica salariale è di competenza dei cantoni, delle imprese e dei partner sociali. Per il comitato degli oppositori (PLR, UDC e il Centro), l’iniziativa è un «veleno per il nostro sistema». «Se si accettano le rivendicazioni degli infermieri – si chiedono gli oppositori – perché non lo si fa anche per tutte le professioni che si sentono troppo poco pagate?».

Come l’iniziativa, pure il controprogetto indiretto propone un’offensiva sul fronte della formazione, onde garantire in tutti i reparti un numero sempre sufficiente di infermieri, impiegati a condizioni corrette, per una buona qualità delle cure. Un numero adeguato di infermieri diplomati consente di ridurre il rischio di complicazioni e di decesso dei pazienti.

Anche il controprogetto indiretto offre agli infermieri la possibilità di fatturare determinate prestazioni, senza ricetta medica, direttamente a carico dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico sanitarie. Per i suoi sostenitori, «chi dice no all’iniziativa, non dice no al rafforzamento del settore infermieristico». Il controprogetto obbliga infatti le istituzioni sanitarie a formare personale. Gli studenti in formazione otterranno sussidi più importanti. Come detto, nella campagna di formazione, Confederazione e cantoni dovrebbero iniettare quasi un miliardo di franchi. Per il ministro della sanità Alain Berset, ciò «costituisce una vera offensiva in questo settore».

Gli avversari dell’iniziativa sottolineano che, per rispondere alle necessità urgenti, il controprogetto è la soluzione migliore, dato che potrà entrare in vigore più rapidamente. Per i sostenitori, invece, il controprogetto si concentra sugli investimenti nella formazione, ma dimentica le misure per evitare che gli infermieri cambino rapidamente professione.

L’assistenza sanitaria in Svizzera è fornita anche dal contributo importante degli infermieri provenienti dall’estero. Perciò, attraverso un miglioramento della formazione e del profilo professionale del personale curante, la Confederazione deve mettere a disposizione un numero sufficiente di infermieri formati nel nostro paese. Tutti riconoscono l’urgenza di intervenire. L’iniziativa, anche se richiede più tempo per il raggiungimento dei propri obiettivi, suscita molte simpatie, già per gli indiscussi meriti che infermiere e infermieri hanno raccolto in questi difficili tempi di coronavirus.