Spinti dal coronavirus, i cittadini potrebbero sostenere l’iniziativa «Per cure infermieristiche forti», in votazione il 28 novembre prossimo. Il testo invita la Confederazione a emanare disposizioni concernenti il miglioramento delle condizioni di lavoro, la rimunerazione, lo sviluppo professionale e la fatturazione nel settore infermieristico. A poche settimane dalla votazione, proprio in segno di gratitudine per l’abnegazione e il grande lavoro svolto durante la pandemia, l’iniziativa è sostenuta dai tre quarti della popolazione.
Anche nel caso di una sua bocciatura, la professione verrebbe comunque rivalorizzata. Per rafforzare rapidamente il settore infermieristico, Consiglio federale e Parlamento hanno infatti elaborato un controprogetto indiretto che riprende le richieste essenziali dei fautori dell’iniziativa. Per quest’ultimi, il controprogetto è però insufficiente, sebbene preveda che Confederazione e cantoni stanzino circa un miliardo di franchi, nei prossimi 8 anni, allo scopo di creare posti di formazione per gli infermieri, urgentemente necessari, dando loro un sostegno finanziario. Se l’iniziativa fosse respinta, il controprogetto entrerebbe in vigore. Nel caso contrario, il controprogetto sarà accantonato e si dovrà elaborare una nuova legge d’applicazione, con conseguenti ritardi.
La qualità delle cure in Svizzera è a rischio. Attualmente, 11’700 posti di lavoro nelle cure infermieristiche non sono occupati. Stando al comitato «sì alle cure infermieristiche», 4 infermieri su 10 abbandonano prematuramente la professione. Un terzo lo fa dopo la fine della formazione, ossia tra i 20 e i 24 anni. Sono troppi coloro che, esausti, lasciano il settore. Dall’inizio della pandemia, il 15% del personale ha rassegnato le dimissioni, secondo la presidente dell’Associazione svizzera degli infermieri, Sophie Ley.
La penuria di personale nel settore sanitario non è di oggi e l’iniziativa per rafforzare le cure infermieristiche è stata depositata già nel 2017. La pandemia ha poi puntato i riflettori sulla difficile situazione del personale curante, che ha raccolto lodi unanimi. Il Covid-19 ha messo in luce il malessere degli addetti alle cure, i problemi d’orario, nonché il fatto di poter conciliare vita familiare e professionale.
La mancanza di personale incide negativamente sulla qualità delle cure, proprio quando i bisogni si moltiplicano: la popolazione invecchia, con crescente necessità di cure, mentre le malattie croniche sono in costante aumento. Questa situazione preoccupa il settore infermieristico. Per invertire la rotta, secondo i fautori dell’iniziativa occorre una rivalorizzazione delle condizioni di lavoro del personale curante. Con più posti di formazione e migliori salari durante il periodo di formazione, è possibile aumentare il numero di nuovi iscritti alla professione.
Per gli oppositori all’iniziativa, non spetta alla Confederazione fissare i salari. La politica salariale è di competenza dei cantoni, delle imprese e dei partner sociali. Per il comitato degli oppositori (PLR, UDC e il Centro), l’iniziativa è un «veleno per il nostro sistema». «Se si accettano le rivendicazioni degli infermieri – si chiedono gli oppositori – perché non lo si fa anche per tutte le professioni che si sentono troppo poco pagate?».
Come l’iniziativa, pure il controprogetto indiretto propone un’offensiva sul fronte della formazione, onde garantire in tutti i reparti un numero sempre sufficiente di infermieri, impiegati a condizioni corrette, per una buona qualità delle cure. Un numero adeguato di infermieri diplomati consente di ridurre il rischio di complicazioni e di decesso dei pazienti.
Anche il controprogetto indiretto offre agli infermieri la possibilità di fatturare determinate prestazioni, senza ricetta medica, direttamente a carico dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico sanitarie. Per i suoi sostenitori, «chi dice no all’iniziativa, non dice no al rafforzamento del settore infermieristico». Il controprogetto obbliga infatti le istituzioni sanitarie a formare personale. Gli studenti in formazione otterranno sussidi più importanti. Come detto, nella campagna di formazione, Confederazione e cantoni dovrebbero iniettare quasi un miliardo di franchi. Per il ministro della sanità Alain Berset, ciò «costituisce una vera offensiva in questo settore».
Gli avversari dell’iniziativa sottolineano che, per rispondere alle necessità urgenti, il controprogetto è la soluzione migliore, dato che potrà entrare in vigore più rapidamente. Per i sostenitori, invece, il controprogetto si concentra sugli investimenti nella formazione, ma dimentica le misure per evitare che gli infermieri cambino rapidamente professione.
L’assistenza sanitaria in Svizzera è fornita anche dal contributo importante degli infermieri provenienti dall’estero. Perciò, attraverso un miglioramento della formazione e del profilo professionale del personale curante, la Confederazione deve mettere a disposizione un numero sufficiente di infermieri formati nel nostro paese. Tutti riconoscono l’urgenza di intervenire. L’iniziativa, anche se richiede più tempo per il raggiungimento dei propri obiettivi, suscita molte simpatie, già per gli indiscussi meriti che infermiere e infermieri hanno raccolto in questi difficili tempi di coronavirus.