Il personale aumenta, i salari pure

Amministrazione pubblica - I freni all’indebitamento e alle spese non sembrano sufficienti per bloccare l’aumento dei costi per il personale della Confederazione, che sfuggono a un controllo democratico
/ 13.09.2021
di Ignazio Bonoli

Che gli enti pubblici svizzeri, a tutti i livelli, stiano aumentando costantemente il proprio personale è evidente. Basta esaminare i dati a tempo pieno delle persone a disposizione per rendersi conto di questa tendenza. È però sempre più frequente anche l’impiego a tempo parziale e questo attenua un po’ il dato delle persone occupate a tempo pieno. Il fenomeno avviene a tutti i livelli: Confederazione, cantoni, comuni di una certa importanza.

Dedichiamoci però oggi ai dati della Confederazione. Nel 2020, il numero di posti di lavoro nell’amministrazione era di 167’000: un terzo di più di 20 anni prima. Si potrebbe pensare che l’aumento di questi posti di lavoro sia in rapporto con l’aumento della popolazione attiva, ma non è così: la statistica dell’occupazione mostra, infatti, che questo aumento è superiore a quello della popolazione (20%) e anche a quello dell’occupazione (23%), con un rallentamento nel secondo decennio.

Accanto al numero di dipendenti è però necessario considerare anche l’aumento della massa salariale. Dal 2000 le spese per il personale, nell’amministrazione della Confederazione, sono aumentate del 50%. Questo perché il salario medio è salito da 109’337 franchi nel 2000 a 125’618 franchi nel 2020, con una crescita nominale del 15%.

I salari maggiori sono quelli del Dipartimento degli affari esteri e quelli del Dipartimento dell’ambiente, traffico, energia e comunicazione, con una media di 144’000 franchi per occupazione a tempo pieno. Così, si può dire che i salari della Confederazione sono all’altezza di quelli delle banche, il cui salario medio, nel 2018, era di 9921 franchi mensili.

La tendenza all’aumento della massa salariale nella Confederazione si è accentuata negli ultimi anni. Dal 2017 è stato anche adottato un nuovo sistema. Chi ottiene buone note da un superiore può contare su un aumento tra l’1,5 e il 2,5%. Se il giudizio è «molto buono» si può contare su aumenti tra il 3 e il 4%. Risultato: nel 2020 il 78% dei dipendenti aveva un giudizio «buono» e il 18,5% «molto buono».

In sostanza, un impiego federale non solo è remunerato sopra la media, ma crea anche la quasi certezza di costanti aumenti di stipendio. Con queste prestazioni la Confederazione ha un peso determinante sul mercato del lavoro, dove anche le imprese cercano personale specializzato ed efficiente. Problema che potrebbe accentuarsi con l’invecchiamento della popolazione.

In questo contesto anche gli ambienti politici si pongono il problema di come frenare questo drenaggio di specialisti verso l’ente pubblico. In concreto, sul piano finanziario, la Confederazione applica già il freno all’indebitamento, che deve portare al pareggio del bilancio nell’ambito di un ciclo congiunturale. Questo dovrebbe frenare la tendenza alla spesa facile anche in tempi buoni. Indirettamente dovrebbe anche significare un freno all’aumento del personale. Cosa che però non si vede, nemmeno con il noto freno alla spesa, che si applica a spese uniche sopra i 20 milioni di franchi e a spese ricorrenti sopra i 2 milioni e che esige il voto della maggioranza dei membri delle Camere.

Accettato nel 1995, con l’83% dei consensi, non sembra aver avuto gli effetti sperati. Il Consiglio federale gli attribuisce invero un «effetto preventivo», che viene tenuto in considerazione già al momento del varo di nuove leggi. Tuttavia, proprio per le nuove leggi, si trovano sempre argomenti convincenti, anche al di là degli aspetti finanziari.

Attualmente si sta anche discutendo di un «freno regolatore», basato sempre sul consenso della maggioranza dei membri delle Camere (101 al Nazionale, 24 agli Stati) da applicare a spese che superano i 10’000 franchi e, cumulate, i 100 milioni di franchi. Il controllo democratico della spesa pubblica non è però garantito. Il Consiglio federale può sottoporre a referendum facoltativo talune spese importanti. Non c’è però il voto popolare sistematico oltre determinati limiti di spesa.

Recentemente si è parlato di referendum sistematico (obbligatorio), ma la proposta è stata respinta. Alcuni cantoni lo applicano già e altri (compreso il Ticino) ne stanno parlando. A livello federale, un referendum finanziario potrebbe impedire che costosi progetti di prestigio vengano accettati da maggioranze pre-costituite. E altri progetti, come l’attuale finanziamento dei nuovi aerei da combattimento, andrebbero incontro a dibattiti e referendum popolari.

Vi sono però anche argomenti contrari: per esempio l’allungamento dei tempi di realizzazione, oppure il rischio che spese importanti per il paese diano luogo a dibattiti passionali, più che ragionati. Oggi le Camere ritengono sufficienti le pressioni politiche, con i mezzi a disposizione, per tenere le spese entro limiti accettabili. Ma quelle per il personale sembrano sfuggire alla regola.