Il negazionista Bolsonaro barcolla

Coronavirus e crisi economica continuano a martoriare il Brasile mentre esplode la rabbia contro il presidente che ha perso il sostegno della Casa Bianca
/ 01.02.2021
di Angela Nocioni

Ora che Donald Trump non è più alla Casa Bianca, il suo emulo che a Brasilia tentava di scimmiottarne i gesti se la sta passando piuttosto male. Ben 60 diverse richieste di impeachment contro il presidente Jair Bolsonaro sono sul tavolo del Congresso brasiliano. In Brasile l’unica possibilità per cacciare un presidente dal suo ruolo prima della fine del mandato, che per Bolsonaro scade a fine 2022, è riuscire a farlo processare in Parlamento. La negazione dell’epidemia di Coronavirus, che nel Paese ha causato finora più di 200’000 morti accertati e 9 milioni di contagiati, ha messo contro l’ex militare umorale dalle tendenze autoritarie anche quella parte di popolazione a cui è piaciuta finora la sua propaganda fitta di slogan di destra estrema.

Il presidente è in caduta libera nei sondaggi e il Brasile è in piena crisi politica e sociale. All’insofferenza per le difficoltà dell’economia, aggravate dal crollo dei prezzi delle materie prime di cui il Paese è esportatore (anche se il Fondo monetario internazionale ha rivisto le sue stime e prevede una crescita del 3%), si somma nei cittadini lo sgomento per la folle decisione governativa di ignorare l’epidemia gravissima di Covid-19. Bolsonaro si è infatti rifiutato di affrontare l’emergenza. E la proporzione tra morti con Coronavirus diagnosticato e popolazione totale è ormai ufficialmente di 1 a 1’000. Le cifre reali sono ancor più gravi perché moltissime sono le persone che muoiono senza aver messo piede in ospedale e quei decessi non vengono considerati.

La notizia che il Governo sapeva da giorni della fine delle scorte di ossigeno da somministrare ai malati negli ospedali in Amazzonia e ha deliberatamente deciso di non intervenire ha fatto esplodere la rabbia. Si moltiplicano le iniziative contro il presidente. Le opposizioni (Partito dei lavoratori e Psol essenzialmente) hanno convocato negli ultimi giorni manifestazioni per chiedere l’impeachment. Non potendo scendere in strada in corteo, causa virus, le proteste si sono trasformate in una serie di carovane di auto strombazzanti. Nonostante la mobilitazione generale, le possibilità concrete che l’impeachment vada in porto sono per ora minime, bloccate dalla deliberata intenzione del presidente della Camera Rodrigo Maia, sul cui tavolo finiscono le richieste di processare il presidente, di non volerne prendere in considerazione nemmeno una. Maia è agli sgoccioli del suo periodo alla presidenza della Camera, ma nessuno dei candidati a succedergli sembra intenzionato a imbarcarsi nell’impresa di dar via alla discussione su un’eventuale messa alla sbarra del presidente.

Non è detto che il clima politico non obblighi il suo successore a farlo. Spia politica del mutamento di alleanze sotterranee tra i poteri che hanno mantenuto finora Bolsonaro a cavallo è il fatto che molti dei gruppuscoli di estrema destra che si misero a disposizione nel 2016 per far processare l’ex presidente Dilma Rousseff per un reato fiscale, si stanno muovendo per far fuori per la stessa strada Bolsonaro. Qualora Bolsonaro fosse rimosso, lo sostituirebbe fino a fine mandato il suo vice, il generale Hamilton Mourão. Il che non fa fremere d’entusiasmo l’opposizione, che si ritroverebbe comunque di fronte lo stesso blocco di potere fino a scadenza naturale della legislatura.

Nel frattempo il Tribunale supremo, massima autorità giudiziaria brasiliana, ha aperto un’inchiesta contro il ministro della Sanità (il terzo dall’inizio della pandemia). Si tratta del generale Eduardo Pazuello, di recente spedito in tutta fretta in Amazzonia dove finalmente sta cominciando ad arrivare l’ossigeno per una minima parte dei bisognosi di terapia intensiva.

Il fatto che Trump non sia più alla Casa Bianca è causa di grande preoccupazione nel «clan Bolsonaro» (il presidente governa in realtà delegando, del tutto al di fuori delle norme, il potere ai suoi tre figli maschi) che nella uscente amministrazione statunitense ha sempre cercato protezione. Dopo che l’account del presidente uscente degli Stati uniti è stato bloccato da Twitter, Bolsonaro ha invitato i suoi sostenitori a lasciare Twitter e iscriversi al social Parler, strumento molto usato dal sovranismo estremo americano, poi sospeso. Lui e i suoi figli utilizzavano Parler già da qualche mese. Il figlio del capo dello Stato, il deputato Eduardo Bolsonaro – che presiede la commissione Esteri della Camera dei deputati e che recentemente è stato ricevuto alla Casa Bianca dalla figlia di Trump, Ivanka – ha pubblicato l’immagine di Trump come foto del suo profilo su Twitter.

Arrivi o no a fine mandato Bolsonaro, chi si appresta a sfilargli la carica alle prossime elezioni? Con tutta probabilità Sérgio Moro. L’ex giudice con arie da sceriffo giustiziere che accettò di essere nominato ministro della Giustizia da Bolsonaro, si prepara da tempo a tentare l’ascesa alla presidenza della Repubblica e per riuscirci s’è dato da fare con successo per annientare gli ostacoli sul suo cammino: prima, da giudice di primo grado nell’oscura procura di Curitiba, l’ex presidente e padreterno della sinistra brasiliana Lula da Silva e poi lo stesso Bolsonaro, minacciato più volte di denunce varie, che mai sarebbe arrivato al governo se l’allora giudice Moro non gli avesse provvidenzialmente tolto di mezzo, in piena campagna per le presidenziali del 2018, il candidato Lula, dato per favorito al primo turno da tutti gli istituti di sondaggio.