Il misterioso omicidio di una spia

Delitti irrisolti, prima puntata: chi era Daniel Forestier, ex agente segreto francese trovato senza vita nel 2019 in Alta Savoia
/ 21.08.2023
di Andrea Galli

In morte di Daniel Forestier, ex agente segreto francese trovato senza vita nel 2019 in un parcheggio dell’Alta Savoia. Storia d’intrighi, storia di enigmi, storia di doppio e financo triplogiochisti. Storia di cold case, ovvero un «delitto a pista fredda»: quando il killer rimane anonimo e crede di godere del vantaggio del tempo che scorre. Inizia proprio con Forestier una serie per contrastare la dimenticanza. Andremo a conoscere le vittime e cercare gli indizi lasciati dagli assassini. Seguiteci.

Poco, quasi nulla s’è scritto su questo segreto di Stato – anzi di Stati – e nel poco manca un dettaglio. Basilare. Forestier, ex paracadutista del corpo d’élite del 13esimo Reggimento Dragoni e incursore in missioni estreme dalla guerra del Golfo a quella civile a Mogadiscio, dal Congo al Ciad, ma soprattutto ex agente del Dgse, il Servizio informazioni all’estero della Francia, era andato in pensione a Lucinges, Alta Savoia, mezz’ora di macchina da Ginevra. Proprietario e gestore dell’unico bistrot del paese di 1500 abitanti. Ritmi blandi e pacifici, finalmente vicino alla moglie e ai due figli dopo svariate assenze. Forse una mera copertura. L’ennesima. Nel 2018, un anno prima di venir assassinato a Ballaison – ancora una piccola comunità, 18 chilometri più in basso sulla mappa tra Svizzera e Alta Savoia – ed eccoci al dettaglio inedito, Forestier era sceso con quattro uomini da un volo privato nell’aeroporto di Bolzano. Lo scalo è fra i minori in Italia, a perenne rischio di chiusura: scarso numero di passeggeri, scarsi introiti rapportati ai costi ma strategico per chi deve «trafficare» (la sorveglianza è relativa). Dicevamo dei quattro uomini al fianco di Forestier: francese lui e francesi loro. Però quel giorno, pur dinanzi a probabili e innocui manager, giacca e cravatta e 24 ore, gli agenti doganali avevano chiesto i documenti. E a differenza degli altri, l’ex spia, 58 anni, aveva esibito al varco il passaporto diplomatico come se non avesse affatto chiuso col passato operativo al servizio del Governo francese. Al contrario. E infatti il suo omicidio, nel tardo pomeriggio del 21 marzo 2019, a oggi buio assoluto – mancano i mandanti, gli esecutori, il movente – fu opera di professionisti. Sicari a pagamento.

In un decesso cagionato da armi da fuoco, tre sono i tempi della morte: una cessazione immediata, rapida oppure ritardata delle attività motorie. Quella immediata, come nel caso di Forestier, viene innescata dalla devastazione del proiettile di aree fondamentali per la vita quali il cervelletto e il mesencefalo. Le cinque pallottole lo raggiunsero proprio in quei punti e, in aggiunta, al cuore. Forestier s’accasciò a quattro metri dalla sua utilitaria, una Peugeot 107 ferma in un parcheggio sterrato al limitare di un bosco. Un luogo appartato, sicuro. Daniel Forestier sarebbe, forse con un pensiero banale, un libro. Non fosse che già lui ne scriveva. Avventure e operazioni romanzando il variegato pregresso personale e la supplementare militanza nei commando clandestini dei Servizi segreti. Di quelli in cui, in fase di annuncio della missione, i capi ripetono la frase: dovesse andar male qualcosa, avete agito di vostra iniziativa.

Forestier era appena riemerso illeso da indagini contro una squadra del Dgse accusata d’aver tramato a favore di Denis Sassou Nguesso, militare, longevo presidente della Repubblica del Congo e un dichiarato massone affiliato alla Gran Loggia francese. Secondo gli inquirenti, una squadra avrebbe dovuto freddare Ferdinand Mbaou, di Sassou Nguesso acerrimo rivale, e a sua volta in esilio in Francia. La giustizia accertò le responsabilità di quel commando accusando Forestier d’essere stato incaricato di procurare armi ed esplosivi. Un suo sodale, Bruno S., transitato dalla Dgse a un lavoro da investigatore privato, rimediò il carcere. Non Forestier. Forse perché davvero innocente; forse perché aveva alte protezioni. Magari Nursultan Nazarbayev.

Nazarbayev è l’ex presidente del Kazakistan. Ha tre figlie: Dariga, Dinara, Aliya alle quali sono accostate esclusive proprietà immobiliari a Ginevra. La secondogenita Dinara vanta una ventennale presenza in Svizzera. Secondo il quotidiano «Le Monde», Forestier era il capo delle sue guardie di sicurezza. I sicari dell’ex spia si sono mossi attraverso la Svizzera prima e dopo l’omicidio? Forse non ci interessa, anche perché avranno agito sotto copertura. Dobbiamo piuttosto prestare attenzione a quattro elementi. 1) Da nessuna parte come in Congo esistono miniere di Coltan, il minerale utilizzato nella produzione di apparecchi elettronici. 2) Come ricostruito da inchieste giornalistiche, Nazarbayev ha avuto ingenti interessi in quelle miniere. 3) Delle sorelle, Dinara vanta le maggiori capacità imprenditoriali e diplomatiche, i più estesi e consolidati giri di potenti relazioni. 4) La medesima donna è la seconda moglie del connazionale Timur Kulibayev, oligarca e fra i soci di maggioranza del colosso bancario Halyk bank protagonista di investimenti in Africa. A questi elementi dobbiamo aggiungere quelli già narrati.

Nelle esistenze prima da paracadutista poi da spia, Forestier ha trascorso lunghi periodi anche in Congo. Per la Procura di Lione, che coordinò l’inchiesta, sarebbe acclarata la sua partecipazione al piano per eliminare Mbaou. Un ultimo elemento: già nel 2015, il dissidente congolese, alloggiato a Bessancourt, 7mila residenti nel Nord della Francia, era scampato a un omicidio. Un unico killer in azione. Chi era? Mai scoperto.

La mattina di quel 21 marzo 2019 Forestier aveva avvisato la moglie che sarebbe rincasato in ritardo: lo aspettava una vecchia conoscenza, residente sempre nell’Alta Savoia. Interrogato dai poliziotti, l’amico negò ogni appuntamento in programma. Sulla scena del crimine, i killer – che si ipotizzò essere due, a bordo di una macchina – non recuperarono i bossoli. Se è vero che i componenti di una munizione sono come un’impronta digitale, unici e associabili soltanto a una pistola, le armi utilizzate nel parcheggio sterrato contro Forestier compongono arsenali mai registrati. Sul bistrot a Lucinges, buen retiro e simbolo della rinascita di Forestier, vera o falsa che fosse, auspicata oppure solamente esibita, l’insegna in lingua francese: «L’escapade». Ovvero «la fuga». Da chi, da cosa, da quanto? I segreti e parimenti i misteri di Stato sovente sono eterni. Forse. Esistono altre piste. Le batteremo.