Il mandato più difficile

Angela Merkel – La cancelliera tedesca si ripresenta alle elezioni del 2017
/ 28.11.2016
di Marzio Rigonalli

A dieci mesi dalla fine del suo terzo mandato, Angela Merkel è scesa in campo per dichiarare la sua disponibilità ad assumere un quarto mandato. La sua candidatura verrà confermata fra pochi giorni dal congresso del suo partito, la CDU, e trova il consenso anche dell’alleato conservatore bavarese, la CSU. Dopo quasi dodici anni passati alla guida del governo tedesco, la cancelliera si proietta dunque verso i record di permanenza al potere detenuti da due suoi predecessori, pure membri della CDU: 14 anni per Konrad Adenauer (1949-1963), il primo cancelliere eletto dopo la Seconda guerra mondiale, e 16 anni per Helmut Kohl (1982-1998), il suo padre politico.

La decisione di voler affrontare un quarto quadriennio ha un forte impatto sul piano interno, ovviamente, ma anche a livello internazionale.

Sul piano interno, Angela Merkel può appoggiarsi su situazioni e dati che le sono chiaramente favorevoli. Innanzitutto, l’assenza di forti competitori, sia all’interno del suo partito che tra le altre formazioni politiche. I principali rivali della CDU, i socialdemocratici, non hanno ancora designato il loro candidato, ma non hanno un leader capace di mettere in difficoltà la cancelliera. Tra gli altri partiti, i Verdi, i Liberali, la Sinistra e l’Alternativa per la Germania (AfD), non emerge una personalità che possa puntare alla guida del governo. In secondo luogo, un bilancio economico positivo. La disoccupazione è bassa, i salari aumentano, le finanze pubbliche sono in ordine e le prospettive risultano incoraggianti. Infine, Angela Merkel può ancora contare su un buon tasso di popolarità. Secondo l’ultimo sondaggio più della metà dei tedeschi auspica che rimanga alla guida della Germania.

Il percorso verso le nuove elezioni, però, non sarà una passeggiata. La stessa cancelliera ha dichiarato che sarà difficile, più difficile delle tre precedenti elezioni. Per più motivi. Un po’ perché la sua gestione dell’immigrazione – un misto di idealismo e di pragmatismo – ha creato molto scontento che poi si è tradotto in alcune sconfitte elettorali regionali. La più simbolica è stata quella avvenuta il 4 settembre nel Meclemburgo-Pomerania-Anteriore, il feudo elettorale della Merkel, dove la CDU è arrivata terza, preceduta dall’SPD, prima, e dall’AfD, seconda. Un po’ perché i rapporti con la CSU, l’alleato bavarese, rimangono tesi proprio a causa dell’immigrazione. La CSU continua a chiedere maggiore intransigenza e un tetto massimo di 200mila immigrati all’anno. Infine, un po’ perché la cancelliera dovrà far fronte all’onda populista che è arrivata anche in Germania con l’AfD. Questo partito di estrema destra è sulla scena politica soltanto da tre anni, ma è già presente in dieci dei sedici parlamenti regionali ed i sondaggi prevedono che possa diventare la terza forza politica del paese.

Resta quindi da vedere se Angela Merkel, forte della sua esperienza e dei buoni risultati che ha ottenuto fin ora, riuscirà a superare questi ostacoli, ai quali bisogna aggiungere anche il bisogno di un rinnovamento dei dirigenti politici presente nella popolazione.

A livello internazionale, la scelta fatta dalla cancelliera tedesca rappresenta un fattore di stabilità in una scena piena di conflitti, di contrasti e di incognite. Angela Merkel appare come l’unico leader che possa rendersi garante dell’unità europea. Intorno a lei vi sono capi di Stato, di governo o di partito, deboli, populisti o su una rotta autocratica. La Russia ha Putin, la Turchia Erdogan, l’Ungheria Orban, la Francia Hollande, immerso in una situazione di grande debolezza, la Gran Bretagna Theresa May, ormai concentrata sulla Brexit, l’Italia Renzi, alle prese con una lunga serie di problemi interni, e poi ci sono diversi leader populisti che bussano alla porta del potere, come Marine Le Pen in Francia, Geert Wilders in Olanda, o Norbert Hofer in Austria. A questo quadro poco stimolante si è aggiunta l’incognita Trump, ossia la più totale incertezza su quelle che saranno le scelte internazionali, politiche, militari ed economiche del nuovo presidente americano.

Visti dall’Europa i problemi che vanno risolti nell’immediato futuro sono giganteschi. Bisogna gestire il flusso dei migranti, trovare una soluzione alla Brexit, difendere l’euro, contenere l’espansionismo militare russo, tutelare la posizione politica ed economica del Vecchio Continente sul piano internazionale, e preservare le relazioni tra l’Europa e gli Stati Uniti. Queste relazioni, soprattutto, sono fondamentali per il futuro del nostro continente. Sono in gioco non soltanto una solida alleanza militare e intensi scambi economici, bensì anche una forte comunità di valori legati alla democrazia e alle libertà individuali. E la cancelliera tedesca sembra l’unica in grado di risolvere o perlomeno di cercare soluzioni adeguate a tutti questi problemi.