«Togliere ai ricchi per dare ai poveri». Questo era il motto, o perlomeno così dice la leggenda, di Robin Hood, durante il regno di Riccardo Cuor di Leone, nell’Inghilterra del Basso Medioevo. L’iniziativa sulla quale saremo chiamati a votare, di primo acchito, sembrerebbe ricalcare questa filosofia.
Ma non siamo più nel Medioevo e le cose, nel frattempo, si sono complicate, soprattutto dal punto di vista fiscale. Tassare i redditi, ovvero i salari, i profitti da capitale e le rendite fondiarie, non è una pratica tanto antica. Per convenzione si prende come data d’inizio di questa pratica il 1799, nell’Inghilterra del Primo Ministro William Pete il Giovane, il quale introdusse la «income tax». In precedenza, le tasse venivano prelevate sul patrimonio, quella che oggi chiamiamo fiscalmente sostanza. Le imposte sui redditi erano secondarie. Oggi è l’inverso. Il reddito è la voce primaria. E la Svizzera fu tra i primi paesi ad introdurre questa pratica, e più precisamente nel 1840, con Basilea Città come pioniere, presto seguito da altri cantoni. L’ultimo cantone fu Glarona, nel 1970.
L’iniziativa in questione è denominata «Sgravare i salari, tassare equamente il capitale». Ma per comodità viene chiamata iniziativa «99%» dal fatto che, secondo chi propone la modifica, il 99% della popolazione beneficerebbe di uno sgravio fiscale, tassando maggiormente il rimanente 1%, che dovrebbe corrispondere ai più abbienti.
In pratica si chiede di tassare i redditi da capitale in misura maggiore di quanto si faccia oggi e questo a beneficio dei redditi da lavoro, lo stipendio in poche parole, perché si potrebbero abbassare le aliquote su questi ultimi.
Per redditi da capitale si intendono i redditi derivanti da interessi, locazione, dividendi o utili conseguiti dalla vendita di titoli o terreni. Ma anche una parte del reddito conseguito da indipendenti può essere considerata reddito da capitale. Oggi tutti questi tipi di reddito sono imposti integralmente, con diversi distinguo ad esempio per i dividendi. Se si possiede almeno il 10% dell’azienda i dividendi non vengono tassati nella loro totalità. Come mai? Semplice. I dividendi derivano dall’utile, il quale è già tassato in seno alla società. Una doppia imposizione che si vuole mitigare. Naturalmente, vista la natura della Svizzera, la materia fiscale è prevalentemente di competenza cantonale e comunale, con le diverse realtà che spesso divergono, e non di poco. Il tema in votazione, infatti, riguarda la tassazione a livello federale.
Per gli iniziativisti l’attuale sistema non è sufficiente. In concreto si chiede che sopra una determinata soglia si deve conteggiare il reddito da capitale una volta e mezza l’effettivo valore. Un esempio: se si consegue un reddito da capitale di 150’000 franchi, ad esempio per degli affitti, i primi 100’000 franchi vengono tassati integralmente, ma per i seguenti 50’000 si deve aumentare questa cifra del 50%, portandola a 75’000.
Insomma, come se si fossero incassati 25’000 franchi in più. La soglia di 100’000 franchi è puramente esemplificativa. Se dovesse essere accettata l’iniziativa, sarebbe il Parlamento a stabilire sopra quale importo si applicherebbe il metodo «una volta e mezza».
Questi i dati oggettivi. Come è la situazione attuale, e come la si vorrebbe modificare.
Vediamo adesso quali sono le motivazioni di questa richiesta portate avanti dal comitato d’iniziativa e quali sono gli argomenti contrari ad una simile modifica.
La prima motivazione a favore è quella secondo la quale chi vive di rendita diventa sempre più ricco in quanto il divario con i salariati aumenta. Salariati, sempre secondo gli iniziativisti, che vedono erodere il loro potere d’acquisto, visto il crescente aumento di affitti e premi di cassa malati. Altro punto il fatto che questi redditi da capitale non necessariamente confluiscono nell’economia, ma per una gran parte finiscono nella speculazione finanziaria. Se una quota di questi redditi finisse nelle tasche dei salariati, ne beneficerebbe tutta l’economia, visto che questi soldi verrebbero spesi.
Si dice inoltre che «i ricchi» siano privilegiati, in quanto i redditi vengono tassati in misura minore rispetto ai salari. Pagano solo sul 70% del reddito da capitale, mentre i salariati sul 100%.
Ultimo punto citato con l’iniziativa si vuole imporre in «maniera più equa» i grandi azionisti e si sgraverebbe il 99% della popolazione. Le maggiori entrate sarebbero utilizzate, ad esempio, riducendo i premi di cassa malati per chi è in difficoltà, o aumentando i contribuiti alle strutture per l’accudimento dei bambini.
Queste le motivazioni degli iniziativisti.
Il Consiglio Federale e il Parlamento invece invitano a respingere l’iniziativa. Vediamo dunque il perché.
In Svizzera il reddito viene già distribuito in modo equo, nel raffronto internazionale. Questa iniziativa metterebbe in pericolo l’attrattiva della piazza finanziaria elvetica e indebolirebbe l’incentivo al risparmio. Il capitale è importante per i posti di lavoro e chi prospera non deve essere ostacolato con più imposte.
Questa iniziativa genera ingiustizie, in quanto chiede più tasse per il reddito da capitale rispetto a quello da lavoro. Ma il capitale non si crea da solo, deriva da prestazioni. Il reddito di queste prestazioni viene poi risparmiato, creando il capitale.
Sempre secondo il Consiglio Federale e il Parlamento, vi è una minaccia per i posti di lavoro. Si riduce l’incentivo a creare il capitale e senza capitale non si creano aziende, soprattutto start-up. Non si fanno investimenti nelle aziende, e come conseguenza non si creano posti di lavoro.
Altro punto è l’indebolimento della piazza finanziaria svizzera. La fiscalità è un elemento importante nella scelta del luogo dove vivere e in Svizzera il capitale è già tassato in modo piuttosto importante, sempre nel raffronto internazionale. Così come i dividendi, se non vi è la già citata partecipazione di almeno il 10% nell’azienda. Ultimo punto il fatto che l’iniziativa è troppo vaga. Non si capisce quale sarà la soglia dalla quale applicare il metodo «una volta e mezza» e non è detto che si raggiungano i risultati sperati in termini di ridistribuzione.
Queste le argomentazioni pro e contro. Come sempre al popolo l’ultima parola.