Nel 2018 in Ticino si guadagnava in media il 18% in meno rispetto al resto della Svizzera – un fatto riportato da tutti i media. Da questo segue, secondo la narrativa dominante in Ticino, che i Ticinesi guadagnano per lavori uguali così tanto di meno e sono svantaggiati rispetto ai confederati oltre Gottardo. Di conseguenza gli altamente qualificati, giovani e non, emigrano e vengono sostituiti da lavoratori frontalieri con bassa qualifica in settori a forte impronta manifatturiera. Conclusione di questa mitologia: bisogna privilegiare la mano d’opera indigena, alzare gli stipendi e attirare attività economiche ad alto valore aggiunto. Vogliamo dimostrare, in tre momenti, che i fatti dicono tutt’altro, ovvero che a) in attività paragonabili e in termini reali i Ticinesi (in realtà i residenti svizzeri in Ticino) non guadagnano di meno degli Svizzero tedeschi; che b) la grande differenza statistica viene dai salari molto bassi pagati ai frontalieri e in modo minore ai residenti stranieri; e che c) in una prospettiva dinamica lo sviluppo della struttura salariale con salari alti crescenti sopra la media, e quelli bassi stagnanti, muovono l’economia verso una struttura tipica per economie competitive, contraddistinta da una polarizzazione del mercato del lavoro con lavori altamente qualificati e lavori a bassa qualifica, che prevalgono sulle qualifiche intermedie professionali.
Un dato soggetto a molte discussioni in Ticino è la forte differenza salariale rilevata dalla statistica pubblica rispetto alla Svizzera tedesca. In effetti, la differenza in termini medi assoluti risulta del 18% (colonna 1 in figura 1) considerando tutta la forza di lavoro in aggregato, ovvero CHF 7680 in media in Svizzera tedesca e CHF 6306 in media in Ticino. Dato che questa media è composta dai salari dei residenti svizzeri, dei residenti stranieri e dei frontalieri, occorre scomporla per aver un’idea di quanto siano effettivamente svantaggiati i Ticinesi, rispettivamente i residenti svizzeri in Ticino. Considerando la seconda colonna si osserva che sono i lavoratori frontalieri nella Svizzera italiana a guadagnare il 36% in meno rispetto ai frontalieri della Svizzera tedesca – un divario enorme che rispecchia soprattutto il livello salariale diverso nei rispettivi Stati confinanti, e in misura minore, qualifiche richieste diverse. Sempre nella media, e senza distinguere per qualifiche richieste, i residenti stranieri guadagnano in Ticino il 12% in meno di quelli in Svizzera tedesca. Diventa chiaro che il grande divario tra salari in Ticino e nella Svizzera tedesca è causato in gran parte dei salari più bassi pagati agli stranieri, soprattutto quelli frontalieri. In effetti, se si guarda l’ultima colonna nel grafico 1 si nota che la differenza risulta essere del 7% per i lavoratori svizzeri, cioè i Ticinesi, un valore decisamente inferiore al di solito citato 18%. Però, prima di concludere sulla differenza effettiva, bisogna considerare la differenza strutturale nei salari così come il costo della vita in Ticino e oltralpe.
Mettendo in relazione le regioni svizzere, occorre relativizzare ed evidenziare alcuni punti importanti. In effetti, nelle diverse regioni ci sono differenti condizioni strutturali che derivano ad esempio da una diversa distribuzione dei settori economici, da una diversa presenza di aziende grandi o piccole e in generale da diverse qualifiche e competenze. Per scorporare l’effetto di tali fattori si può utilizzare un’equazione che utilizzi le caratteristiche sopracitate come variabili esplicative del valore dei salari. In tal modo le stime dei salari possono essere filtrate di questi fattori di influenza e si può identificare la semplice differenza di salario dovuto a fattori geografici. Studi precedenti hanno dimostrato che il differenziale salariale effettivo tra il Ticino e il resto della Svizzera, cioè quello non dovuto a fattori non strutturali e identificabili, dimezza il valore di partenza, arrivando ad una differenza sotto il 4%.
Inoltre, uno studio dell’IRE risalente al 2016 ha dimostrato che il potere d’acquisto per i consumatori Ticinesi è superiore rispetto alla Svizzera tedesca. Gli autori dello studio hanno calcolato un indice dei prezzi regionale basandosi sui prezzi disponibili per la metà del paniere di merci, mentre per il resto hanno dovuto ricorrere a tre scenari, variando progressivamente i prezzi proporzionalmente al costo delle categorie direttamente osservabili dei prezzi, del costo dell’elettricità, e di quello degli affitti. I risultati hanno trovato per il Ticino prezzi inferiori con una differenza rispetto alla Svizzera tedesca che va da un valore superiore al 10% fino al 5%. Risulta quindi che in termini di salario reale, gli svizzeri in Ticino non si distinguono da quelli di oltralpe, visto che la differenza del 4% del differenziale salariale viene compensato dal maggiore potere d’acquisto. Dunque, i Ticinesi guadagnavano nel 2018 in media e in termini reali lo stesso stipendio degli svizzeri tedeschi. Un altro fattore che incide positivamente sul potere d’acquisto dei residenti in Ticino è la possibilità di fare acquisti oltre confine, una spesa che secondo uno studio della Credit Suisse ammontava a 532 milioni di franchi nel 2017.
Per descrivere in modo più dettagliato il divario salariale rilevato per l’anno 2018 in Ticino, occorre considerare l’evoluzione temporale delle distribuzioni salariali distintamente per le varie categorie di permessi di soggiorno. In effetti, le distribuzioni salariali si sviluppano in maniera diversa per gli svizzeri (figura 2a), gli stranieri residenti (figura 2b) e i frontalieri (figura 2c).
I lavoratori ticinesi, che nel 2018 erano 118’600, si sono visti aumentare il loro salario mensile nel lungo periodo. I più avvantaggiati erano i lavoratori indigeni con i salari maggiori, infatti i loro stipendi sono cresciuti del 12-15%, da confrontare con l’aumento dell’8-10% per gli svizzeri con i salari più bassi in Ticino nel decennio illustrato. Questa crescita non omogenea delle varie fasce di salariati ticinesi (le più basse hanno riscontrato addirittura un calo negli scorsi due anni) ha portato ad un divario salariale maggiore. Il quarto dei ticinesi con gli stipendi più alti ha avuto un aumento salariale in percentuale che è stato maggiore di quello dei lavoratori con gli stipendi più alti del resto della Svizzera. Riassumendo quindi si può affermare che gli svizzeri in Ticino hanno vissuto un’evoluzione economica positiva, con segnali di stagnazione nello scorso biennio ed un’apertura della forchetta salariale negli ultimi anni considerati della serie storica.
Considerando in dettaglio l’evoluzione dei salari per gli stranieri con residenza nel Canton Ticino (figura 2b), si nota, diversamente dai ticinesi, che tutte le fasce salariali sono cresciute meno fortemente nel lungo periodo e hanno registrato un calo maggiore dei salari negli ultimi due anni, rispetto ai ticinesi. Il livello salariale più basso degli stranieri residenti e la maggiore competizione di loro con la manodopera frontaliera (in termini di livello formativo e mansioni svolte) porta a questa controtendenza – che si notava anche per le fasce salariali basse dei ticinesi. Sono quindi loro, anche se molto meno fortemente dei frontalieri, a contribuire al divario salariale tra Svizzera tedesca e Ticino.
Per quanto riguarda i lavoratori frontalieri (che nel 2018 in Ticino erano 67’300) invece non si notano cambiamenti sostanziali né del livello, né della distribuzione delle fasce salariali in termini nominali (figura 2c). Tuttavia, a causa dell’apprezzamento del Franco svizzero negli anni considerati, i frontalieri hanno beneficiato di una crescita in termini reali dei salari di qualche punto percentuale per anno. I lavoratori frontalieri poi, a loro volta, hanno in Italia, dove risiedono, un costo della vita minore rispetto al Ticino, e dunque il loro potere d’acquisto è superiore. Per il confronto con la Svizzera tedesca, dove gli stessi frontalieri si sono visti aumentare lo stipendio anche a livello nominale, analogamente alla forza di lavoro indigena, questa stagnazione nel lungo periodo ed il calo più forte degli stipendi di tutte le fasce salariali dei frontalieri sono stati i maggiori responsabili del differenziale tra il Ticino e la Svizzera tedesca riportato nelle statistiche. A dare ulteriore peso a questo effetto è il numero relativamente importante di frontalieri sulla forza di lavoro intera in Ticino, sempre in confronto alla Svizzera tedesca.
In conclusione, si può dire che i lavoratori Ticinesi, al netto delle variabili considerate, ottengono una remunerazione di lavoro al passo con la Svizzera tedesca. I lavoratori frontalieri in Ticino invece guadagnano molto di meno che in tutte le altre regioni della Svizzera e ottengono salari bassi anche in confronto dell’intera forza di lavoro ticinese, infatti nel 2018, il 75% di loro guadagnava salari al disotto della mediana del Ticino. Anche per i lavoratori stranieri vale in parte la stessa dinamica, in particolare per quanto riguarda i lavoratori delle fasce salariali più basse. Il mercato del lavoro ticinese, dunque, attira stranieri e frontalieri, anche con qualifiche alte, che sono pagati meno dei corrispettivi lavoratori ticinesi, e che garantiscono una crescita per le fasce salariali più alte di questi ultimi.
Esiste una spiegazione? Quali sono gli effetti strutturali di questa dinamica? In genere si è sempre data una interpretazione legata alla stagnazione della produttività, cioè al rapporto tra il prodotto e l’insieme dei fattori di produzione che hanno concorso a produrlo. Non aumentando, non potevano aumentare i salari, che dovrebbero remunerare il fattore della produzione lavoro.
L’andamento notato nondimeno nelle fasce alte dei lavoratori ticinesi fa emergere anche un’altra spiegazione. Come riscontrato da numerose ricerche, negli ultimi anni l’aumento della complessità dei fattori produttivi nelle economie avanzate ha portato a cambiamenti nella domanda di lavoro, che a loro volta hanno comportato una marcata «polarizzazione» delle opportunità di lavoro tra le professioni. Ciò ha portato ad una crescita occupazionale concentrata in lavori relativamente ad alta qualifica, con salari elevati e in lavori poco qualificati e con salario basso – a spese di lavori di «abilità media». Questa polarizzazione è stata rilevata anche in Ticino, dove negli ultimi dieci anni si è riscontrato un aumento dei lavori ad alta e bassa qualifica (rispettivamente +8,7 e +1,6%) e un declino dei lavori a media qualifica (–10,3%). Questo concorre a spiegare l’andamento differenziato dei salari dei lavoratori ticinesi nelle fasce più alte e più basse della distribuzione, e sono fattori che contraddistinguono un’economia competitiva e aperta.