Guedes, il liberista venuto dal Cile

Brasile – È uno degli strateghi dell’economia cilena degli anni’80 sotto Pinochet
/ 19.11.2018
di Angela Nocioni

Intervento statale minimo, possibilmente nullo, ma solo per le merci. Per il resto lo Stato controlla tutto e il potere centrale mantiene l’ordine con il pugno di ferro, con tanti saluti al rispetto delle libertà individuali.

Eccola qua la ricetta del nuovo corso del Brasile: autoritarismo in politica e liberismo sfrenato in economia. Le merci sono libere, le persone molto meno. Niente di nuovo per l’America latina che conosce già questa ricetta, usata dalle dittature militari negli anni Settanta, applicata con rigore certosino nel Cile di Augusto Pinochet. Ed è lì, nel Cile di Pinochet, nell’officina del pensiero liberista puro in economia applicato con tutto il rigore possibile in una dittatura a capo unico, che il nuovo governo d’ultradestra del Brasile prende spunto ora.

Il neopresidente brasiliano Jair Bolsonaro non nasconde la sua ignoranza in economia, gli sarebbe troppo difficile farlo. Non a caso non ha tracciato un programma economico nemmeno elementare durante la campagna elettorale, nella quale, per la verità, è rimasto vago su tutto tranne che sull’intenzione di dare mano libera alle varie polizie perché possano sparare per uccidere a loro discrezione.

Per le questioni economiche e finanziarie Bolsonaro si affida a occhi chiusi a un uomo pescato nel giro degli economisti formatisi nel Cile pinochettista, Paulo Guedes, nato a Rio de Janeiro nel 1949, studi di specializzazione a Chicago, con l’impronta teorica del pensiero liberista per eccellenza di Milton Friedman applicato poi nel laboratorio di sperimentazione economica che fu Santiago del Cile durante il regime di Pinochet.

Il suo programma, per il poco che si è saputo finora, prevede innanzitutto la privatizzazione di tutte le imprese statali. Compresa l’azienda petrolifera Petrobras, l’impresa pubblica più grande del Continente, paralizzata al momento dopo la rimozione per via giudiziaria della sua intera dirigenza e con quasi tutti i contratti congelati dall’inchiesta dell’ex giudice Sergio Moro che, appena Bolsonaro ha vinto le elezioni, ha mollato l’inchiesta con cui ha fatto politicamente fuori i vertici del Partito dei lavoratori incluso l’ex presidente Lula (incarcerato poco prima delle elezioni presidenziali per le quali era dato come favorito con ampio margine su Bolsonaro da tutti i sondaggi) e ha accettato l’incarico di super ministro della Giustizia con un’inedita quantità di deleghe.

Insieme a Sergio Moro sarà quindi Paulo Guedes a governare il Brasile nel prossimo futuro, molto più di Bolsonaro visto che, alla fine, per comandare con qualche efficacia bisogna pur conoscere ciò che si sta ordinando, .

Per capire chi sia questo signore brasiliano di nascita e cileno di adozione bisogna andare a chiedere a Santiago. Lì se lo ricordano come uno di quelli della stretta cerchia di Jorge Selume Zaror, ex responsabile del Bilancio dei tempi di Pinochet, direttore agli inizi degli anni Ottanta della Facoltà di Economia dell’Universidad de Chile, l’ateneo pubblico più antico del Paese. Fu un suo invito diretto a portare Guedes a Santiago. Lì assistette da vicino all’esperimento compiuto dai Chicago Boys nella società cilena, esperimento che il loro regista a Santiago, Sergio de Castro, consigliere della giunta militare dal 1973, poi ministro dell’Economia, raccontava in sintesi così: prendere un paese con grandi ricchezze naturali, imporgli una serie di misure di stretta osservanza liberista e senza correttivi che ne attutiscano l’impatto sociale sulle fasce più deboli, riuscire a dargli la scossa e vedere come va.

È da Sergio de Castro che Paulo Guedes ha imparato la traduzione dei princìpi teorici di Friedman in provvedimenti pratici. Dopo il 1975 Sergio de Castro ebbe carta bianca dal regime per metter mano al Paese. Pinochet era stato infatti galvanizzato dalla frase di Milton Friedman «i provvedimenti vanno presi sempre in forma radicale perché se vuoi tagliare la coda al cane è meglio tagliarla tutta insieme che tagliargliela un pezzetto alla volta». Aveva messo da parte le sue perplessità sui tecnocrati e aveva affidato a de Castro la macchina economica cilena. Guedes arriva in Cile negli anni Ottanta, quando i Chicago Boys non occupano più le prime linee, ma le loro ricette continuano ad essere applicate da economisti loro allievi. E lì osserva il debutto del sistema di capitalizzazione individuale delle pensioni, uno dei provvedimenti in studio per il Brasile.

Onyx Lorenzoni, molto caro al presidente Bolsonaro e probabile suo capo di Gabinetto (il raccordo principale tra il presidente e i suoi ministri), dice apertamente che il Cile pinochettista è un esempio da prendere sotto vari aspetti: «il Cile è per noi un esempio di paese che ha saputo stabilire dei princìpi macroeconomici molto robusti, sono stati loro a permettergli di diventare un’eccezione positiva in America latina».

Nel frattempo il neopresidente del Brasile ha fatto sapere di aver scelto due ex militari per il suo governo: Augusto Heleno Ribeiro, militare ritirato, sarà il responsabile della Sicurezza istituzionale, mentre alla Difesa andrà un ex capo di stato maggiore dell’esercito, il generale Fernando Azevedo e Silva, anche lui ritiratosi dalla vita militare attiva.