Grido d’allarme preventivo per il finanziamento dell’AVS

Nel 2018 gli investimenti hanno avuto rendimenti negativi, di conseguenza si devono ridurre i capitali investiti e aumentare la liquidità: il capitale è ancora solido, ma è necessaria una riforma di fondo che contempli anche l’aumento dell’età di pensionamento
/ 25.02.2019
di Ignazio Bonoli

Il peggioramento della situazione finanziaria dell’AVS è confermato anche dalla pubblicazione, a metà febbraio, dei risultati del fondo di compensazione nel 2018. Le cause dell’evoluzione negativa delle finanze di questa importante assicurazione di base per la vecchiaia sono note: un’evoluzione demografica che fa aumentare i beneficiari di rendite e ristagnare, se non diminuire, il numero di coloro che pagano i contributi. D’altro canto, anche il momento non è per nulla favorevole a buoni risultati sul mercato finanziario.

Per l’AVS la situazione è difficile perché, con le rendite da pagare in costante aumento, è costretta a mantenere molto liquidi i suoi investimenti e, nelle brevi scadenze, i rendimenti sono da tempo vicini a zero. In cifre, la sostanza investita nel 2018 è diminuita di 2,5 miliardi di franchi. Complice appunto la «performance» negativa del 4,22%. I responsabili del fondo hanno precisato che, a causa dei rendimenti costantemente negativi, il fondo ha venduto ogni mese titoli per circa 125 milioni di franchi. In sostanza, le uscite e le rendite hanno superato di 1 miliardo di franchi le entrate. Nel 2017, un anno eccezionale per le borse, questa maggior uscita è stata compensata con «performance» del portafoglio del 7,1%.

Si parla generalmente di fondo di compensazione AVS, ma si tratta in questo caso di «Compensuisse», l’istituto autonomo della Confederazione che gestisce i fondi delle assicurazioni sociali. A fine 2018, i capitali di questo fondo erano pari a 34,3 miliardi di franchi, di cui 28’400 milioni dell’AVS, 4’111 milioni dell’AI e 835 milioni dell’IPG. Il patrimonio investito era di 32,6 miliardi (diminuiti come detto di 2,5 miliardi rispetto al 2017), le liquidità ammontavano a 1,7 miliardi (0,5 miliardi in meno).

Come si può constatare da queste cifre, il patrimonio delle assicurazioni sociali è ancora consistente ed è in grado di sopperire alle esigenze legali. Per l’AVS deve garantire almeno un anno di rendite e, sotto questo aspetto, non ci sono problemi. Più delicata è la situazione dell’AI, per la quale è giunto a termine il finanziamento suppletivo. Di conseguenza, anche il debito dell’AI nei confronti dell’AVS non è stato rimborsato. Tale debito, che superava i 13 miliardi di franchi, dopo l’azione di risanamento di qualche anno fa, è sceso a 10,3 miliardi di franchi.

Preoccupante per l’AVS, oltre a questo credito che probabilmente non verrà recuperato, è il fatto che i rendimenti degli investimenti non sono riusciti a coprire il disavanzo rispetto alle rendite versate. Per ovviare a tale situazione, l’AVS deve ricorrere alla diminuzione del capitale. Per questo sono previste creazioni di liquidità nella misura di oltre 100 milioni al mese.

È evidente che la situazione non potrà protrarsi a lungo, per cui è urgente trovare altre soluzioni. Difficile prevedere un miglioramento a breve dei mercati finanziari, con un aumento dei tassi di interesse. Qualche sostegno puntuale potrebbe venire dagli utili della Banca Nazionale, dal momento che la Confederazione versa la sua quota all’AVS. Qualche speranza è riposta anche nel pacchetto in votazione il prossimo 19 maggio sulla riforma fiscale e dell’AVS. In sostanza, il pacchetto prevede che per ogni franco di riduzione delle tassazioni delle aziende, un altro franco venga versato nelle casse dell’AVS. Si tratterebbe complessivamente di un finanziamento di circa 2 miliardi di franchi all’anno. Non risolverebbe il problema di fondo, ma sposterebbe di 4 o 5 anni il prosciugamento delle riserve finanziarie.

Dal momento che la causa principale della situazione è l’invecchiamento della popolazione, non si può far a meno di prendere in considerazione un aumento dell’età di pensionamento. Tanto più che in genere si è disposti a lavorare oltre i 65 anni e l’arrivo delle giovani generazioni sul mercato del lavoro è ritardato dal prolungarsi degli studi e della formazione in generale. Se la Svizzera vuole mantenere il sistema dei tre pilastri e continuare a gestire l’AVS in gran parte con il sistema della ripartizione (le giovani generazioni pagano per le vecchie) non ci sono molte soluzioni, soprattutto se questo implica un finanziamento moderato e puntuale da parte della Confederazione o da parte di altre fonti non sempre garantite (Banca nazionale) o mediante piccoli aggiustamenti dell’IVA, se la congiuntura lo permette.