Gli effetti politici della tragedia

Alluvione - in Germania Le autorità potevano fare di più? Chi è in grado di gestire al meglio la ricostruzione? Le domande infiammano gli animi a due mesi dalle elezioni legislative
/ 26.07.2021
di Marzio Rigonalli

La Germania sta uscendo da quella che viene definita la più grave catastrofe naturale vissuta dopo il 1945, anno che sancì la fine della seconda guerra mondiale. Le due regioni maggiormente colpite sono la Renania-Palatinato e la Renania settentrionale-Vestfalia, situate lungo la frontiera occidentale del Paese. Alimentati da piogge torrenziali, i corsi d’acqua hanno rotto gli argini e hanno travolto ogni cosa: dighe, ponti, edifici, case, negozi, stalle, strade, automobili, alberi. I morti sono oltre 170, ai quali bisogna aggiungere decine di feriti e centinaia di dispersi, oltre a una trentina di vittime del maltempo in Belgio (dati diffusi giovedì scorso). Per avere un bilancio definitivo bisognerà attendere ancora alcune settimane. I danni materiali vengono valutati in miliardi di euro e decine di Comuni impiegheranno molti anni prima di potere ritrovare le condizioni economiche e la vita sociale che avevano prima delle inondazioni.

Il ritorno verso una seppur lontana normalità è la strada che hanno subito imboccato le autorità e la popolazione delle regioni colpite. L’attenzione si è concentrata sulla ricostruzione, sul superamento delle ferite subite e sulla necessità di affrontare in modo diverso la furia della natura. Due sono le domande che affiorano spesso nei colloqui e nelle prese di posizione: la prima riguarda il modo in cui si è affrontata la tragedia; la seconda concerne quelle che potrebbero essere le sue conseguenze politiche, visto che siamo a due mesi dalle elezioni legislative.

Perché la popolazione non è stata avvertita più rapidamente e perché le persone che erano in pericolo non sono state salvate in tempo? Molti puntano il dito contro le autorità e le istituzioni incaricate di gestire simili situazioni. In primo luogo il «Deutscher Wetterdienst», il servizio meteorologico tedesco, accusato di non aver dato tempestivamente l’allerta sulla gravità della situazione. In secondo luogo i responsabili dei soccorsi, ritenuti incapaci di organizzare, coordinare e velocizzare gli aiuti. Oltre agli agenti della protezione civile e della polizia, sono stati impiegati migliaia di pompieri e di soldati. In questi casi la responsabilità ultima per il buon funzionamento delle operazioni spetta al Ministero dell’interno, che nell’attuale Governo Merkel è guidato dal bavarese Horst Seehofer della Csu. Chi viene preso di mira dalle critiche respinge le accuse e sostiene che tutto è stato deciso ed eseguito nel rispetto delle norme in vigore. Soltanto un’approfondita inchiesta, però, consentirà di appurare eventuali errori e di valutare l’opportunità di varare alcune riforme.

La seconda domanda si concentra sugli effetti che la tragedia appena vissuta potrà avere sui singoli partiti politici e sugli equilibri politici nazionali. È un interrogativo che si pongono molti osservatori, nazionali e stranieri, della scena politica tedesca. La catastrofe porterà voti soprattutto ai Verdi, perché sono il partito più preparato e più impegnato nelle questioni ecologiche e in particolare nella lotta contro il riscaldamento climatico? Oppure potrebbe favorire le forze politiche che sono al potere, se riescono a dimostrare che sono all’altezza, che sanno gestire la situazione e che sono in grado di aiutare le vittime in modo efficace, dai primi soccorsi fino alla ricostruzione ultimata? La risposta, ovviamente, non è facile e può delinearsi soltanto dopo un certo periodo di tempo. Gli strumenti che possono aiutarci sono i sondaggi, ma anch’essi diventano pertinenti soltanto dopo un periodo di assestamento. Conviene allora citare alcuni precedenti storici e ricordare come si sono mossi negli ultimi giorni i principali leader politici.

Nell’agosto del 2002, l’Elba, importante fiume dell’Europa centrale che sfocia nel Mare del Nord 100 chilometri a nord di Amburgo, esondò dagli argini in seguito a piogge intense e prolungate e causò importanti danni nella Repubblica ceca e in Germania, nella Turingia e nella Sassonia, colpendo soprattutto la città di Dresda. L’allora cancelliere Gerhard Schröder, socialdemocratico, si recò nelle regioni alle prese con l’alluvione per seguire le operazioni di salvataggio. Portava gli stivali e la sua immagine fece il giro del mondo. La sua azione l’aiutò sicuramente ad invertire i pronostici che gli erano sfavorevoli. In settembre vinse la partita della sua rielezione contro il bavarese Edmund Stoiber della Csu e formò un Governo con i Verdi. Nel marzo del 2011 il disastro nucleare di Fukushima consentì l’avanzata dei Verdi in molti Paesi. In Germania i Verdi riuscirono a conquistare la loro prima regione, il Baden-Württemberg, un Land che detengono ancora oggi con il loro rappresentante Winfried Kretschmann.

Tutti i leader politici si sono presentati nelle regioni colpite dalle inondazioni. La cancelliera ha interrotto il suo viaggio negli Stati uniti e ha promesso centinaia di milioni di euro. Aiuti che sono poi stati confermati dal Governo tedesco. Il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ha visitato la centrale dei pompieri di Erftstadt, vicino a Colonia. È stato accompagnato da Armin Lachet, presidente della Renania Settentrionale-Vestfalia e candidato alla successione di Angela Merkel per la Cdu-Csu. Anche il candidato socialdemocratico, il vicecancelliere Olaf Scholz e la candidata dei Verdi, Annalena Baerbock hanno interrotto le vacanze e hanno intrapreso il viaggio nelle regioni colpite. Tutti si sono mostrati impressionati dall’alto numero di vittime e dalla vastità dei danni, e tutti hanno promesso misure e politiche più incisive per combattere il surriscaldamento del clima a livello regionale, nazionale ed europeo.

Prima della catastrofe i sondaggi davano la Cdu-Csu in testa con quasi il 30% dei voti, e quindi Armin Lachet futuro cancelliere. I Verdi occupavano il secondo posto con poco più del 20%. Due mesi fa l’ordine era capovolto: i Verdi figuravano al primo posto e molti vedevano la loro candidata, Annalena Baerbock, probabile futura cancelliera. In poche settimane i Verdi hanno però perso molti consensi proprio a causa della loro candidata, che è incorsa in alcuni errori: ha presentato un curriculum vitae con parecchie imprecisioni, non ha dichiarato alcune entrate finanziarie ed è stata accusata di plagio nel suo ultimo libro. Le prossime settimane ci diranno in che misura la catastrofe vissuta alla frontiera occidentale del Paese inciderà sulla forza dei partiti politici e sulle scelte che gli elettori faranno il 26 settembre.