Giovani vite nell’orrore della guerra

Quanti minori ogni anno vengono feriti, uccisi, sfruttati come soldati, stuprati e non solo? I dati Onu e qualche speranza
/ 21.08.2023
di Romina Borla

La guerra non guarda in faccia a nessuno. A volte nemmeno certi giornalisti che, non sapendo più cosa raccontare, cercano l’attenzione dei lettori con collage di storie tragiche che hanno come protagonisti degli «innocenti». Persone che ci guardano e ci sorridono, nelle immagini proposte dallo schermo o dalla carta, ignare del (non) futuro che le attende.

Settimana scorsa è stata la volta dei bambini ammazzati in Ucraina in questo lungo anno e mezzo di guerra. Articolo online di un noto quotidiano italiano con, appunto, una terribile serie di fotografie. La prima: il monumento ai piccoli caduti di Kharkiv. Poi c’era Polina, ciuffo rosa e 10 anni, uccisa durante la fuga da Kiev poco dopo l’inizio del conflitto. Sasha, 4 anni, crivellato di colpi insieme alla nonna sul fiume Dnipro: denti da latte in vista e gattone grigio in braccio. Vediamo anche il frammento del volto di Serhii, deposto in una bara bianca simile a una culla: ha avuto la sfortuna di nascere nell’ospedale di Vilniansk, devastato dai missili russi. Invece Kyrylo – residente a Uman – era un sedicenne lungo dallo sguardo malinconico che voleva continuare a studiare… Restiamo dell’idea che si possano raccontare i drammi dell’umanità usando soprattutto parole e dati invece di sfruttare gli scatti delle famiglie colpite dallo tsunami. Ma torniamo all’articolo online…

La notizia: secondo Kiev, «quasi 500 bambini sono stati uccisi e oltre 1000 feriti da quando la Russia ha lanciato la sua invasione su larga scala il 24 febbraio 2022». Le cifre sono state confermate dalle Nazioni unite che hanno sottolineato quanto siano incomplete e approssimate probabilmente per difetto, a causa della difficoltà di raccogliere dati attendibili. Non dimentichiamo poi i minori rapiti: a inizio giugno il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato: «Non disponiamo di informazioni complete sulle centinaia di migliaia di bambini deportati in Russia. Ad oggi, grazie ai vari sforzi, è stato possibile riportarne in Ucraina 371». Senza contare le bambine e i bambini violentati, torturati, reclutati ecc. Non solo in Ucraina (azzardiamo: forse, come tanti sostengono, esistono cose peggiori della morte). Sarebbero stati circa 449 milioni i minori che nel 2021 vivevano in aree di conflitto, afferma Save the children. Non entriamo nemmeno nel merito del capitolo sull’impatto psicologico, tremendo, della guerra su di loro...

Nel giugno scorso l’Onu ha presentato il Rapporto annuale del Segretariato generale sui bambini e i conflitti armati. I dati sono allarmanti: sono aumentate le violazioni gravi contro i minori, nel 2022 le Nazioni unite ne hanno registrate oltre 27 mila in 24 contesti diversi. E anche qui si tratta solo della punta dell’iceberg di un fenomeno in realtà molto più diffuso. «I crimini più frequenti – precisa l’organizzazione – sono stati l’omicidio (quasi 3000) e le lesioni fisiche (più di 5655), seguiti da casi di reclutamento e utilizzo di bambini a fini bellici (oltre 7600) e dal rapimento (quasi 4 mila)». Alcuni minori sono finiti in carcere per associazione reale o presunta a gruppi armati (circa 2500), comprese organizzazioni considerate terroristiche dall’Onu, o per motivi di «sicurezza nazionale». Nel 2022 i casi accertati di violenza sessuale contro minori in contesti di conflitto (a subire qui sono soprattutto bambine e ragazze) sono diminuiti del 12%, ma le segnalazioni di tali crimini continuano ad essere poche rispetto alla reale ampiezza del fenomeno «a causa della stigmatizzazione delle vittime, della paura di rappresaglie, di norme sociali dannose, della mancanza di servizi di aiuto o dell’impossibilità di accedervi, dell’impunità dei colpevoli».

Ma dove sono state perpetrate le più gravi violazioni contro i minori? Afferma l’Onu: «Nella Repubblica democratica del Congo, in Israele e nello Stato di Palestina, in Somalia, nella Repubblica araba siriana, in Ucraina, Afghanistan e nello Yemen». In alcuni di questi Paesi soprattutto l’uso di ordigni esplosivi ha portato all’aumento del numero delle vittime tra i bambini e al danneggiamento di scuole e ospedali, privando chi resta della possibilità di accedere ai servizi educativi e sanitari, con conseguenze gravissime che possiamo immaginare.

Il documento citato prosegue con l’esposizione di informazioni dettagliate su ogni realtà interessata dalle violazioni in tempo di guerra. Soffermiamoci sull’Ucraina. Le Nazioni unite hanno confermato l’uccisione (477) e gli attacchi all’integrità fisica (909) di 1386 bambini per mano di elementi delle forze armate russe e dei gruppi armati affiliati (658 in tutto), di membri delle forze armate ucraine (255), di autori sconosciuti (473). Registrati anche 751 attacchi contro scuole (461) e ospedali (290), attribuiti a forze armate russe e gruppi armati affiliati (480), alle forze armate ucraine (212) e ad autori non identificati (59). Nessuna parte quindi ne esce «pulita» perché la guerra, come dice la scrittrice e giornalista bielorussa Svetlana Aleksievič, trasforma l’uomo «in un essere spaventoso e oscuro». Tutti gli uomini.

Ma quindi, alla fine, cosa ci resta da fare? Diverse organizzazioni – come il Fondo delle Nazioni unite per l’infanzia (Unicef), Save the children, Terre des hommes, SOS Villaggi dei Bambini, Enfants du monde, Médecins Sans Frontières ecc. – si adoperano per tentare di sostenere le vittime più giovani dei conflitti. Ad esempio impegnandosi per la reintegrazione dei bambini soldato, nell’assistenza medica e psicosociale delle bambine e ragazze stuprate; per la protezione dei minori non accompagnati in fuga; in progetti a favore delle vittime delle mine antiuomo ecc. Tante fondamentali gocce nel mare di sfide che si presentano davanti agli occhi.

Un altro aspetto da considerare, e portare avanti, è l’educazione alla pace. Save the children Italia, per esempio, ha messo a disposizione un manuale destinato agli insegnanti delle scuole primarie e secondarie dal titolo La pace oltre la guerra (si trova online). Con tre percorsi da proporre in classe: il primo storico La guerra in casa, il secondo geografico Una finestra sul mondo e l’ultimo artistico Immagina la pace. Sempre per tentare di spiegare ai nostri figli che cos’è la guerra, vi consigliamo infine di leggere Lo sguardo oltre il confine (dai 12 anni), scritto da Francesca Mannocchi, reporter e collaboratrice di «Azione». Un saggio adatto anche agli adulti, abituati a leggere veloci notizie online che – senza un’adeguata conoscenza delle dinamiche della Storia – rimangono istantanee di drammi sospesi, in contesti di momentanea follia.