Gerusalemme, città-mondo

Le origini – L’importanza simbolica della città per le tre grandi religioni monoteiste rende la questione del suo status un nodo cruciale per l’intera comunità internazionale
/ 18.12.2017
di Filippa Gorgona

Si chiamava Rushalimum ed era un piccolissimo insediamento abbarbicato sul colle Ofel nei pressi della sorgente di Gihon. Era la fine del Terzo millennio avanti Cristo e poco si sa di quei coloni che andarono a insediarsi nell’altopiano della Giudea, lontano dalla costa dove fiorivano le città cananee, ai tempi controllate dal gran faraone d’Egitto. Ma l’etimo del nome era già un segno del destino. Rushalimum significherebbe «Shalem ha fondato» e Shalem era un dio semita identificato con la stella della sera o il sole al tramonto. Gerusalemme, dunque, sarebbe una città fondata da un dio-astro ora sparito nelle nebbie della storia, ma con la vocazione di rappresentare l’essenza stessa della spiritualità nei secoli a venire. Oggi racchiude in poco meno di un chilometro quadrato della Città vecchia i simboli più alti delle tre religioni monoteiste: il Muro del pianto per l’ebraismo, il sepolcro di Gesù per il cristianesimo e, per l’islam, la moschea di al-Aqsa, da cui Maometto volò in cielo. È un caso unico al mondo, che ne fa una città-tempio della sacralità.

Purtroppo dei suoi primi mille anni di storia poco si sa. L’archeologia fa luce su frammenti di quel lontano passato, ma manca un racconto diacronico esauriente. Certo, c’è il resoconto della Bibbia, ma – con tutto il rispetto per un tale monumento della civiltà – non può essere considerata una fonte storica attendibile, anche se molti degli avvenimenti che narra sono stati confermati da documenti egiziani, assiri e babilonesi.

Stando dunque alla Bibbia fu Davide a fare di Gerusalemme la capitale del suo nascente regno di Israele all’incirca verso il 1000 a.C. dopo averla strappata ai Gebusei e fu suo figlio Salomone a erigere il primo Tempio che venne distrutto nel 587 dal re babilonese Nabucodonosor e riedificato dagli ebrei tornati in patria dall’esilio a Babilonia in virtù dell’editto del nuovo signore persiano d’Oriente, Ciro il Grande.

Con la conquista della città da parte di Alessandro Magno nel 331 a.C. i dati storici si fanno più precisi e ci raccontano di una città passata attraverso feroci dominazioni e rivolte continue, causate dalla volontà dei nuovi padroni di assimilare alla propria cultura il popolo ebraico, imponendogli anche il proprio pantheon di dei. Dopo Alessandro, non tanto i Tolomei d’Egitto quanto – dal 198 a.C. – i Seleucidi di Siria, nel tentativo di ellenizzare la città e il territorio, causarono la grande rivolta dei Maccabei che cacciarono gli invasori ed instaurarono una loro dinastia, gli Asmonei, e un proprio regno di Giudea destinato a durare fino alla conquista romana avvenuta nel 63 a.C. ad opera di Pompeo. Da quel momento la Palestina divenne una provincia romana e come tale nel 37 a.C. venne affidata a Erode il Grande.

Al di là della cattiva fama che ci hanno tramandato i Vangeli, Erode fu l’artefice di alcune delle più grandi opere architettoniche di Gerusalemme e dei suoi dintorni. Il Muro del Pianto, ad esempio, è tutto quello che rimane delle mura esterne di «contenimento» del sito del Tempio, che lui fece restaurare consolidando e ampliando anche il basamento su cui era stato costruito sul monte Sion o monte di Moriah. Proprio lì, la Bibbia racconta che Abramo avrebbe dovuto sacrificare suo figlio Isacco a Jahvè. Per la tradizione islamica, invece, su quel monte Abramo avrebbe dovuto sacrificare Ismaele, il figlio avuto dalla schiava egiziana Agar, poi cacciata nel deserto dopo la nascita di Isacco. Ismaele sarebbe poi diventato il capostipite del popolo arabo.

Tornando a Erode, costruì anche due imponenti fortezze nel deserto, l’Erodion, ma soprattutto Masada, dove centinaia di zeloti si asserragliarono nel 74 d.C, e pur di non arrendersi al console Lucio Flavio Silva, si suicidarono in massa. Gerusalemme, del resto era già caduta e dopo una rivolta durata dal 66 al 70 d.C, Tito, figlio dell’imperatore Vespasiano, l’aveva conquistata e aveva distrutto il Tempio che da allora non è stato mai più ricostruito. E da quel 70 d.C. il popolo ebraico è stato costretto all’esilio e non ha più avuto un proprio Stato fino alla creazione di Israele nel 1948.

L’ultima grande insurrezione contro i romani avvenne nel 132 d.C. ad opera di un altro zelota, Simon Bar Kokhba, ma l’imperatore Adriano riportò presto l’ordine e ribattezzò Gerusalemme Aelia Capitolina. Bisogna aspettare l’imperatore Costantino (272-337 d.C.) perché la città torni ad assurgere a grande centro spirituale, questa volta del cristianesimo. Fu infatti la madre di Costantino, sant’Elena, a raggiungere Gerusalemme e stabilire, su una tradizione tutta orale, dove fossero i luoghi in cui Gesù aveva vissuto, era morto ed era stato sepolto. E in quei luoghi suo figlio fece costruire monumenti e chiese, prima fra tutte il Santo Sepolcro.

La storia islamica di Gerusalemme comincia invece nel 637 con la conquista della città da parte di Omar, il secondo dei Califfi Ben Guidati che governarono la nuova comunità mussulmana dopo la morte di Maometto nel 632 d.C. Si dice che Omar volle scendere da cavallo quando entrò in città, in segno di rispetto per la sua santità. La moschea di al-Aqsa venne costruita a partire dal 674 d.C., ma dopo incendi e terremoti nel 747 venne riedificata accanto alla Cupola della roccia, ben nota per lo splendore della sua cupola dorata, fabbricata tra il 687 e il 691 d.C. L’intera area dei santuari mussulmani, l’Haram al-Sharif, costituisce il terzo luogo santo dell’islam, dopo Mecca e Medina.

Gerusalemme rappresentò poi la meta ultima delle Crociate, il cui fine era «liberare il Santo Sepolcro». La prima volta che i crociati riuscirono a conquistarla, con orrende stragi di civili, fu nel 1099 e divenne capitale del Regno crociato di Gerusalemme fino al 1187 quando venne riconquistata da Saladino. Contesa fra cristiani e mussulmani ancora per anni, nel 1244 conobbe la dominazione egiziana dei Mamelucchi fino al 1517 quando fu occupata dal sultano turco Selim I.

Sotto l’impero ottomano Gerusalemme conobbe una lunga e lenta decadenza, ma ancora nel 1800 resoconti diplomatici testimoniavano che cristiani, ebrei e mussulmani convivevano in un clima di tolleranza reciproca. Le cose cominciarono a cambiare con la dichiarazione del ministro degli Esteri inglese Arthur Balfour con cui nel 1917 la Gran Bretagna considerava «con favore la creazione di un focolare nazionale ebraico in Palestina». Cominciò così una progressiva migrazione di ebrei soprattutto dall’Europa orientale verso la Palestina medesima. Alla fine della Prima guerra mondiale, poi, con la dissoluzione dell’Impero ottomano, Francia e Gran Bretagna si spartirono il Crescente fertile creando sulla carta gli odierni Stati mediorientali. Alla Francia andarono, come Mandati della Società delle Nazioni, la Siria e il Libano; alla Gran Bretagna la Transgiordania, l’Iraq e la Palestina. Palestina dove di anno in anno si moltiplicavano gli scontri tra arabi ed ebrei, considerati nient’altro che la longa manus della potenza coloniale.

Di rivolta in rivolta, nel 1947 la Gran Bretagna rimise il suo Mandato sulla Palestina all’Onu, succeduta alla Società delle Nazioni, che nello stesso ’47 votò la risoluzione n.181 che prevedeva un piano di spartizione del territorio in uno Stato ebraico e uno palestinese. L’area di Gerusalemme invece era destinata ad essere internazionalizzata sotto l’egida delle Nazioni Unite, proprio perché sede dei luoghi santi dei tre monoteismi e città di grande valenza per la cultura e la spiritualità del mondo intero. Gli arabi e i palestinesi rifiutarono la risoluzione 181 e quando le truppe inglesi lasciarono al Palestina, il 14 maggio 1948, Ben Gurion proclamò unilateralmente la nascita dello Stato di Israele. Gli eserciti dei paesi arabi lo invasero immediatamente con l’intenzione di «ributtare tutti gli ebrei a mare», ma vennero pesantemente sconfitti. Gerusalemme si ritrovò così divisa in due: la parte occidentale in mano agli israeliani e quella orientale occupata dalla Legione araba della Transgiordania. Una situazione che si è protratta fino alla guerra dei Sei giorni del 1967 quando Gerusalemme Est con tutto il suo patrimonio storico-sacrale è stata conquistata dall’esercito israeliano.

A chi appartiene allora Gerusalemme? Domanda mal posta. A seconda del prisma storico che si usa è ebrea, cristiana, mussulmana, è una città-mondo, patrimonio dell’umanità intera.