Sono moltissime le implicazioni delle sanzioni europee alla sconsiderata azione della Russia contro l’Ucraina, che hanno scatenato ritorsioni e contro-ritorsioni messe in atto o minacciate da entrambe le parti. Si stanno mettendo a rischio pratiche consolidate e programmi internazionali di cui beneficiano tantissime persone e che muovono ingenti capitali. Nel campo della ricerca e dei lanci spaziali, per esempio, la collaborazione diretta tra Europa e Russia stava fiorendo da oltre un decennio, ora è vittima di forti tensioni. Non c’è solo l’Europa. Anche gli Stati Uniti sanzionano la Russia e non dimentichiamo l’importantissima presenza operativa della Stazione spaziale internazionale (Iss) gestita in primis proprio da Usa e Russia, con il coinvolgimento di Europa, Canada e Giappone. Lo Spazio come lo intendiamo adesso non sarà più lo stesso.
Dall’ottobre 2011, nello spazioporto europeo di Kourou, nella Guyana francese, era diventata operativa una base di lancio per i razzi russi Soyuz, che partivano a un ritmo di 2 a 4 lanci l’anno. L’Agenzia spaziale europea (Esa) non ha mai lanciato persone nello spazio ma, tramite l’associata azienda Arianespace, ha sviluppato il suo razzo Ariane per entrare nel mercato dei satelliti, nel quale è diventata leader mondiale. Ariane dal 1979 si è migliorato negli anni, diventando sempre più grande e potente. Nella sua versione attuale, Ariane 5, lancia fino a 20 tonnellate in orbita bassa e 11 tonnellate in orbita geostazionaria (a 36 mila km da terra). Dal 2012 si è aggiunto alla flotta un lanciatore più piccolo e agile, che si chiama Vega, impiegato per missioni con piccoli satelliti, fino a 1,5 tonnellate in orbita bassa. Ancor prima di adottare anche questo modello si era sentita la mancanza di un lanciatore di potenza intermedia ed era sembrata una buona idea quella di coinvolgere i russi, che disponevano del razzo Soyuz ereditato dalla disciolta Unione Sovietica, e che utilizzavano partendo da Baikonur nel Kazakistan per tutte le loro missioni. Un razzo del genere, partendo da Kourou, avrebbe portato fino a 3 tonnellate in orbita geostazionaria e parecchio di più in orbita bassa. Quindi era proprio la misura intermedia di lanciatore che faceva al caso dell’Europa spaziale.
Si firmò nel 2004 un accordo con l’Agenzia spaziale russa (Roscosmos) e quindi l’Esa destinò un’area all’interno della base di Kourou per l’edificazione da parte russa di una rampa di lancio per il razzo Soyuz. Sia gli europei sia i russi potevano approfittarne: la gestione dei lanci sarebbe rimasta in mano ai russi, anche se concordata con Arianespace. Inoltre gli europei avrebbero potuto lanciare alcune loro missioni su vettori Soyuz da Baikonur. Nel 2011 il primo lancio Soyuz da Kourou portò in orbita i primi due satelliti della serie Galileo, la versione europea del Gps americano. Da allora una trentina di lanci hanno portato in orbita satelliti soprattutto di osservazione terrestre e per la navigazione. Purtroppo l’offensiva militare del 24 febbraio scorso, con l’invasione russa dell’Ucraina, ha preso la connotazione di una guerra in Europa e una minaccia diretta. Il Consiglio dell’Agenzia spaziale europea, riunitosi a Parigi il 17 e 18 marzo 2022, in qualità di organizzazione intergovernativa finanziata dai Paesi membri (22 Stati tra i quali la Svizzera), non ha potuto fare altro che deplorare le tragiche conseguenze dell’azione russa. Inoltre, pur riconoscendo l’impatto sulla esplorazione scientifica dello Spazio, si è allineata con le sanzioni imposte alla Russia dai suoi Stati membri, richiamando il rispetto dei valori dell’Europa. La missione ExoMars 2022, avviata da anni dall’Esa insieme con la Russia e che prevedeva il lancio di un robot su Marte il prossimo autunno, è stata sospesa. Si è riconosciuta l’attuale impossibilità di portare avanti la collaborazione con l’Agenzia russa Roscosmos. Al direttore generale dell’Esa è stato dato «il mandato di intraprendere rapidamente uno studio industriale per trovare le migliori opzioni disponibili per condurre a termine la missione ExoMars».
La collaborazione con Roscosmos stava già scricchiolando fin dall’inizio del mese quando i russi avevano deciso di togliere il proprio personale (una novantina di tecnici) dalla base di lancio della Soyuz nello spazioporto europeo. Senza i tecnici russi ogni lancio al momento è bloccato. Un lancio per due nuovi satelliti della serie di geolocalizzazione Galileo era in programma il 5 aprile. A questo punto si impone una drastica decisione dell’Esa da sottomettere agli Stati membri, che stabilisca delle potenziali alternative per questi lanci, eventualmente coinvolgendo nel programma il nuovo razzo Ariane 6 che sta per essere collaudato. Dal canto suo Roscosmos, il 4 marzo scorso, per rappresaglia contro l’Inghilterra allineata alle sanzioni, ha bloccato il lancio di 36 satelliti della britannica OneWeb, già montati su un razzo russo a Baikonur, missione già pagata. Si tratta di satelliti di telecomunicazione destinati a portare l’accesso mondiale a internet. Arianespace sta cercando di sbrogliare la matassa ma, per non illudere la controparte, ha annunciato che si attiene rigorosamente alle sanzioni decise da Ue, Usa e Regno Unito.
In ottica di ricerca spaziale vi è infine la questione Stazione spaziale internazionale sulla quale dall’inizio del secolo convivono americani e russi per ricerche individuali e collettive. Né il segmento americano né quello russo possono essere gestiti in autonomia. La parte adibita a tutte le manovre di controllo dell’assetto e di posizionamento per l’intera stazione sono governate dai russi, mentre le sezioni americane assicurano la produzione di energia e il sistema di supporto vitale. È impensabile dividere la Stazione che, in ogni modo, si pensava già di tenere in vita non oltre il 2028. I russi, gli americani e, in minor misura, gli europei saranno costretti a vivere nei rispettivi moduli da separati in casa. Apparentemente per ora c’è ostentata armonia. Il 18 marzo sono arrivati sulla Iss tre nuovi inquilini russi, vestiti con una tuta gialla e blu che ha suscitato parecchi commenti. Sono stati accolti dall’abbraccio di due connazionali, quattro americani e un tedesco. Ma il futuro è incerto. È appena stata annunciata una variazione della rotazione degli astronauti a bordo della Iss. Samantha Cristoforetti, che dovrebbe salire ad aprile con la Crew-4 di Space X nella missione Expedition 68, non incontrerà quelli della missione precedente, che scenderanno prima. Inoltre la sua permanenza nello spazio è stata accorciata. In più non sarà comandante della Iss come era previsto. Ricoprirà invece il ruolo di responsabile dell’Usos, cioè di tutti i segmenti che non sono russi. È una guerra psicologica o dobbiamo aspettarci intoppi scientifici importanti? In ogni caso non è un bel segnale.