La seconda versione (dopo quella caduta in votazione popolare il 12 febbraio) della riforma della tassazione delle imprese sta prendendo forma. Sulla base di un rapporto presentato dal gruppo di lavoro composto da rappresentanti della Confederazione e dei Cantoni, il capo del Dipartimento federale delle finanze Ueli Maurer ha potuto annunciare alcuni punti essenziali, sui quali è stato raggiunto un accordo. Accordo che il ministro delle finanze sottoporrà al Consiglio federale ancora in questo mese di giugno, dopo che i direttori delle finanze cantonali avranno preso posizione sul documento.
La vittima principale del nuovo progetto, rispetto al precedente, dovrebbe essere la criticata idea di concedere una deduzione fiscale per gli interessi anche sul capitale proprio in eccesso in un’impresa. A livello federale questa deduzione non è più contemplata e anche i cantoni dovrebbero seguire la stessa linea. L’unico Cantone che sembra voler difendere questa tesi è Zurigo, che teme per la concorrenzialità del suo sistema fiscale, al quale contribuiscono molte holding e società finanziarie. Al limite, il progetto potrebbe contenere una norma che permetta la deduzione degli interessi sul capitale proprio solo in quei Cantoni che praticano una tassazione minima sugli utili (per esempio il 15%). Cosa che però non sembra trovare consensi pressi gli altri Cantoni.
Rispetto al progetto precedente, vi sono altri due punti con cambiamenti importanti. I Cantoni dovrebbero poter continuare a concedere riduzioni per spese di ricerca e sviluppo, ma oltre il 100% si dovrà tener conto del costo del personale (spesso circa un terzo del totale della spesa). Per il previsto privilegio fiscale per redditi dai brevetti (Patentbox) non si terrà più conto degli utili sul «software» e si accorderà uno sconto fiscale solo sul 70% (invece del precedente 80%). Anche il previsto sconto sulla tassazione di utili da partecipazioni importanti scenderà dal 40 al 30%, anche per i cantoni (oggi 50%).
Il nuovo progetto aderisce inoltre alla proposta socialista di aumentare gli assegni familiari e di formazione, per esempio di 50 franchi al mese. Proposta che suscita le proteste delle piccole e medie aziende, che potrebbero vedere aumentata la pressione fiscale in alcuni casi. In ogni caso, i nuovi ribassi fiscali non dovrebbero superare, globalmente, il 70%, invece dell’80% del progetto precedente.
Inoltre, a compensazione dei vantaggi fiscali, i Cantoni potrebbero portare la tassazione degli utili aziendali fino al 70% (invece del 60%) se concedono la deduzione degli interessi sul capitale. Durante le discussioni, le città e i Comuni si sono lamentati perché tenuti in scarsa considerazione. Il nuovo progetto dovrebbe contenere una clausola che impone ai Cantoni di tenere i Comuni nella dovuta considerazione.
La struttura di base del nuovo progetto, detto «Progetto fiscale 17», rimane quella del precedente. Modifiche importanti sono state apportate, come visto, in alcuni punti essenziali. D’altro canto alcune decisioni sono chiaramente volte a favorire l’accettazione del Popolo e dei Cantoni in un nuovo referendum. Come prima, anche questa riforma deve tener conto della conformità alle regole dell’OCSE e dell’UE. Essa è tuttavia urgente più che mai, come ha tenuto a sottolineare Ueli Maurer, che non vuole lasciar trascorrere troppo tempo dal rifiuto della precedente. Nell’ottica di ridurre le eventuali opposizioni si è anche deciso di aumentare la partecipazione dei Cantoni all’imposta federale diretta dal 17% al 21,2%.
Come sempre, e particolarmente in questo contesto, quando si accontenta qualcuno, si scontenta qualcun altro. Detto dello scontento del Canton Zurigo e delle piccole e medie aziende, non è escluso che qualche altra voce preoccupata si levi di nuovo. La sinistra ha ottenuto un’importante concessione con l’aumento degli assegni per figli, che però preoccupa le aziende che magari non godono di particolari privilegi fiscali. La stessa sinistra esigeva però che le finanze della Confederazione non subissero cali di entrate o aumenti di uscite e questo non è sempre il caso.
A sinistra si lotterà però ancora contro i privilegi fiscali per alcuni, non sufficientemente compensati per altri. Per l’economia il progetto peggiora la concorrenzialità fiscale della piazza svizzera. Il discorso potrebbe ripetersi nei Cantoni, al momento delle leggi d’applicazione. Le prese di posizione affioreranno durante la procedura di consultazione, ma poi toccherà al Parlamento decidere e qui la voce delle piccole e medie imprese, che sentono di dover pagare il prezzo dei vantaggi concessi ai grandi complessi internazionali, dovrebbe sollevare qualche dubbio.