Quando sembrava che le avessimo viste e sentite tutte, compreso il broncio nei confronti del Primo ministro danese perché si è rifiutato di vendere la Groenlandia, l’immaginifico presidente americano Donald Trump ne ha detta una che entra di diritto nella top ten delle sue imprese più fantasmagoriche. In più di un’occasione, secondo uno scoop del sito Axios, Trump avrebbe chiesto ai capi della Sicurezza Nazionale di valutare l’ipotesi di usare le testate atomiche per fermare gli uragani prima che si abbattano sulle coste degli Stati Uniti. «Ok, ho capito – avrebbe detto Trump durante un vertice con la Homeland Security sull’emergenza delle tempeste tropicali – ma perché non li bombardiamo con il nucleare?».
La fonte di Axios, presente alla riunione, ha raccontato che Trump ha spiegato che gli uragani si formano sulle coste africane e da lì si muovono nell’Atlantico e, dunque, che la soluzione potrebbe essere quella di bombardare, con l’atomica, dentro l’occhio del ciclone in modo da fermarlo lì dove si è creato: «Perché non lo facciamo?». L’imbarazzo dei presenti, secondo la fonte di Axios, si tagliava a fette: «Sir, verifichiamo», gli hanno detto. A riunione finita, gli sconcertati partecipanti si sono chiesti come avrebbero dovuto affrontare la questione della folle proposta presidenziale e, come è successo in altre occasioni, si sono vicendevolmente rincuorati con la speranza che Trump non la sollevasse più.
In una seconda conversazione, registrata in un memorandum del Consiglio della Sicurezza Nazionale del 2017, Trump ha chiesto ancora una volta se la sua Amministrazione avrebbe potuto bombardare gli uragani, ma grazie alla pazienza degli addetti alla sicurezza nazionale l’idea non è mai stata davvero esplorata.
La Casa Bianca non ha voluto commentare lo scoop, anche se un importante funzionario dell’Amministrazione, sentito da Axios, ha provato a difendere l’idea, precisando che l’obiettivo del presidente, quello di evitare le catastrofi naturali, non è sbagliato. Qualche giorno dopo, Trump ha smentito dal G7 in Francia, naturalmente via Twitter, accusando i media americani di diffondere fake news, cosa che in teoria avrebbe dovuto chiudere la questione, ma non nella pratica di un presidente come Trump che ha più volte negato e smentito cose che hanno visto o sentito milioni di persone in diretta televisiva o sui video che circolano sulla rete.
Di certo, la teoria di bombardare gli uragani con l’atomica irrobustisce la tesi sulla follia di Trump che da tempo a molti editorialisti e osservatori fa invocare l’applicazione del 25esimo emendamento della Costituzione americana, quella sulla rimozione del presidente per l’incapacità di svolgere la sua funzione.
I paladini di Trump, invece, provano a giustificare anche questa sparata del loro beniamino, spiegando che l’idea di far detonare una bomba nucleare per fermare gli uragani risale ai tempi di Eisenhower, così come quella di comprare la Groenlandia risale a Truman.
Ma oltre al fatto che gli scienziati già allora spiegarono che bombardare non avrebbe funzionato, quella era un’epoca in cui i materiali radioattivi non erano considerati così pericolosi, al punto che venivano usati sui cosmetici, sui dentifrici, sui profilattici e su altri prodotti di largo consumo. Il National Oceanic and Atmospheric Administration, l’agenzia governativa americana che studia cause ed effetti degli uragani, da tempo ospita sul suo sito una pagina per sfatare il mito secondo cui i cicloni tropicali possano essere fermati bombardandoli con l’arma nucleare: «A parte il fatto che non è detto che il bombardamento alteri la tempesta, questo approccio non tiene conto del problema che il materiale radioattivo rilasciato dalla bomba molto probabilmente si muoverebbe velocemente con gli alisei fino a impattare a terra e a causare devastanti problemi ambientali. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di dirlo, ma questa non è una buona idea».
Secondo il «National Geographic», che ha pubblicato un lungo articolo dal titolo Atomica contro gli uragani: la sorprendente storia di un’idea davvero sbagliata, bombardare i cicloni con il nucleare sarebbe anche vietato dal trattato nucleare siglato da Washington e Mosca.
Gli aspetti grotteschi non finiscono qui. Trump crede che i cambiamenti climatici siano una bufala creata ad arte dai cinesi, diserta i vertici del G7 sull’emergenza in Amazzonia ed esce unilateralmente dagli accordi di Parigi sul clima, ma nonostante ciò vuole bombardare il numero crescente uragani causati dal surriscaldamento dell’atmosfera e vuole acquistare la Groenlandia dalla Danimarca perché pensa che grazie allo scioglimento dei poli, provocato dall’innalzamento delle temperature globali, si possano aprire grandi opportunità per nuove rotte commerciali e per sfruttare le risorse artiche.
L’incoerenza logica dei ragionamenti trumpiani è proverbiale, ma l’uno-due Groenlandia-bombardare gli uragani fa tornare in mente la profezia del febbraio 2016 del senatore Ted Cruz, allora avversario di Trump alle primarie repubblicane: «Non conosco nessuno che possa sentirsi a proprio agio con qualcuno che, con il dito sul bottone, si comporta in questo modo. Rischiamo di svegliarci un giorno con Donald, se fosse presidente, pronto a usare l’atomica contro la Danimarca».