Forse non ci rendiamo ancora conto dei danni che la plastica sta provocando all’ambiente a livello mondiale. I media se ne stanno occupando con regolarità, e anche le autorità prendono qualche provvedimento per limitarne il consumo. In Svizzera siamo generalmente ben attrezzati per il trattamento dei rifiuti, ma per quanto riguarda la plastica, riusciamo a eliminare solo il 30% di quello che produciamo e usiamo.
Secondo una recente statistica, ogni abitante in Svizzera consuma non meno di 90 chilogrammi di plastica all’anno. Ovviamente non si tratta di un consumo diretto di plastica come nutrimento alimentare, ma di un consumo «indiretto» della plastica usata o contenuta in molti oggetti di uso quotidiano.
Così 4,5 kg vanno a finire negli apparecchi elettronici di uso quotidiano: telefono, computer, televisore, ecc.; 22,5 kg vengono utilizzati nelle costruzioni, ad esempio come protezioni, tubi e altro. Altri 22 kg in oggetti di largo impiego come giocattoli, attrezzi, abiti sportivi o altri. 33 kg vengono utilizzati per gli imballaggi. Qui è però necessaria una parentesi: se il sacchetto per la spesa viene utilizzato più volte o viene eliminato correttamente, il danno è limitato, anche perché utilizza meno acqua di un tessuto, per esempio come il cotone. In realtà però l’uso molteplice di imballaggi di plastica è molto limitato. Altri 8 kg del nostro consumo annuale di plastica sono contenuti nei mezzi di trasporto che utilizziamo, comprese le gomme delle auto. Infine, 600 grammi vengono aggiunti da particelle che si staccano dai prodotti di plastica e finiscono generalmente in acqua. Ma sono proprio queste particelle, aggiunte ai sacchi o alle bottiglie di PET distrattamente dimenticati o buttati, che vanno a formare la montagna di plastica che finisce nel mare.
Per valutare l’impatto che anche un paese di soli 8,5 milioni di abitanti può avere sul nostro pianeta, un gruppo di ricercatori ha pubblicato un’interessante analisi in un supplemento del venerdì della «Neue Zürcher Zeitung». Con una significativa illustrazione grafica, lo studio segue il «viaggio» della plastica svizzera fino al Mare del Nord, valutandone, di passaggio in passaggio, i quantitativi.
All’inizio, i quantitativi di plastica che partono dalla Svizzera sono dovuti in misura del 37% a imballaggi, del 9% ad automezzi, del 5% all’elettronica, del 25% alla costruzione e del 24% ad altre fonti. Di questi, ben il 99,3% viene eliminato correttamente. Tuttavia ben 500’000 particelle di plastica per chilometro-quadrato finiscono nei laghi svizzeri e nel Reno. L’89,1 per cento viene bruciato mentre il 10,2% viene riciclato. Quanto va a finire nell’acqua proviene per il 53,8% da imballaggi e simili, per l’11,6% da tessuti sintetici, per il 32% dal consumo di gomme e dell’asfalto delle strade, per l’1,3% dalla lacca di protezione dei natanti, per lo 0,3% da micro-pellets e per lo 0,6% da cosmetici.
I punti più inquinati da microplastiche in Svizzera sono il lago Lemano e il lago Maggiore, con 220’000 particelle per chilometro-quadrato. Gli altri laghi svizzeri e perfino il Reno, nel tratto svizzero, sono meno inquinati. Il tratto di maggior inquinamento del fiume che nasce in Svizzera si situa fra Düsseldorf e Rotterdam, ma i grandi quantitativi di plastica iniziano poco dopo Colonia. Il maggior inquinamento inizia subito dopo Duisburg e raggiunge i 2,9 milioni di particelle per chilometro-quadrato. La quantità diminuisce verso la foce, poiché il Reno rallenta la sua corsa e molta plastica viene depositata sul fondo e sulle rive.
Per finire, giungono nel Mare del Nord, dal Reno, 100 chilogrammi di plastica al giorno. Comunque il Reno è molto meno inquinato rispetto ad altri grandi fiumi. Il Danubio porta per esempio 1000 chilogrammi al giorno, mentre lo Yangtse, in Cina, giunge perfino a 10 milioni di chilogrammi al giorno! Ci si chiede dove vada poi a finire tutta questa plastica che arriva al mare. Una cartina a livello mondiale mostra che il maggior inquinamento dei mari avviene laddove c’è anche una forte presenza di popolazione e di attività economiche. In Europa, nel Mediterraneo, nel Sudest asiatico. Tuttavia il vento e le correnti trasportano questa plastica anche molto lontano. Lo si vede nell’Atlantico e nel Pacifico. Solo le zone artiche ne sono risparmiate, così come parte delle zone equatoriali, anche se non completamente.
Ma la plastica proveniente dai fiumi come il Reno è solo una parte del problema dell’inquinamento dei mari: da 0,79 a 1,25 milioni di tonnellate, mentre il totale di plastica in mare viene valutato a livello mondiale tra i 4,8 e i 12,7 milioni di tonnellate. Ne soffrono moltissimo i pesci e anche altri animali marini. In sostanza, già oggi, attraverso i pesci, rischiamo così di mangiare i nostri propri rifiuti.