Lo chiamano Parco della Fratellanza. Ma più che un parco, sembra un giardino. Alcune panchine, aiuole con poca erba e piante secche. E di fratellanza se ne vede davvero poca. Lo conoscono tutti a Tijuana, perché è a pochi metri dal mare e di fronte all'arena delle corride. Ma anche per la sua rete metallica, robusta e alta sei metri, che segna il confine tra Messico e Stati Uniti. Tijuana da una parte, San Diego dall'altra. Messico di qua, Usa di la. Lo chiamano il muro, ma è fatto di piloni d'acciaio, reti metalliche spesse e fitte che si vede appena dall'altra parte, lastre di metallo che si spingono fino a 100 metri dentro al mare e arrivano su, fino alle montagne, fino a dove l'occhio riesce a vedere.
È qui, dall'estremo ovest, dalla Bassa California dove inizia il confine e anche il muro che corre per chilometri e divide i due stati. Un muro che occupa 1000 chilometri dei 3140 di confine. Il muro che il presidente americano Donal Trump vuole finire di costruire per proteggere gli Stati Uniti. Un muro che divide, fisicamente, non solo i due Stati, ma anche intere famiglie.
A Tijuana, soprattutto il sabato e la domenica mattina, si riuniscono davanti alla rete metallica i famigliari deportati. Persone che vivevano da 20 o 30 anni negli Stati Uniti, dove erano entrati illegalmente, e che si erano fatti una vita, avevano un lavoro, una famiglia, dei figli nati sul suolo a stelle e strisce e con passaporto americano. Ma la loro condizione era comunque di illegali. Ed è bastato un controllo, capitato a caso in un giorno qualunque, per far finire il sogno americano. Le mamme o i papà sono stati rimpatriati in pochi giorni, lasciando i figli in America a parenti o amici. Nulla è valso dire di avere un lavoro regolare, di essersi sposati in America, di avere dei figli con passaporto americano.
Erano entrati come illegali e illegali sono rimasti. E allora ecco, che in poche ore, vengono espulsi. Il tempo di raccogliere poche cose e poi via, dall'altra parte del confine. E non possono rientrare negli Stati Uniti per almeno 10 anni, non possono tornare alla loro vita negli Usa, non possono tornare ai loro affetti, i figli, mariti o mogli. E l'unica occasione è quella di incontrarsi lungo il muro di Tijuana. Chi arriva dalla parte americana, per raggiungere il muro deve camminare per 40 minuti in mezzo a campi di terra e erba secca, con il suono della risacca del mare che li accompagna. E una volta davanti alla rete, riescono a vedersi a malapena con i loro parenti attraverso i buchi metallici, a parlarsi, a toccarsi solo con la punta delle dita. I «pink kiss». Poi alle due del pomeriggio si chiude l'accesso dalla parte americana. E allora ci si saluta, si cerca l'ultimo contatto e si aspetta un altro fine settimana, che nessuno sa però quando potrà essere.