Di quale sinistra parliamo?

Dibattito – Sarà comunque l’esito della sfida finale con Trump a decidere quale sarà la nuova direzione della sinistra mondiale in piena crisi di identità, che si radicalizza ma non vuole dare spazio a moderati e riformisti
/ 30.12.2019
di Christian Rocca

La sinistra mondiale è in piena crisi d’identità, dall’Italia agli Stati Uniti, passando da tutti i paesi europei. Non è ancora riuscita a trovare un modo di contrastare i populisti e i nazionalisti, ma nemmeno a risolvere gli ormai rilevanti problemi di personalità.

Che cos’è oggi la sinistra occidentale? Nessuno lo sa, nemmeno la sinistra occidentale. Dopo aver dominato la politica globale, cavalcando globalizzazione e innovazione, il progressismo degli anni Novanta, cioè Tony Blair, Bill Clinton e i loro epigoni neoliberisti, è passato di moda perché si è dimostrato incapace di governare le diseguaglianze causate dalla rivoluzione digitale. La ricetta, di fronte a interi settori della società rimasti indietro rispetto ad altri che invece hanno fatto enormi passi in avanti, è diventata ideologica: ancora più globalizzazione, ancora più innovazione.

La prima reazione è stata di rigetto, con gli elettori in fuga e alla ricerca di qualcos’altro che di volta in volta è stato individuato nei movimenti demagogici e populisti non importa se di destra o di sinistra. La seconda reazione, più intellettuale, è stata quella di tornare indietro ad abbracciare politiche socialiste e socialdemocratiche, abbandonate alla fine degli anni Ottanta.

Oggi da una parte della sinistra ci sono i sempre più sparuti difensori del liberalismo sociale, e dall’altra i revanscisti del socialismo del Ventunesimo secolo. La scena al momento è dominata da questi ultimi, i quali hanno vinto il dibattito interno in Francia, in Italia, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.

Ma al governo o pronti ad andarci in quanto favoriti dai sondaggi, con l’eccezione della Francia, ci sono però i populisti e i demagoghi. L’inglese Jeremy Corbyn ha perso due elezioni, tre se si considerano pure le Europee, in pochi mesi: la prima contro una premier conservatrice debolissima, la seconda contro un elitario membro dell’establishment londinese che ha avuto l’idea di interpretare il ruolo di uomo del popolo. Nonostante ciò il socialismo di Corbyn ha regalato alla sinistra inglesela più grande scoppola elettorale in 90 anni. Va anche ricordato, per un quadro più ampio, che i laburisti britannici hanno perso otto delle undici elezioni generali. Le tre eccezioni, va da sé, sono quelle del New Labour di Tony Blair. Non è controintuitivo, dunque, dire che in Gran Bretagna la sinistra vince solo quando è meno socialista e più liberale, meno old style e più moderna, sia adesso sia nei quattro decenni precedenti.

Negli Stati Uniti che si apprestano a scegliere lo sfidante di Donald Trump alle prossime elezioni presidenziali del novembre 2020, il dibattito è simile pur essendo diversi i punti di partenza.

La svolta socialista impressa da Bernie Sanders prima, da Elizabeth Warren poi e adesso da Alexandria Ocasio Cortez (non candidata) sarebbe stata inconcepibile solo cinque anni fa, cosi ì come sarebbe stato inimmaginabile Donald Trump e molte altre cose. Ma da allora la curvatura progressista è diventata mainstream, tanto che anche la notoriamente centrista Hillary Clinton alle elezioni del 2016 si è presentata con il programma economico e sociale più di sinistra della storia del Partito democratico.

La tendenza è la stessa che si nota in Europa, ma gli obiettivi dichiarati da Sanders, Warren, Ocasio-Cortez, e con più moderazione dagli altri pretendenti, sono di buon senso perché non può essere considerato altro che di buon senso vivere con una copertura sanitaria universale, con l’aspettativa per la maternità e un’istruzione a prezzi accessibili. Anzi è proprio il fatto che queste cose non siano garantite nel paese più potente e ricco del mondo, negli anni Venti del ventunesimo secolo, a essere considerato estremo e radicale.

Sanders è riuscito a imporre questi temi nel dibattito pubblico, Warren sta provando a far passare l’idea che si debbano tassare le grandi ricchezze, Ocasio-Cortez mobilita le generazioni più giovani collegando le politiche di giustizia sociale a quelle in difesa del pianeta. Il rischio che tutti vedono, però, è quello di un’eccessiva radicalizzazione, esattamente come è successo in Gran Bretagna con Corbyn, tanto che un recente sondaggio pubblicato dal «New York Times», a fronte di tanto parlare di sanità e istruzione per tutti, ha svelato che soltanto un elettore democratico su quattro vorrebbe eliminare il sistema di assicurazioni sanitarie private e sostituirlo con un sistema di copertura pubblica, ovvero quanto propongono Sanders, Warren e Ocasio Cortez. E solo uno su tre, sempre tra gli elettori democratici, vorrebbe rendere gratuita la retta universitaria a tutti gli americani, a prescindere dal reddito, un’altra idea sponsorizzata da Sanders e Warren.

Ecco spiegato perché in testa nei sondaggi nazionali e nei primi due stati dove si voterà a febbraio, l’Iowa e il New Hampshire, ci sono due candidati centristi, più riformisti che rivoluzionari, il vecchio Joe Biden e il giovane Pete Buttigieg. Quest’ultimo, in particolare, propone un sistema sanitario misto, pubblico per chi lo vuole e privato per chi si trova bene con le assicurazioni private, mentre vuole rendere gratuite le rette universitaria, con l’esclusione di chi se le può permettere.

Proprio perché Biden sembra sentire il peso dei suoi anni e Buttigieg non riesce a proiettare sufficiente autorevolezza è sceso in campo l’ex sindaco di New York Mike Bloomberg, il quale pare sia pronto a spendere un miliardo di dollari del suo patrimonio personale per provare a vincere le primarie democratiche e poi battere Trump a novembre. Il dibattito sulla sinistra, insomma, non si è ancora chiuso e probabilmente resterà aperto fino alle elezioni presidenziali americane perché chiunque vincerà le primarie, un rivoluzionario socialista o un riformista liberaldemocratico, sarà comunque l’esito della sfida finale con Trump a decidere quale sarà la nuova direzione della sinistra globale.