Fermare gli sbarchi ad ogni costo. Anche a rischio di violare i trattati internazionali. Sono disposti a tutto il premier britannico Rishi Sunak e la sua ministra degli Interni, Suella Braverman, pur di riconquistare i consensi perduti dal loro partito in vista delle prossime elezioni politiche. Seppure manchino ancora un paio di anni al voto, i due esponenti Tory sanno che per risalire la china, devono giocare d’anticipo e fare leva sull’arresto dell’immigrazione illegale, enunciata chiaramente da Sunak come una delle cinque priorità del suo Governo, oltre alla crescita economica, la sanità, la riduzione dell’inflazione e quella del debito pubblico. Poco importa che le misure per fermare l’arrivo di migranti clandestini – presentate a inizio marzo – siano paragonate ai provvedimenti della Germania nazista negli anni Trenta da influenti opinionisti come il commentatore sportivo ed ex attaccante della nazionale di calcio inglese, Gary Lineker.
Per un tweet critico della politica migratoria del Governo sul suo profilo che conta quasi 9 milioni di followers, Lineker – mostro sacro della televisione di Stato – è stato sospeso dalla BBC con l’accusa di avere violato le regole sull’imparzialità. Il provvedimento però ha provocato un vero e proprio ammutinamento, con altri mezzo busti che si sono rifiutati di andare in onda in segno di solidarietà con il popolare commentatore, causando la cancellazione di vari programmi dal palinsesto dell’emittente nazionale pubblica. Il risultato? La BBC – accusata di mettere il bavaglio alla libertà di espressione solo quando viene messo in discussione l’operato del Governo – dopo qualche giorno ha dovuto fare marcia indietro e reintegrare Lineker, senza colpo ferire. Anzi, l’ex calciatore ha pure colto l’occasione del suo ritorno sul piccolo schermo per ribadire la sua distanza dal famigerato Illegal Immigration Bill. «Per quanto gli ultimi giorni siano stati difficili, non sono stati in alcun modo paragonabili alla situazione di chi deve fuggire dal proprio Paese a causa di persecuzioni o guerra per trovare rifugio in una terra lontana», ha dichiarato l’ex attaccante, sottolineando come la Gran Bretagna resti nonostante tutto «un Paese di persone prevalentemente tolleranti, ospitali e generose».
La nuova normativa migratoria – seppure debba ancora passare al vaglio delle Camere e prevedibilmente non completi l’iter parlamentare prima del prossimo settembre – ha valenza retroattiva e dunque è già applicabile a chi dal 7 marzo abbia fatto ingresso illegale nel Regno. In base alle nuove regole, chi arriva nella «Perfida Albione» senza permesso – inclusi i migranti che attraversano il Canale della Manica a bordo di imbarcazioni di fortuna – sarà arrestato e perderà automaticamente la facoltà di chiedere asilo politico o ottenere la cittadinanza britannica. Non solo. Verrà rinchiuso per un minimo di 28 giorni in un centro di detenzione senza processo e accesso alla libertà su cauzione, rispedito nel Paese di origine o in un Paese terzo ritenuto sicuro come il Ruanda e bandito per sempre dal Regno Unito. La deportazione potrà essere posticipata solo per i migranti illegali minori di 18 anni o affetti da gravi patologie mediche.
In assenza di un visto o permesso speciale, l’ingresso nel Paese era già vietato e punito con il carcere fino a 4 anni dallo scorso giugno. Tuttavia la precedente legislazione non precludeva il diritto di chiedere asilo in base alle norme di diritto internazionale, a seconda se giunti o meno attraverso canali di ingresso non autorizzati. Il nuovo pacchetto di norme sulla migrazione illegale, invece, oltre a restringere fortemente questa facoltà, pone un tetto massimo al numero di rifugiati arrivati per vie legali che possono rimanere nel Regno Unito ogni anno. Spetterà al Parlamento stabilire quanti rifugiati avranno questo privilegio, tenuto conto della capacità delle autorità locali in termini di alloggi e servizi. Peccato che per la maggior parte dei richiedenti asilo non esistano vie «sicure e legali» per entrare in Gran Bretagna, salvo che si tratti di cittadini di pochi e specifici Paesi come l’Ucraina, l’Afghanistan o l’ex colonia britannica di Hong Kong.
La normativa ha suscitato lo sdegno delle opposizioni. Per i laburisti «disumanizza alcune delle persone più vulnerabili della Terra», mentre per i liberaldemocratici è semplicemente «immorale». Anche l’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite ha espresso preoccupazione e giudicato la legislazione in contrasto con la Convenzione sui rifugiati. Suella Braverman ha ammesso che la deportazione senza processo degli immigrati potrebbe violare la Convenzione europea dei diritti umani e incontrare altri ostacoli legali. Tuttavia la ministra degli Interni ritiene anche che sia l’unico modo per fermare gli sbarchi: quasi 45’756 migranti hanno attraversato la Manica nel 2022, ovvero il 60 per cento in più che nell’anno precedente. Si tratta del numero più alto da quando sono cominciate le rilevazioni. Le vecchie domande d’asilo ancora da smaltire, intanto, hanno toccato quota record: oltre 160mila, pari all’83 per cento del totale delle richieste presentate dal 2018 ad oggi.
Limitare la facoltà di chiedere asilo ai migranti giunti per vie legali riuscirà però a porre freno agli sbarchi? In realtà c’è scetticismo all’interno dello stesso Governo. Molti vedono nella controversa normativa principalmente un espediente tattico per contrapporre agli occhi dei sudditi il pugno di ferro dei Tory sull’immigrazione illegale al presunto lassismo dei Labour, che attualmente sono in vantaggio di 20 punti secondo i sondaggi. Se la nuova politica migratoria si rivelerà efficace, infatti, il Governo sarà premiato dagli elettori. In caso contrario, i Conservatori potranno scaricare la colpa su «avvocati sinistrorsi» come il leader dell’opposizione Keir Starmer, così apostrofato dallo stesso Rishi Sunak. Ci sono dubbi anche in merito all’applicazione pratica delle nuove regole: è poco chiaro come la costosa deportazione di poche centinaia di migranti alla settimana possa risolvere la situazione di stallo di decine di migliaia di richiedenti asilo.
 





