Corsa a ostacoli per salvare le riforme

Assicurazioni vecchiaia - Sulla revisione dell’AVS si vota il 25 settembre, la nuova legge sulle casse pensioni è in bilico, in parlamento
/ 20.06.2022
di Ignazio Bonoli

Il Consiglio federale ha deciso di indire la votazione popolare sulla riforma dell’AVS il prossimo 25 settembre. Toccherà, quindi, al popolo decidere se è d’accordo con le Camere federali che hanno votato a maggioranza questa riforma, oppure di accettare le tesi dei referendisti che rinviano il tutto a una nuova discussione, che tenga conto delle loro critiche.

Come noto, il pomo della discordia è dovuto a tre fattori principali: in primo luogo l’aumento dell’età di pensionamento delle donne a 65 anni; in secondo luogo i supplementi di rendita decisi per i primi nove anni di applicazione della nuova regola; infine, l’aumento dell’IVA, che dovrebbe portare ogni anno 1,5 miliardi di franchi nelle casse dell’AVS.

Il tema posto in votazione è particolarmente importante, non solo per l’adeguamento della previdenza vecchiaia in sé, ma anche – e soprattutto – a causa delle prospettive future per il primo pilastro della previdenza. Infatti, la solidità finanziaria di questo pilastro è ormai garantita soltanto per pochi anni. Non solo, ma anche sul piano puramente politico, dato che questa legislatura non permetterebbe nessuna riforma importante e darebbe quindi un segnale importante per le prossime discussioni sul tema. Contro la riforma, voluta dal Consiglio federale e da un’ampia costellazione di centro e di destra, combattono decisamente sia la sinistra e i sindacati, sia i Verdi. L’esito della votazione potrebbe quindi essere determinante anche per l’assetto politico delle Camere federali nel prossimo quadriennio. Non a caso il voto sull’AVS è stato definito la decisione più importante dell’anno, se non della stessa legislatura.

Con molta attenzione sono perciò stati seguiti i dati più recenti, pubblicati dall’Ufficio federale delle assicurazioni a metà maggio. Il documento mette in evidenza le prospettive finanziarie dell’AVS fino al 2032. Esso pone in primo piano le differenze fra entrate e uscite, sottolineando come questa differenza (a favore delle entrate) andrà costantemente diminuendo. Senza il supporto finanziario deciso dal popolo nel 2019, nella votazione sul pacchetto detto «sociale e fiscale», i conti dell’AVS sarebbero stati deficitari già nel 2021. Il pacchetto ha anche corretto (per il momento) la tendenza a non coprire le spese di ripartizione. In cifre l’aumento delle entrate è stato di 2 miliardi di franchi, il che ha permesso un saldo positivo di 0,9 miliardi franchi nella ripartizione. Nel 2032, secondo le prospettive elaborate dall’Ufficio delle assicurazioni sociali, tale disavanzo potrebbe salire a 2,7 miliardi se la riforma in votazione venisse accettata. In caso contrario il disavanzo potrebbe avvicinarsi ai 5 miliardi di franchi. Queste cifre si basano sulle differenze annuali tra entrate e uscite dell’AVS e non tengono conto dei redditi dei capitali investiti. Attualmente si valuta un reddito da investimenti fra 1 e 1,3 miliardi di franchi.

L’AVS, in questi anni, soffrirà anche dell’arrivo, fra il numero di pensionati, dei beneficiari di rendite nati negli anni del «baby boom». Si tratta della crescita demografica più forte registrata in Svizzera e che fa aumentare il numero di pensionati in misura superiore alla crescita del numero di persone in età lavorativa. Lo prevedono tutti gli scenari elaborati fino al 2050.

Questo enorme spostamento tra beneficiari di rendite e contribuenti è appena cominciato. Negli ultimi 25 anni l’aumento è salito da 24 a 30 beneficiari ogni 100 contribuenti. Ma già questa evoluzione ha provocato maggiori necessità finanziarie per l’AVS. Si è rimediato con un aumento dell’IVA e dei contributi sui salari, nonché con l’aumento dell’età di pensionamento delle donne da 62 a 64 anni. Ora però la tendenza si è accelerata. Lo scenario medio dell’UFAS prevede un aumento dai 30 attuali a 45 pensionati per 100 contribuenti.

D’altro canto le prospettive demografiche non permettono illusioni. Per rallentare la tendenza si dovrebbe pensare a un rallentamento dell’invecchiamento o a un maggior arrivo di stranieri.

Anche la riforma della legge sulle casse pensioni si sta trascinando, alle Camere federali, nonostante l’accordo fra ambienti padronali e sindacali, poi fatto proprio dal Consiglio federale nel suo messaggio. Durante le sedute di gruppo delle Camere federali si è vista nascere la possibilità che un’alleanza destra/sinistra possa bruscamente interrompere gli sforzi per trovare una soluzione concordata. Al centro del dibattito è sorta la domanda a sapere come si possa garantire il livello delle prestazioni, anche qui con un aumento della speranza di vita e rendimenti finanziari in dubbio.

Si teme un nuovo finanziamento trasversale durante 15 anni, con una parte dei nuovi pensionati che riceverebbero, a vita, supplementi di rendita fra i 1200 e i 2400 franchi all’anno. Durante la discussione, dai banchi liberali è partito un progetto che portava perfino all’88% i beneficiari di supplementi di rendita, per i quali la riforma avrebbe perfino evitato la prevista riduzione delle rendite. In Consiglio degli Stati l’UDC non ha ovviamente accettato l’aumento di spese che si sarebbe provocato.

Tutte le varianti proposte agli Stati prevedono un aumento dei beneficiari dei supplementi. E questo costituisce ancora una volta un trasferimento di oneri sulle giovani generazioni. Cioè contro uno degli obiettivi principali delle due riforme. In questo secondo caso accompagnato da una riduzione del tasso di conversione del capitale di vecchiaia in rendita, attualmente del 6,8%, ma già diminuito da molte casse che possono farlo. Il che fa dire a molti che un fallimento della proposta riforma non sarebbe un dramma.

Ma non è certamente una bella prospettiva. Nel momento in cui scriviamo, si attende un’eventuale decisione in extremis degli Stati, in ogni caso più vicina a quella del Nazionale e al progetto del Consiglio federale.