Il divieto della sperimentazione animale è destinato a raccogliere un’ennesima bocciatura. In votazione federale il prossimo 13 febbraio, l’iniziativa popolare «Sì al divieto degli esperimenti sugli animali e sugli esseri umani» non dovrebbe raggiungere la maggioranza dei voti. Il testo, ritenuto troppo radicale, è respinto da tutti i partiti e divide addirittura gli attivisti della causa animale. Le opinioni sull’iniziativa sembrano già sin d’ora fatte, perché su questa tematica, anche se le mentalità cambiano, gli schieramenti restano ben distinti.
Il progetto esige il divieto di tutti gli esperimenti sugli animali e sugli esseri umani, come pure dell’importazione di nuovi medicinali sviluppati grazie a queste pratiche. È la quarta volta che il popolo svizzero si pronuncia su questo tema. Nel 1978, la Confederazione si era dotata di una prima legge federale sulla protezione degli animali, che contemplava anche norme concernenti la sperimentazione. Dopo le bocciature delle iniziative per l’abolizione della vivisezione (nel 1985 con il 70% di No), per la riduzione progressiva della sperimentazione animale (nel 1992 con il 56% di No) e per l’abolizione totale della vivisezione (1993 con il 72% di No), questa è la quarta del genere. È stata lanciata da un gruppo di cittadini sangallesi, sostenuti da organizzazioni che operano per la causa animale e dai medici alternativi.
Per i fautori dell’iniziativa, è inammissibile che si continui a condurre esperimenti su animali e pazienti non in grado di esprimere la propria volontà. Essi chiedono che gli esperimenti su esseri viventi, praticati in «modo crudele», siano considerati alla stregua dei crimini. Secondo loro, il 95% dei principi attivi che, in base ai test sugli animali, sembrano promettenti, non superano la sperimentazione umana, in quanto ritenuti troppo pericolosi o inefficaci.
I promotori criticano anche il concetto delle 3R, conosciuto da oltre 50 anni e che, nel limite del possibile, promuove la sostituzione, la riduzione e l’affinamento delle sperimentazioni animali. Per loro, questo concetto serve solo a «mettersi la coscienza in pace, senza far progredire la causa animale». Ogni anno, gli animali vittime di esperimenti in laboratorio sono più di 500’000 e il 30% subisce pratiche ritenute troppo crudeli. Eppure, per gli iniziativisti le alternative alla sperimentazione animale ci sono: dalla cultura cellulare in vitro alla donazione di organi umani. «Basta avere la volontà politica!».
Nelle due Camere, l’iniziativa non ha raccolto un solo voto a favore. Il testo è stato giudicato estremo, anche dalla sinistra, solitamente più sensibile su questo problema. L’iniziativa è persino contestata dalla Protezione svizzera degli animali, secondo la quale «manca il bersaglio». Il comitato interpartitico che vi si oppone, e che spazia dall’UDC ai Verdi, ha messo in campo l’artiglieria pesante: sostiene, senza mezzi termini, che il progetto è pericoloso per la salute della popolazione. Infatti, i nuovi medicinali sviluppati grazie alla sperimentazione animale, per esempio per combattere il cancro o per mettere a punto i vaccini contro il Covid-19, non soltanto non potrebbero più essere prodotti in Svizzera, ma nemmeno importati.
Dal canto suo, il Consiglio federale ricorda le ripercussioni negative dell’iniziativa: se accolta, limiterebbe fortemente la ricerca medica e lo sviluppo di prodotti a uso medico. Molti programmi di ricerca sarebbero trasferiti all’estero. Diverse aziende lascerebbero il Paese con la perdita di posti di lavoro e conseguente indebolimento della piazza economica. Il ministro della sanità pubblica Alain Berset ha sottolineato che la Svizzera ha una delle regolamentazioni più severe al mondo in materia di sperimentazione, che garantisce agli individui e agli animali la migliore protezione possibile. Inoltre, la Confederazione sostiene finanziariamente la ricerca che non fa capo alla sperimentazione animale.
Quest’ultima è autorizzata solo se non si può procedere in altro modo e le costrizioni inflitte agli animali (dolori, danni, stato d’ansietà) devono essere, nel limite del possibile, ridotte al minimo. Nel 2020, una parte degli esperimenti sugli animali concerneva la ricerca sul Covid-19. Nel quadro di 18 sperimentazioni autorizzate dalle autorità cantonali sono stati utilizzati 1328 animali. Stando ai dati dell’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (USAV), sempre nello stesso anno, per le sperimentazioni sono stati impiegati complessivamente 556’000 animali, cifra in calo del 2,8% rispetto al 2019.
Riassumendo, per il comitato d’iniziativa gli esperimenti sono inammissibili e inutili, dato che non sono in grado di fornire «previsioni attendibili per un altro essere vivente». Per gli oppositori, il divieto assoluto degli esperimenti sugli animali chiesto dall’iniziativa è troppo radicale: limita la ricerca, il progresso medico e la disponibilità dei farmaci di ultima generazione (per uso umano e veterinario). Perciò, una bocciatura appare inevitabile.