Il verde è senza dubbio il colore di moda… soprattutto se riferito a problemi di protezione ambientale e di risparmio energetico. Anche il settore finanziario ne approfitta. Molte banche offrono, infatti, ai loro clienti possibilità di investire in titoli di società giudicate rispettose dei problemi ambientali e di risparmio energetico. Ma non è tutto. Anche la Confederazione, seguendo del resto l’esempio di altri paesi, di banche e associazioni di categoria, vuole diventare più «verde» nei suoi investimenti. Lo ha recentemente dichiarato il responsabile delle finanze Ueli Maurer, dicendo che vuol fare della Confederazione una delle piazze finanziarie più avanzate al mondo in questo campo.
Che la svolta stia realmente avvenendo lo dimostra, a livello mondiale, il volume totale di emissioni di prestiti, i cui prospetti contengono spesso riferimenti al «verde» o alla sostenibilità ambientale. Secondo quanto rilevato dall’organizzazione Climate Bonds Initiative, il volume di questi prestiti obbligazionari, dal 2015, è passato da meno di 100 miliardi di dollari a 700 miliardi di dollari nel 2020. Per il 2021 si prevede che il volume globale possa salire a circa 1000 miliardi di dollari. Una cifra imponente. Tuttavia, se si considera il volume globale di emissioni di prestiti, che è di oltre 27’000 miliardi di dollari, si vede che il potenziale di crescita è ancora notevole.
Si tratta generalmente di due tipi di emissioni. Da un lato ci sono prestiti che non prevedono una destinazione specifica del denaro raccolto, ma per i quali l’emittente si impegna a rispettare determinati criteri di sostenibilità. Dall’altro si tratta di prestiti «verdi», il cui ricavato deve essere destinato a precisi progetti di sostenibilità ambientale.
Questi prestiti «verdi», globalmente, costituiscono già oggi circa la metà del totale di obbligazioni sostenibili. Anche in questo settore la crescita è considerevole. Recentemente anche l’Unione Europea è entrata in questo mercato. Lo scorso ottobre ha emesso il primo prestito «verde», con un volume di 12 miliardi di euro. L’accoglienza è stata più che positiva, poiché la domanda è stata di oltre dieci volte superiore all’offerta di titoli.
La Confederazione svizzera, sull’onda di questi ottimi risultati, passerà presto anch’essa all’emissione di prestiti «verdi». A metà novembre, il Consiglio federale ha già preso una decisione di principio e, al più tardi entro la fine del 2022, deciderà in concreto il modo e i tempi di procedere. Probabilmente i prestiti della Confederazione saranno destinati alla realizzazione di scopi precisi, ma non dovranno necessariamente provocare altri investimenti in progetti sostenibili. In sostanza, si tratta di un progetto di marketing. I soldi di queste obbligazioni finiranno in investimenti chiusi e destinati a scopi di sostenibilità ambientale. Di conseguenza, gli investimenti diretti della Confederazione in questi settori potranno diminuire.
Si direbbe che così facendo la Confederazione, sempre con la massima prudenza, approfitti del momento per ottenere i migliori risultati. Ma dal punto di vista della politica finanziaria, la Confederazione non può e non deve creare occasioni per nuovi investimenti con uno scopo preciso. Un simile modo di agire contrasterebbe con la sovranità del Parlamento e anche con le regole del freno all’indebitamento. Inoltre, l’estendersi eventuale delle operazioni ad altri settori potrebbe creare grossi problemi alla gestione democratica del bilancio.
La tendenza universale verso emissioni «verdi» nasconde anche la possibilità del cosiddetto Greenwashing («lavaggio verde»), utilizzando cioè il concetto di sostenibilità per operazioni che solo apparentemente apportano benefici all’ambiente. La Confederazione si attiene qui alle regole dell’Associazione internazionale delle istituzioni del mercato di capitali, la quale ha stabilito verso quali istituzioni i capitali devono essere diretti: per esempio nuove fonti energetiche, prevenzione di inquinamento, efficienza energetica, mezzi di trasporto puliti, ecc.
Le emissioni della Confederazione hanno un ruolo importante sul mercato. Nel 2020 sono stati emessi prestiti per 4,6 miliardi di franchi. In circolazione vi sono prestiti per un totale di 6,1 miliardi. Le spese annue dello Stato sono di circa 70 miliardi. A Berna non si sa ancora quale parte di questi prestiti potrà rispettare i criteri «verdi». Si fanno esempi per le ferrovie, il risanamento energetico di stabili federali o la promozione di nuove energie. All’inizio l’emissione di prestiti «verdi» sarà comunque limitata ad alcuni milioni di franchi all’anno, ma la strada è ormai tracciata, come è tracciata anche quella del mercato.