Il Consiglio federale ha deciso le misure della riforma AVS 21, volta a mantenere il livello delle rendite, garantire l’equilibrio finanziario fino al 2030, flessibilizzare l’età di pensionamento, e ha incaricato il Dipartimento dell’Interno di preparare un messaggio e un disegno di legge entro fine agosto.
Il messaggio prevederà le misure seguenti: l’età di riferimento delle donne sarà aumentata di tre mesi all’anno fino a 65 anni; l’aumento sarà accompagnato per nove anni da misure compensative per 700 milioni di franchi, mediante la riduzione delle aliquote in caso di pensionamento anticipato e l’aumento della rendita AVS per donne con redditi medio-bassi; la libera scelta del momento del pensionamento tra i 62 e i 70 anni; la possibilità di anticipare o rinviare parte della rendita AVS; il proseguimento dell’attività lucrativa oltre l’età di pensionamento con incentivi specifici; l’aumento dell’IVA al massimo dello 0,7% a favore dell’AVS.
Secondo il Consiglio federale, la riforma AVS 21 permetterà di sgravare i conti di circa 2,8 miliardi di franchi all’anno (nel 2030), stabilizzando le finanze dell’AVS.
Pochi giorni prima della decisione, uno studio del Centro di ricerche sui contratti fra generazioni, dell’Università di Friburgo in Brisgovia (Germania) e dell’UBS, aveva calcolato che, secondo le regole attuali, lo scoperto del fondo AVS sarebbe di 1100 miliardi di franchi. Si tratta delle rendite promesse, che non sono coperte dalle relative entrate.
Secondo il progetto di riforma del Consiglio federale nel 2018 «AVS 21» questo scoperto verrebbe ridotto a 550 miliardi di franchi. In questa situazione, anche lo studio citato conferma che le giovani generazioni dovranno farsi carico di quelle anziane e più precisamente le persone tra 0 e 40 anni con un supplemento di contributi tra i 25’000 e i 30’000 franchi per abitante, le persone oltre i 55 anni con circa 10’000 franchi a testa, contributo che si riduce a 6000 franchi per chi raggiunge i 65 anni d’età.
Un’altra conferma di quanto già si prevedeva sta nel fatto che non si potrà far a meno di lavorare più a lungo. Aumentando l’età di pensionamento si potrebbero avvicinare le esigenze dei pensionati agli oneri di coloro che pagano i contributi. Uno dei capisaldi di questa riforma è l’aumento a 65 anni dell’età di pensionamento delle donne.
Si sa che il tema è tuttora molto combattuto. A livello politico – in particolare dopo lo sciopero delle donne – si segue con molta prudenza ogni decisione che comporta la parità di trattamento tra uomini e donne, con rivendicazioni opposte. Le donne si chiedono comunque perché debbano sopportare il sacrificio del risanamento dell’AVS.
Ma ancora una volta il ministro delle finanze Ueli Maurer – dopo la vittoria ottenuta con il voto congiunto sulla riforma fiscale e sociale – avrebbe presentato una proposta molto pragmatica: aumentare nel contempo l’età di pensionamento degli uomini a 66 anni. Ne aveva già accennato in aprile in un’intervista, ma ora avrebbe presentato il suo progetto al Consiglio federale, in occasione della discussione sulla riforma dell’AVS. La mossa, confermata da fonti giornalistiche, avrebbe sicuramente il vantaggio di ridurre di circa la metà il previsto scoperto dell’AVS, soprattutto perché, accanto al risparmio di un anno di rendite totali, vi sarebbe anche un anno di aumento dei contributi. Si allontanerebbe però di un altro anno la parità fra uomini e donne nell’AVS. Comunque l’AVS potrebbe rinunciare alle previste compensazioni per le donne, dal momento che anche gli uomini ne sono toccati.
La proposta Maurer non avrebbe però ottenuto la necessaria maggioranza. Probabilmente si ritiene che un aumento dell’età di pensionamento degli uomini susciterebbe almeno altrettante opposizioni di quello dell’età di pensionamento delle donne. Non si vuole correre questo rischio, dal momento che la riforma dell’AVS è sempre più urgente. Ma anche sulle proposte di compensazioni alle donne per l’aumento dell’età di pensionamento, le opinioni sono ancora divise, soprattutto circa i costi.
L’aumento dell’età di pensionamento delle donne procura, però, risparmi all’AVS per soli 1,4 miliardi, meno i costi delle compensazioni. Altri 2,5 miliardi di entrate dovranno essere procurati tramite il previsto aumento dello 0,7% dell’IVA.