Si dice spesso che il miglior tipo di energia (per altro rinnovabile) è il risparmio sui consumi abituali. Il Consiglio federale, nel suo piano per l’approvvigionamento energetico del paese, punta anche su questo principio, almeno all’inizio, su base volontaria. Non è però né facile, né scontato, modificare da un giorno all’altro le abitudini di consumo sia a livello personale, sia di gruppo (aziende, associazioni, enti politici, ecc.).
La campagna di risparmi lanciata a fine agosto, con il motto «Ogni chilowattora conta», non sembra aver ottenuto i risultati sperati. È ovviamente presto e poco opportuno trarre le prime conclusioni, dopo un mese di fine estate. La NZZ ha però tentato l’esercizio, premettendo comunque le complicazioni che comporta. Un dato di fatto è però la constatazione che in settembre i consumi di energia elettrica, in Svizzera, non sono diminuiti, ma sono aumentati più o meno nella misura degli stessi mesi degli anni precedenti.
La conferma della tendenza può anche essere vista nel fatto che il grado di incertezza dei dati esaminati non è diminuito, come attesterebbe invece una diminuzione rispetto allo stesso grado nel mese dell’anno precedente. Grado che è certamente favorito in Svizzera dalla molteplicità degli attori del sistema di approvvigionamento elettrico. All’inizio della catena c’è la società Swissgrid che analizza i carichi nel trasporto di energia elettrica dal produttore al rivenditore locale. Swissgrid utilizza questi dati per garantire la stabilità del rifornimento (a circa 600 aziende elettriche).
Questi dati danno un’indicazione di tendenza, ma non sono sicuri al cento per cento e l’insicurezza aumenta quando i tempi per l’analisi sono brevi. Di regola sono invece necessari almeno sei mesi. L’analisi della NZZ tiene conto della necessaria correzione in misura di circa il 4,5%. È dai dati così corretti che si ottiene un’evoluzione dei consumi parallela agli anni precedenti, ma perfino superiore a quella dello scorso anno. La probabilità che l’energia venga effettivamente risparmiata è quindi molto bassa.
Tenuto conto anche dei vari fattori che influiscono sui consumi finali (perdite della rete, consumi propri dei produttori), questi dati non possono essere presi in considerazione per un’eventuale restrizione dei consumi. Per questo l’Ufficio federale dell’energia attenderà i dati di fine anno prima di decidere. Nel frattempo ha divulgato alcune raccomandazioni.
Tra queste, la ormai celebre proposta della consigliera federale Sommaruga di fare la doccia in due o di far bollire l’acqua con pentolino coperto. Resta comunque assodato che il modo più efficace per risparmiare è di aumentare i prezzi. Il problema principale dell’attuale politica energetica per il prossimo inverno è però quello di garantire energia elettrica sufficiente e a prezzi sostenibili. Per questo il piano del governo prevede varie misure, non solo per la corrente elettrica. Ne diamo qui un riassunto parziale, tenendo conto anche di alcune decisioni già prese in Parlamento.
In primo luogo le centrali termiche mobili, azionate sia a gas sia a petrolio. Coprirebbero i due terzi della produzione della centrale nucleare di Mühleberg. Si pensa poi ai generatori di emergenza, già utilizzati anche da Swissgrid, o magari anche a un aumento della tensione negli elettrodotti importanti. Si vorrebbe anche aumentare la produzione delle centrali idroelettriche, diminuendo i deflussi minimi odierni nei fiumi. Il Parlamento ha accettato la costituzione di un «ombrello finanziario protettivo» per le grandi società produttrici di energia elettrica, considerate «sistemiche».
Questo per il prossimo inverno. Entro il 2025 vi sarà uno sfruttamento intensivo di energia solare, tramite pannelli sistemati nelle Alpi. Misura che dovrebbe permettere di diminuire la dipendenza svizzera dalle importazioni di corrente dall’estero. A questi si dovrebbe aggiungere la produzione di energia eolica.
Questi ultimi provvedimenti fanno parte di un ampio catalogo di misure di sostegno alle energie rinnovabili, che vanno dalle piccole centrali elettriche al biogas, alla geotermia, al fotovoltaico privato. Il tutto inserito in un sistema direttivo, che però le Camere hanno rifiutato, chiedendo comunque di prolungare i sussidi fino al 2030. La quota di energia solare sul consumo globale è oggi solo del 6%, ma sta aumentando. Inoltre il Consiglio federale vorrebbe poter dotare il paese di due o tre centrali a gas o convertibili che fornirebbero energia elettrica in grandi quantità. Obiettivo sempre più difficile a breve scadenza vista la precaria situazione del mercato del gas attuale.
A più lunga scadenza si vorrebbe incentivare la costruzione di impianti a energia rinnovabile. In questo e in altri casi sorgono anche problemi di compatibilità ambientale, oltre che di costi enormi. Lo possono essere sia il passaggio alla mobilità privata elettrica, sia l’uso di termopompe, entrambe favorite dalla nuova legge sul CO2. Viste le condizioni di vita odierne, il risultato migliore potrebbe essere ottenuto spegnendo il più possibile tutti gli apparecchi elettrici e utilizzando in modo più efficiente quelli diventati indispensabili (lavatrici, condizionatori, lampadine, ecc.).
Il raggiungimento di questi obiettivi è irto di difficoltà. Anche per questo uno degli obiettivi più importanti è quello del risparmio. Il consumo di energia elettrica in Svizzera dovrebbe scendere nel 2035 del 13% rispetto a quello del 2020. Lo spazio e il tempo per farlo ci sono, manca ancora la volontà, che potrebbe evitare o attenuare eventuali costrizioni.