La Cina è una potenza economica che ormai da anni si impone sul mercato globale, ma si sta profilando recentemente anche come meta importante per gli investimenti. Per guardare al paese da questa nuova prospettiva abbiamo interpellato una specialista del settore, che ha rapporti diretti con gli investitori occidentali e vanta una conoscenza concreta del mercato cinese. Elisabeth Tester, pubblicista su temi economici, vive tra Shanghai e Zurigo, è stata corrispondente dalla Cina per «Finanz und Wirtschaft» ed è autrice del libro China: der nächste Horizont, (Cina, il prossimo orizzonte) pubblicato da NZZ e FAZ.
Signora Tester, la società cinese è molto più complicata di quanto si pensi ed è infatti caratterizzata da diverse realtà economiche: vi sono città molto grandi e moderne così come regioni economicamente povere. In Svizzera abbiamo una visione un po’ ingenua della Cina?
La Cina è un paese in cui convivono molte componenti diverse e che cambia velocemente. Dal punto di vista economico e da quello culturale esistono diversi volti della «Cina», anche se con il sistema di governo, il sistema giuridico e la lingua comune si è cercato di dare al paese una struttura uniforme. Malgrado ciò, per quel che riguarda lo standard di vita, l’istruzione dei figli, l’assistenza medica ecc. la vita di una famiglia che ha la residenza a Pechino ha poco a che fare con quella di una famiglia di contadini della provincia occidentale del paese. Da questo punto di vista la Cina può essere considerata contemporaneamente un continente e un paese.
La vita in Cina sembra essere influenzata da una forte cultura del lavoro. Malgrado la popolazione viva sotto un regime comunista, il paese sembra condividere la nostra stessa impostazione capitalista occidentale. È un’impressione corretta?
In effetti la maggior parte dei settori economici cinesi è caratterizzata da una forte concorrenzialità. La concorrenza all’interno della nazione, oltre a questo, è molto rapida e versatile, qualcosa a cui le imprese straniere all’inizio fanno fatica ad abituarsi. Fondamentalmente in Cina sono disponibili grosse quantità di capitali, e grazie a questo i progetti più promettenti possono avvantaggiarsi di una quota molto ampia di risorse. Ciò può portare allo sviluppo di nuovi mercati e di prodotti e servizi eccellenti. Dato che, del resto, le partecipazioni statali nelle industrie dei paesi occidentali sono altrettanto usuali rispetto a quanto succede in Cina, le differenze riscontrabili tra il mercato cinese e quelli occidentali non sono più così grandi, anche se vi è un’eccezione decisiva: in Cina l’influenza delle regolamentazioni governative ha ancora oggi un ruolo determinante sul successo delle singole imprese.
Uno degli obiettivi dichiarati del governo cinese è quello di favorire lo sviluppo del commercio interno, in particolar modo per ciò che riguarda il settore dei consumi privati. Come mai?
Dopo l’apertura dell’economia cinese nel 1978 il paese si è molto focalizzato sull’economia di esportazione e questo ha reso la Cina dipendente dai mercati stranieri. Negli ultimi anni però, per favorire lo sviluppo economico, ma anche per garantire il benessere della popolazione, la Cina ha iniziato a sostenere sempre di più lo sviluppo economico interno. Infatti, da molti anni l’industria di esportazione non domina più l’economia cinese. Spesso la Cina viene giustamente descritta come il più promettente mercato di consumo al mondo. Lo sviluppo economico cinese ha ancora molta strada da fare, anche se negli ultimi decenni è riuscita a superare le aspettative. Così come è successo in passato con le regioni situate sulle coste, nel prossimo decennio saranno le regioni interne a dare un impulso alla crescita dei consumi. Questo incremento complessivo conoscerà però un calo, stimato attorno al 5% annuale, entro la fine del prossimo decennio.
Molte imprese vorrebbero investire in Cina. In che modo la Cina sostiene queste iniziative? Chi vuole investire in questo paese deve confrontarsi con molti problemi burocratici? E le aziende svizzere hanno una buona reputazione?
In Cina le imprese svizzere hanno un’ottima reputazione. Per giudicare se le prospettive commerciali per un un’azienda sono positive o meno bisognerebbe considerare caso per caso. Argomenti generici basati sull’idea che «il mercato è vasto e cresce» sono ingannevoli. Il potenziale di un simile investimento da parte di un’impresa straniera dipende fortemente dal settore economico in cui opera, dal partner cinese e dalla stessa regione in cui l’attività è insediata. Di ostacoli burocratici ce ne sono molti, la concorrenza è forte e il mercato cambia molto rapidamente. Non tutte le imprese sono adatte al mercato cinese e spesso i progetti di collaborazione con la Cina vengono valutati con superficiale ottimismo. Inoltre, la Cina in sé è un caso particolare, è diversa dalle altre nazioni, e molte strategie di mercato che negli altri paesi hanno successo devono essere adattate al mercato cinese.
Signora Tester, negli ultimi tempi Migros ha iniziato un’attività commerciale in Cina: anche lei ha avuto modo di collaborare a questo progetto?
No. Conosco solo lo shop online «Orange Garden» che Migros gestisce in Cina e ne ho molto apprezzato i cartelloni pubblicitari presenti su alcune linee metropolitane.
Alcuni attori economici sospettano che in futuro la Cina dovrà confrontarsi con alcuni problemi come ad esempio la bolla immobiliare, con difficoltà di liquidità, o a causa di un alto indebitamento che porterà alla diminuzione del consumo. Questi scenari rappresentano secondo lei una visione realistica?
La Cina si appresta ad affrontare la grande sfida della cosiddetta «trappola del reddito medio», e cioè i problemi legati alla necessità di svilupparsi economicamente come una nazione industriale. Il sistema legale ancora troppo centrato sulle persone e troppo poco sulle regole, le debolezze del sistema di formazione e l’elevato indebitamento delle imprese rappresentano dei grandi ostacoli in questo processo. Il mercato immobiliare, nonostante una valutazione degli immobili molto alta nelle grandi città, è sostenuto da una solida domanda. I prezzi medi degli immobili sono diventati negli ultimi dieci anni, in proporzione ai redditi medi, persino più accessibili. Nonostante la forte influenza statale sull’economia (data per esempio dal fatto che tutte le principali banche commerciali sono controllate dallo Stato) in un paese come la Cina le turbolenze nei singoli settori del-l’economia sono sempre possibili. Non credo però che questo possa intaccare la stabilità del paese.
Molti svizzeri si interessano alla Cina, quantomeno per quel che riguarda il turismo, ma allo stesso tempo sono preoccupati dall’inquinamento ambientale. La Cina è davvero pericolosa?
Per i turisti la Cina non rappresenta un pericolo più grande di quanto non lo siano altre destinazioni. I trasporti e le infrastrutture destinate ai viaggi sono eccezionali in tutto il paese e negli ultimi anni la qualità dell’aria è migliorata. L’inquinamento atmosferico, dell’acqua e del suolo possono però rappresentare un serio problema per gli abitanti di alcune zone, che ne sono maggiormente colpite.