Tutto è cominciato la sera del 13 marzo 2013, quando il neoeletto papa Francesco saluta la folla con l’ormai storico «Fratelli e sorelle, buona sera». Niente latino, niente proclami solenni e, invece, le parole semplici, usate nei rapporti fra la gente comune, in una quotidianità da condividere, superando distanze e diversità. E lo lascia intendere, precisando con un tocco autoironico: «Sono un papa che viene dalla fine del mondo». Come dire, eccoci insieme sulla stessa barca.
È con quell’esordio che Francesco rivela le doti di gran comunicatore, marchio inconfondibile del suo stile oratorio e del suo intuito psicologico. Una carta vincente per chi esercita il potere, e lui la gioca abilmente trovando le parole giuste, spesso argute, nelle più svariate situazioni. Sia rivolgendosi alla collettività mondiale, in momenti di tensione e minacce globali, sia accogliendo capi di Stato, re, divi, calciatori, artisti, scienziati, scrittori, sia stringendo le mani dei fedeli assiepati dietro le transenne. «Che fatica: fin quando ce la farà?» doveva commentare, maliziosamente, il suo predecessore. Certo che, rispetto al riservato Benedetto XVI, il cambiamento è radicale, anzi spettacolare.
La popolarità del nuovo pontefice contagia folle di pellegrini motivati, di turisti curiosi e, imprevedibilmente, ambienti prima di allora indifferenti se non ostili. Del resto, lui la coltiva consapevolmente, da interlocutore pronto ad ascoltare le voci di tutti, senza preclusioni di sorta: gay, divorziati, esponenti di altre religioni, islam compreso. Diventa così l’emblema di un cattolicesimo che, finalmente, abbatte barriere fisiche e morali, fa pulizia fra le sue mura e s’integra nella realtà contemporanea. Si tratta di una svolta, attesa dalla maggioranza dei credenti, e di cui Bergoglio sembra l’interprete affidabile. Nelle sue esternazioni, insiste sul bisogno di cambiamento e aperture: verso le donne, i migranti, i poveri, le vittime di soprusi, e via enumerando doveri d’ordine etico e civico, non ultimo il pagamento delle tasse. Tutto ciò in termini non calati dall’alto, bensì da conversazione amichevole, grazie alla simpatia. Fattore determinante nel successo e nell’idealizzazione del personaggio, ma a sua volta rischioso.
Ora, da quella sera di marzo sono passati sette anni, durante i quali la figura di Francesco ha subito un ridimensionamento. Era risaputo che non piaceva a tutti, più amato a sinistra che a destra. Un giudizio però approssimativo, perché la realtà in cui si muove il papa è ben più complessa. Sono in campo non soltanto dogmi religiosi, scelte ideologiche e sociali, ma interessi finanziari e strategie diplomatiche di portata internazionale. Il Vaticano è, dal canto suo, uno Stato rappresentato da un pontefice super partes e, poi, gestito da ministri tutt’altro che imparziali. Ci si trova alle prese con luci e ombre, insomma virtù e vizi impliciti nella condizione umana, cui Francesco appartiene. Del resto è l’aspetto umano a rendercelo vicino. Uno con cui sentirsi in sintonia. Ma non sempre avviene. Da qui interrogativi anche imbarazzanti.
S’intitola proprio L’enigma Bergoglio (edizioni Solferino) il libro in cui Massimo Franco, opinionista del «Corriere della Sera», affronta l’intricata complessità di un personaggio pienamente rappresentativo della nostra epoca. E lo fa con un esemplare scrupolo professionale, raccogliendo e paragonando dati, date, voci, opinioni documentabili. Se il termine non fosse irrealistico, si potrebbe parlare di oggettività. Di certo senza partito preso o intenti sensazionalisti. Gli preme raccontare l’uomo degli slanci innovativi e delle contraddizioni: riforme incompiute, dal celibato dei preti al sacerdozio femminile. Fallita anche la scelta, in nome della frugalità, di abitare Casa Santa Marta, dove in definitiva si è creato una sorta di Vaticano alternativo. Discutibili, in politica, le aperture verso la Cina e il silenzio sui fatti di Hong Kong.
Sconcertante, in ambito finanziario, l’acquisto del palazzo a Londra, pagato con gli oboli destinati ai poveri.
Ancora più allarmante l’atteggiamento, non sempre limpido, del Vaticano nei confronti della pedofilia. Ma, come rileva Massimo Franco, tutto ciò conferma la solitudine di Bergoglio, malvisto dal clero conservatore ma anche da esponenti delle correnti filomarxiste. Le lacerazioni sono tali da delineare un possibile scisma? A questo punto interviene, però, secondo l’autore, la forza segreta e carismatica di Bergoglio. Com’è apparso nell’immagine che ha parlato al mondo intero. Solo, nella Piazza San Pietro, svuotata dalla pandemia, in cerca, come tutti, di una possibile risposta consolatoria.