Christoph Sax è capo economista alla Banca Migros


Chi teme il rischio, stia quieto

Date l’elevata inflazione e le forti oscillazioni delle borse, investire denaro adesso è una sfida. Però, per Christoph Sax, capo economista della Banca Migros, questa situazione offre anche delle opportunità a chi ha una buona propensione al rischio e un orizzonte d’investimento prolungato
/ 27.06.2022
di Benita Vogel

In Svizzera l’inflazione è cresciuta al livello più alto dal 2008. Il denaro perde quindi valore. Quanto fortemente incide tutto ciò sul mio libretto di risparmio?
A maggio il tasso d’inflazione era del 2,9 percento. Il costo della vita per un’economia domestica media è cioè rincarato del 2,9 percento rispetto a un anno prima. Sull’altro versante, gli interessi sui risparmi sono ancora prossimi allo zero. La svalutazione del denaro negli ultimi 12 mesi si è quindi attestata sul 2,9 percento circa. Ciò si ripercuote sul conto di risparmio, che si orienta indirettamente al tasso guida della Banca nazionale svizzera (BNS). Il potere d’acquisto è diminuito.

Per quanto andrà avanti così?
L’anno prossimo la situazione potrebbe alleggerirsi. La BNS alzerà ancora ripetutamente il tasso guida per frenare i rincari. Presumibilmente gli interessi sui risparmi cresceranno dal 2023 e contestualmente i rincari dovrebbero gradualmente decrescere. Così la differenza tra interessi e rincari si ridurrà e la svalutazione sarà meno forte.

Cosa faccio con il denaro sul conto di risparmio, che adesso diminuisce invece di acquistare valore?
Dipende da quali rischi si è disposti ad assumere. Per le investitrici e gli investitori disposti a rischiare e con un orizzonte di lungo termine, l’attuale intervento sui tassi offre delle opportunità di incremento.

Davvero? Le quotazioni nelle borse sono molto instabili e puntano prevalentemente al ribasso.
Presto o tardi, dopo ogni rovescio la borsa si è sempre ripresa. L’importante è investire ad ampio spettro. Con le perdite di quotazione negli ultimi mesi alcune azioni sono diventate molto più convenienti. Particolarmente sotto pressione si sono trovati i titoli delle imprese a forte tasso di crescita, come ad esempio le aziende del settore tecnologico. Molte azioni del comparto tecnologico hanno visto dimezzarsi il proprio valore. Questa flessione dei corsi ha già ampiamente anticipato l’irrigidimento della politica monetaria. In molte di queste aziende però è cambiato poco nelle prospettive di profitto a lungo termine.

Anche le aziende industriali presentano un buon grado di sfruttamento. Possiedono le riserve per affrontare il raffreddamento della congiuntura e una fase intermedia con una maggiore pressione sui costi. La domanda globale potrebbe diminuire, ma non subire una forte flessione.

Si fa presto a dire investire ad ampio spettro. Come si fa?
Ci sono ad esempio i piani di risparmio. Ogni mese si paga un importo fisso con cui si appiana un po’ il rischio di ribasso sulle borse. I cosiddetti fondi strategici sono strutturati ad ampio spettro con azioni, obbligazioni, immobili e altre categorie d’investimento.

Perché non investire per conto proprio in azioni?
Chi punta su pochi titoli individuali va incontro a rischi di perdita inutilmente elevati. Chi volesse avere nel portafoglio determinate azioni per ragioni affettive, può tenerle in quantità limitata come complemento. L’importante è che il cuore del portafoglio rimanga diversificato su un ampio spettro. Nella scelta di titoli individuali integrativi si deve puntare su azioni di qualità.

Le materie prime sono molto ricercate e molto care. Come se ne può trarre profitto da investitori?
Si dovrebbe considerare di investire in questo ambito solo se ci si aspetta un ulteriore aumento dei prezzi. Per gli investitori privati è consigliabile un investimento in un fondo ad ampio spettro in un cosiddetto Exchange Traded Fund (ETF). Nella scelta dei prodotti può convenire rivolgersi a un consulente bancario: esiste infatti una pletora di prodotti e non tutti vanno bene per le esigenze del cliente. Inoltre c’è la questione di quali categorie di materie prime sia opportuno coprire e quali no.

Ma con il rincaro dei prezzi di energie e materie prime, le catene di approvvigionamento sotto stress e la guerra in Ucraina, non pendono più spade di Damocle?
Le catene di approvvigionamento sono così sotto stress soprattutto a causa della pandemia e del massiccio boom dei consumi negli USA. Le cose si stanno però normalizzando a vista d’occhio. Quanto a questo, l’indebolimento della crescita economica in conseguenza dell’impatto dei prezzi delle materie prime ha anche un lato positivo. La situazione si distenderà sia per i termini di consegna sia per i prezzi d’acquisto. Anche il prezzo del petrolio dovrebbe stabilizzarsi se la domanda globale si indebolirà. Conseguenze e sviluppi della guerra in Ucraina restano però difficili da valutare. Questa crisi geopolitica è ciò che grava di più.

Non stupisce allora che si sentano piccoli investitori affermare di voler recedere perché per loro il rischio sta diventando troppo alto.
Farlo non è consigliabile. In tempi tanto incerti è grande il pericolo di recedere al momento sbagliato e di perdere il momento giusto per rientrare. Se ciò si verifica, si peggiorano le cose a lungo termine. L’importante è evitare i rischi di concentrazione e diversificare su un ampio spettro.

Allora cosa devono fare investitori e risparmiatori prudenti?
Nelle borse permane un forte nervosismo. Per questo al momento per le investitrici e gli investitori poco propensi al rischio è meglio restarsene quieti: chi ha i propri risparmi su un conto di risparmio e non vuole affrontare alcun rischio, è meglio che li tenga dove sono. In Svizzera queste fasi di interessi reali negativi sono durate, il più delle volte, solo pochi anni. Se i tassi guida salgono, questa problematica si attenuerà.

Con l’aumento degli interessi, obbligazioni aziendali e titoli pubblici torneranno a essere più interessanti. Potrebbero essere un’alternativa per chi non ha un’elevata propensione al rischio?
Le obbligazioni sono diventate fondamentalmente più attraenti. La fase di interessi crescenti non è però ancora conclusa. Per le obbligazioni si devono quindi mettere ancora in conto perdite di corso. E anche qui è importante il tasso d’interesse reale. Un’obbligazione della Confederazione a 10 anni dà un interesse dell’1,4 per cento circa: con un’inflazione al 2,9 per cento, non resta nulla, quand’anche l’inflazione dovesse abbassarsi decisamente nei prossimi anni.

Anche gli immobili sono considerati una difesa dall’inflazione. Sono un investimento interessante?
Anche con gli immobili si deve procedere selettivamente. Come componente di lungo termine in un portafoglio, sono interessanti come prima perché la domanda sul mercato immobiliare resta alta. A causa degli interessi in forte crescita, i prezzi degli immobili di reddito potrebbero però subire flessioni perché la disponibilità all’acquisto degli investitori potrebbe diminuire. Per questo negli ultimi mesi i fondi immobiliari hanno subito perdite di corso.