Chi non sopporta il papa

La pandemia ha acuito le polarizzazioni nel mondo cattolico
/ 20.12.2021
di Giorgio Bernardelli

Il 17 dicembre ha compiuto 85 anni, con la consueta pioggia di omaggi sulle televisioni e messaggi d’auguri dalle autorità di tutto il mondo. E – come consuetudine – anche in questo Natale rivolgerà il suo messaggio al mondo intero, dalla loggia della basilica di San Pietro. La festa con l’albero e il presepe (quest’anno andino) sulla grande piazza arriva però al termine di un 2021 non facile per papa Francesco. È stato infatti l’anno in cui, forse ancora più di tutti gli altri, si sono accentuate le polarizzazioni intorno alla sua figura.

Il pontefice resta uno dei leader globali più ascoltati del mondo di oggi. Nelle scorse settimane lo ha riconosciuto persino il premier indiano Narendra Modi – nazionalista indù, leader di un partito come il Bjp in patria apertamente ostile ai missionari cristiani – che a Roma per il G7 ha voluto comunque fare tappa in Vaticano, rivolgendo a Bergoglio persino l’invito a recarsi a Nuova Delhi. Calciatori come Zlatan Ibrahimovic o artisti del mondo dello spettacolo non rinunciano alla photo opportunity a Casa Santa Marta, accompagnandola sempre con qualche gesto solidale. Segno che nel mondo laico il pontefice è percepito come una sorta di sigillo di garanzia rispetto all’impegno per il prossimo. Del resto i poveri guardano ormai a lui come la loro unica speranza, come si è visto chiaramente durante la recente visita al campo profughi di Lesbo, uno dei luoghi più dimenticati dall’Europa, alle prese con la miseria e il Coronavirus. Papa Francesco vi è voluto tornare una seconda volta, dopo il primo viaggio compiuto nel 2016. Ma proprio da lì ha pronunciato uno dei suoi discorsi più amari. Un richiamo esplicito a un mondo che sul tema dei migranti non ha alcuna intenzione di ascoltare le sue parole, come mostrano drammaticamente le immagini giunte dal confine tra la Polonia e la Bielorussia che – dopo la prima ondata di emozione – sono sparite molto in fretta anche dai radar dell’informazione.

Per Francesco questo Natale chiude un anno difficile soprattutto sul fronte interno alla Chiesa cattolica. L’esperienza della pandemia ha acuito ancora di più le polarizzazioni nel mondo cattolico intorno alla sua figura. Al netto di clamorosi riposizionamenti come quello recentissimo di Antonio Socci, che sulle pagine di «Libero» ne ha appena tessuto l’elogio dopo averlo a lungo attaccato, il mondo tradizionalista è sempre più apertamente frondista nei confronti del papa. Non gli perdonano il suo ritornare con sempre più frequenza sulle grandi questioni sociali: dalle migrazioni al riscaldamento globale, dall’apertura all’idea del reddito minimo garantito al dialogo sulla pace e la fratellanza con l’imam di al Azhar. Lo accusano di «snaturare» la dottrina della Chiesa per inseguire il mondo. Ce l’hanno con lui addirittura perché durante le liturgie non si inginocchia (facendo finta di non vedere che il vero motivo sono i problemi fisici). L’ultima frontiera sono le critiche no-vax, semplicemente perché Bergoglio ricorda lo scandalo della mancata equa distribuzione dei vaccini anti-Covid sul pianeta.

Il fronte un po’ sguaiato dei tradizionalisti, che può peraltro contare su autorevoli sponde all’interno dell’episcopato statunitense, non è però l’unico a mostrare freddezza nei confronti del pontefice regnante. Speculare c’è anche l’insoddisfazione di una parte del campo progressista, che lo accusa di non aver portato a compimento le riforme nella struttura del cattolicesimo tanto auspicate. Si tratta di una critica un po’ più intellettuale, ma non meno radicale. Per esempio c’è parecchia freddezza tra le donne teologhe che avevano riposto speranze in Bergoglio ma in ormai otto anni non hanno visto cambiamenti su temi come l’accesso ai ministeri ordinati. Sullo stesso tema del rapporto tra la Chiesa cattolica e il mondo Lgbt papa Francesco personalmente ha compiuto gesti importanti, ma lo ha fatto il più delle volte in forma privata senza indicare espressamente una vera e propria linea. Ci sono poi i grandi scandali venuti alla luce negli ultimi mesi, come le proporzioni spaventose del problema della pedofilia nella Chiesa francese fatte emergere dal rapporto commissionato a un osservatorio esterno o la complicità delle istituzioni scolastiche cattoliche in Canada riguardo agli abusi sulle popolazioni indigene. Esiti di indagini relative al passato su vicende nelle quali papa Francesco non ha evidentemente responsabilità dirette; ma sono notizie che offuscano ulteriormente l’immagine generale della Chiesa cattolica e che nessuna immagine di un papa superstar può riuscire a bilanciare.

Nonostante tutto questo, Francesco va avanti per la sua strada, rimarcando i capisaldi del suo magistero: il primato dei poveri, la misericordia come cuore del messaggio evangelico, la fraternità come stile nelle relazioni con chi cattolico non è. L’11 febbraio 2013 aveva 85 anni Benedetto XVI quando stupì il mondo con le sue clamorose dimissioni. Non sembra esserci all’orizzonte nulla di tutto questo con papa Francesco: l’intervento chirurgico dello scorso mese di luglio sembra essere stato superato in maniera accettabile. Il pontefice ha mostrato di essere ancora in grado di viaggiare e ha avviato la preparazione di un Sinodo che si terrà nel 2023 ed è fortemente segnato dalla sua impronta.

Di certo, però, il pontificato è entrato in una fase in cui è difficile attendersi grandi cambi di rotta. E – neanche troppo sotto traccia – è cominciata nella Chiesa la riflessione sul dopo Bergoglio. All’orizzonte, probabilmente, c’è anche un Concistoro per la nomina di nuovi cardinali: la composizione del collegio scenderà il 7 gennaio sotto i 120 elettori previsti dalle norme per la scelta di un nuovo pontefice. C’è dunque da attendersi che papa Francesco tenga nel 2022 la sua ottava distribuzione di porpore. Un passaggio che sarà scrutato con particolare attenzione per aggiornare la lista dei possibili successori.