Quando Mia Amor Mottley pensa alla lotta al cambiamento climatico, pensa in grande: giustizia climatica nientepopodimeno. Secondo la leader di Barbados ci vuole una rivoluzione del sistema finanziario che permetta ai Paesi del sud di difendersi dalle scelte energetiche e industriali dei Paesi dell’emisfero nord del mondo, di cui pagano le spese con eventi sempre più drammatici. Non basta piantare un milione di alberi nel suo Paese, come pure ha deciso di fare, per proteggere l’ambiente. Chi inquina, visto che non dimostra di avere la volontà di smettere, deve pagare a livello mondiale. E così la cinquantasettenne avvocata Mottley – che ha studiato alla London School of Economics e che sa come accaparrarsi i riflettori internazionali grazie alle doti da oratrice e ai discorsi appassionati in cui trovano spazio citazioni di Nelson Mandela e Bob Marley – è passata a fare richieste ambiziose, puntando l’indice contro i leader dei grandi Paesi, dall’americano Joe Biden al francese Emmanuel Macron, per il loro immobilismo, e ad avanzare proposte concrete di strumenti finanziari per agire in modo collettivo contro il cambiamento climatico e le sue conseguenze.
Carismatica, preparatissima e con le idee chiare, Mottley sta diventando rapidamente un’icona e i suoi discorsi oggetto di culto tra i nostalgici della retorica alla Barak Obama, fattiva e speranzosa. Una magia che si è ripetuta in Scozia, a Sharm El-Sheikh, all’assemblea dell’Onu, praticamente ogni volta che si avvicina a un microfono con i suoi vestiti spesso sgargianti. Inserita tra le cento persone più influenti del mondo secondo «Time» e tra le venticinque donne dell’anno secondo il «Financial Times», è stata eletta per la prima volta nel 2018 e riconfermata con una vittoria travolgente alle elezioni anticipate indette nel 2022. Il suo partito laburista ha ottenuto 30 seggi su 30, un risultato senza precedenti, e Mottley ha voluto una legge per permettere all’opposizione di avere voce in capitolo sulle nomine al Senato, anche in assenza di seggi. In realtà lei è stata eletta per la prima volta a 28 e sono quindi 30 anni che lavora per rafforzare il suo piccolo, fragile Paese, con appena 286mila abitanti. Fragile sul piano interno, con una democrazia volatile, emigrazione e povertà, e sul piano internazionale, dove è stato a lungo condannato all’irrilevanza dai problemi tipici di molti Paesi post-coloniali, assorbito nell’orbita del Commonwealth e dall’influenza della Corona inglese.
Ora Barbados è una Repubblica, ha voltato le spalle alla Monarchia con un referendum nel novembre del 2021, quando Elisabetta II era ancora in vita, facendo della presidente Sandra Mason la prima capa di Stato della storia del Paese caraibico, indipendente dal 1966. «Abbiamo il potere di scegliere e dobbiamo scegliere di agire» è il grido di battaglia di Mottley pronunciato alla conferenza sul clima di Sharm El-Sheikh. «Crediamo che le compagnie del petrolio, del gas e coloro che le agevolano debbano essere coinvolte attraverso una convocazione speciale da adesso alla Cop28. Come possono le società che fanno 200 miliardi di utili negli ultimi tre mesi non aspettarsi di dover contribuire almeno con dieci cents per ogni dollaro di profitto nel fondo per le perdite e i danni? Questo è quello che la nostra gente si aspetta». Il Paese caraibico ha un debito pesante e insostenibile, uscito dal percorso di riduzione avviato per via dei costi della pandemia, che l’ha portato dal 120% al 150%. E secondo gli esperti il 50% di questo debito è legato alla gestione dei frequentissimi disastri naturali. Mottley è molto determinata anche sul fronte della migrazione e del trattamento dei migranti. «Abbiamo trovato un modo di liberalizzare il movimento dei capitali ma non abbiamo ancora trovato un modo per portare un po’ di decenza nel movimento delle persone», ha spiegato al «Financial Times».
Le sue proposte per Barbados sono un mix di formule della sinistra con una forte componente tecnica legata a una eccellente conoscenza degli strumenti finanziari che possono aiutare il Paese. La crescita deve essere promossa senza ricorrere alle concessioni o ai sussidi fiscali, il debito pubblico deve essere ristrutturato per creare spazio fiscale e bisogna puntare a generare avanzi fiscali. Mottley ha aumentato gli stipendi pubblici del 5% ma ha anche accresciuto la pressione fiscale. La premier di Barbados vuole creare un fondo sovrano e distribuire delle quote a tutti i cittadini, costruire 10mila nuove case in 5 anni, mettere pannelli solari per permettere alla gente di vendere energia e guadagnare, infine riformare le imprese a partecipazione statale. Ha abbassato da 21 a 18 anni l’età di chi punta a farsi eleggere e ha una grande attenzione alle riforme costituzionali in grado di rafforzare la democrazia del Paese. Ha detto di non volersi ricandidare e qualcuno già la vede come prossima segretaria generale dell’Onu, prima donna, star globale pronta a occupare un posto di leadership strategica e morale, leader in un Paese con una presidente donna e Rihanna come eroina nazionale, pop e tecnocrate, potentissima.