C’è voglia di Expo

Tra sette anni si dovrebbe tenere la prossima esposizione nazionale. Ma quale? Quattro progetti si contendono i milioni della Confederazione
/ 23.11.2020
di Luca Beti

Sono immagini indimenticabili quelle che ci ha regalato l’Expo02: il monolito sul lago di Morat, la nuvola artificiale a Yverdon-les-Bains, le torri di Bienne o il palazzo dell’equilibrio di Neuchâtel. Sono trascorsi quasi due decenni, eppure le strutture futuristiche dell’ultima esposizione nazionale, quella che si è tenuta su quattro arteplages nella regione dei laghi di Neuchâtel, Morat e Bienne, sono ancora lì a ricordarci un evento che ha segnato una generazione. Se vogliamo regalarne una anche alla prossima, di generazione, allora è tempo di organizzare un’altra expo, la settima. «Ogni 25 anni circa la Svizzera si presenta attraverso una grande esposizione nazionale con l’obiettivo di presentare la vita culturale, politica ed economica del Paese», si legge sul sito del Dipartimento federale degli affari esteri. A rigor di logica, la prossima dovrebbe quindi tenersi nel 2027. Ma quale? Al momento, in lizza ci sono quattro idee. «Svizra27» è un progetto promosso da politici e associazioni economiche della Svizzera nordoccidentale. «X27» vuole presentare una visione futurista sull’aeroporto di Dübendorf, a Zurigo. «Nexpo» è un’iniziativa lanciata dalle dieci maggiori città elvetiche (vedi «Azione» del 26 ottobre). Il loro intento è presentare la convivenza nel 21° secolo. E infine c’è «Muntagna», evento pluriennale incentrato sulla vita nella regione alpina. Per strada sono rimasti il progetto «Gottardo 2020», abbandonato dai cantoni Uri, Grigioni, Ticino e Vallese per ragioni di costi e tempi, ed «Expedition27», idea bocciata alle urne dai votanti di San Gallo, Turgovia e Appenzello Esterno nel 2016. Due sogni falliti di fronte alle difficoltà con cui, da sempre, è confrontata l’organizzazione di un’esposizione nazionale. La Landi 39 venne rimandata tre volte, quella del 1914 a Berna dovette fare i conti con il fossato tra le regioni linguistiche del Paese, allargato dalle tensioni che precedettero lo scoppio della Prima guerra mondiale. Expo02 era sull’orlo del fallimento nel 1999, salvata dal generoso sostegno di 900 milioni di franchi della Confederazione. Il resto è una storia di successo. Da maggio ad ottobre, Expo02 venne visitata da oltre 10,3 milioni di persone, rimaste ammaliate da quella combinazione tra paesaggio naturale e strutture architettoniche futuristiche, dal villaggio di tepee e da un giro in un gigantesco carrello della spesa.

E ora, quattro comitati organizzativi vogliono di nuovo lanciarsi nell’impresa. Una sorta di gara ad ostacoli che si augurano di poter affrontare a braccetto con la Confederazione, chiamata ancora una volta a sostenere quella che viene considerata «un’istantanea dell’epoca». Per ora, il Consiglio federale non promette nulla. Con una crisi che sta svuotando le casse dello Stato, questo non è di certo il momento migliore per dispensare centinaia di milioni di franchi. In linea di principio e alla luce dell’esperienza con Expo02, il governo ha stabilito che è disposto a sostenere un’eventuale esposizione nazionale con una quota non superiore al 50 per cento dei costi complessivi, costi che non potranno superare il miliardo di franchi.

Sarà il ministro dell’economia e responsabile del dossier Guy Parmelin, insieme agli altri membri dell’esecutivo, a scegliere nei prossimi due anni a quale progetto destinare i sussidi federali. È stato così anche in passato. Nel 1995, il Consiglio federale dovette scegliere tra la proposta ginevrina «Swiss Epo», l’idea ticinese «La Svizzera e le nuove frontiere», promossa tra gli altri da Mario Botta, e il progetto ispirato al motto «Il tempo o la Svizzera in movimento», che la spuntò sugli altri e diede vita a Expo02. Questa volta le candidature dovrebbero essere quattro: «Muntagna», «Svizra27», «X27» e «Nexpo».

«Muntagna» è l’ultimo progetto in ordine di tempo. È stato presentato all’inizio di ottobre sul passo dell’Oberalp. Il suo slogan è «Ripensare le Alpi». Sarebbe la prima esposizione nazionale pluriennale organizzata sull’arco alpino a cui partecipano i cantoni Ticino, Grigioni, Vallese, Uri e Berna e che coinvolge le quattro regioni linguistiche del Paese. Expo-Alpi 2027 vuole creare un momento di incontro tra generazioni, culture e lingue diverse e fare da volano per l’economia delle regioni di montagna che non vanno più viste soltanto come luogo di svago e vacanza, bensì come spazio per vivere e lavorare.

L’idea «Nexpo – la nuova Expo» è sostenuta dalle dieci maggiori città svizzere. Tramite una piattaforma online, i promotori intendono coinvolgere la popolazione nella progettazione della prossima expo, prevista nel 2028. Con un sondaggio d’opinione, l’associazione vuole inoltre far riflettere su ciò che caratterizza la Svizzera o sui valori che tengono unita la nazione. Dall’inchiesta dovrebbe risultare una specie di cartina tornasole delle idee, dei desideri e dei sogni della popolazione elvetica. «Nexpo» sarà un’esposizione decentralizzata, non legata a una regione specifica e porrà l’accento sulla convivenza nell’era della globalizzazione, sulla digitalizzazione, sul cambiamento climatico e sulla migrazione.

«Svizra27» ricalca, invece, il modello della classica esposizione nazionale, un evento per fare incontrare fisicamente la popolazione. Il progetto è sostenuto dai cantoni Argovia, Basilea-Campagna, Basilea-Città, Giura, Soletta e dalle tre associazioni padronali nazionali economiesuisse, Unione svizzera degli imprenditori e Unione svizzera delle arti e dei mestieri. «Svizra27» è prevista nella Svizzera nordoccidentale e ruoterà attorno al tema lavoro, inteso come cardine e fulcro dell’esistenza, visto che «se in futuro il lavoro cambia a causa dei processi di trasformazione, ciò ha un impatto sulla vita e sulla convivenza». Quest’estate è stato lanciato un concorso di idee. La giuria, di cui fa parte l’ex consigliera federale Doris Leuthard, sceglierà il progetto migliore nell’autunno 2021. L’associazione promotrice prevede costi globali di circa un miliardo di franchi. La metà dovrebbe essere assunta dalla Confederazione, il 25 per cento dalle associazioni economiche e l’importo restante dai cinque cantoni coinvolti e coperto dalla vendita dei biglietti.

L’ultimo progetto «X27» vuole addirittura plasmare il futuro della Svizzera. Il suo motto è «Reclaim the future – Dammi forma. Io sono il tuo futuro. Io ti appartengo». Ma quale futuro? Sarà la popolazione a deciderlo e a costruirlo. È questo uno degli intenti dei promotori della manifestazione che si dovrebbe svolgere sull’aeroporto di Dübendorf, nel canton Zurigo. L’esposizione nazionale sarà il momento culminante di un processo già cominciato e volto a promuovere i cosiddetti progetti ponte, ossia soluzioni concrete per le esigenze del futuro della Svizzera. Alcune idee sono già state lanciate e spaziano dalla gestione dell’intelligenza artificiale allo sviluppo di prodotti o tessili sostenibili fino a nuovi concetti d’apprendimento a scuola. «X27» vuole essere un palcoscenico per presentare queste iniziative innovative all’opinione pubblica.

Quattro progetti, quattro idee diverse da regalare tra sette anni alla prossima generazione. Con un po’ di fortuna, ci saremo anche noi, con la memoria che magari andrà a ripescare i ricordi dell’Expo02, per esempio quelli di una notte insonne in un villaggio di tepee sulle rive del lago di Neuchâtel.